LII
Di quello
che seguì della morte del re Andreas.
Della detta
scellerata e crudele morte del giovane re Andreas fu molto parlato e biasimato per
tutti i Cristiani che·ll'udirono. E venuta la novella in corte, molto se ne
turbò il papa e 'l collegio di cardinali, dogliendosi il papa in piuvico
consistoro ch'ellino erano cagione della sua morte per avere tanto indugiato la
sua coronazione; e scomunicò e privò d'ogni benificio ispirituale e temporale
chiunque avesse operato, o dato consiglio o aiuto o favore alla morte del detto
re. E commisse nel conte d'Andri, detto conte Novello di quelli del Balzo,
ch'andasse nel Regno, e facesse giustizia e vendetta di chiunque di ciò fosse
colpevole, in persona e in beni, così a' clesiastici come a secolari; non
risparmiando per nulla dignità. E·llui andato a Napoli; ma prima per
l'Università di Napoli a romore di popolo e a baratta la terra, fu preso meser Ramondo
di Cattana, ch'andava per Napoli comandando per parte della reina e somovendo
come traditore fu preso, e di presente anche fu preso il figliuolo detto meser
Pace stato ciamberlano del re Andreas: e disaminato chi ebbe colpa del micidio,
e confessatolo, messogli l'amo nella lingua, perché non potesse parlare, menato
in carro, levandogli le vive carni da dosso fu impeso e fatto morire; e poi il
conte Novello fece inquisizione, e più baroni, e altri fece mettere in
prigione, e due femine, la maestressa della reina e dama Ciancia Capana, che
sentiro il tradimento; i quali traditori e·lle dette donne la reina difendea a
suo podere, di non lasciarne fare giustizia. Ma poi, a dì II d'agosto vegnente
MCCCXLVI, il detto conte Novello fece morire il conte di Tralizzi, che·ffu di
quelli del Bolardo francesco, e il conte d'Eboli grande siniscalco, quelli si
dicea giacea colla reina; e mandandoli in su due carri, e dalle genti furono
lapidati, e poi arsi. E poi, a dì VII d'agosto per simile modo fece giustiziare
mesere Ramondo di Cattana e notaio Nicola di Mirazzano, riserbandone altri a
giustiziare.
Per la morte
del detto re Andreas si scompigliò tutto il regno di Puglia; chi tenea colla
reina, ch'avea la signoria del castello di Napoli e 'l tesoro del re Ruberto, ciò
era meser Luigi fratello del prenze di Taranto, soldando gente d'arme per la
reina, e per forza volea entrare in Napoli con D; ma il fratello e 'l duca di
Durazzo e gli altri baroni e il popolo di Napoli il contradiarono. E così chi
tenea colla reina e con meser Luigi di Taranto, e chi col prenze di Taranto,
e·cchi col duca di Durazzo; ciascuno soldò gente d'arme assai a cavallo per sua
guardia, e per paura del re d'Ungheria fratello del re Andreas, ch'era venuto a
Giadra inn-Ischiavonia, come inanzi faremo menzione, e minacciava colle sue
forze di passare nel Regno per essere re, e fare vendetta di quelli reali e
della reina, che·ssi dicea ch'avieno fatto morire il fratello. Per la qual cosa
tutto il regno stava isciolto e scomunato e in tremore, rubandosi i cammini
sanza niuno ordine di giustizia; e' detti reali male inn-accordo insieme, o da
dovero, o per disimulazione insieme per coprire tra·lloro il peccato. E se il
re d'Ungheria fosse passato, non avea ritegno, sì era scommosso il paese;
ma·lla briga ch'avea co' Viniziani, ch'erano a oste a Giadra, e 'l caro della
vittuaglia al grande esercito, ch'avea di sua gente, e ancora non aparecchiato
navile, gli sturbò la venuta allora; e·lla reina in questo stante avea fatto un
fanciullo maschio dì XXVI di dicembre MCCCXLVI, e puosegli nome a battesimo
Carlo Martello per l'avolo; ma per li più si disse ch'era figliuolo d'Andreas,
e di certi segni il simigliava; e·cchi dicea di no, per la mala fama della
reina. Lasceremo alquanto di questa matera, ch'a tempo e·lluogo vi ci converrà
tornare, e diremo di nostri fatti di Firenze e d'altre novitadi.
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