LIII
Come in
Firenze si fece nuova moneta d'argento.
Nel detto anno
MCCCXLV, avendo in Firenze grande difetto, e nulla moneta d'argento, se non la
moneta da quattro, che tutte le monete d'argento si fondieno e portavansi
oltremare; e valea la lega d'once XI e mezzo di fine più di libre XII
a·ffiorini la libra, ond'era grande isconcio a' lanaiuoli e a più altri
artefici, temendo non calasse troppo il fiorino a moneta; sì·ssi ordinò il
divieto che niuno traesse della città e contado ariento sotto certa gran pena;
e ordinossi e fecesi nuova moneta d'argento di soldi IIII di piccioli l'uno, o
XII quattrini, di lega di buono argento d'once XI e mezzo di fine per libra; e
i soldi XI e danari X de' detti grossi pesavano una libra, e soldi XI danari
VIII ne rendea la zecca, e grossi due rimanea per l'overaggio al Comune. E trassesi
di zecca di prima a dì XII d'ottobre del detto anno, e fu molto bella moneta
colla 'mpronta del giglio e di santo Giovanni, e chiamavansi i nuovi guelfi; ed
ebbe grande corso in Firenze e per tutta Toscana, e per lo caro dell'argento
tornò il fiorino a valuta di libre III e soldi II di piccioli, e meno. Prima ci
erano guelfi XV e mezzo per fiorino d'oro. Ma in quelli dì certi mali fattori
cittadini, alquanti di casa i Bardi, e Rubecchio del Piovano, fatti venire da
Siena certi maestri falsari di monete, e nell'alpe di Castro avieno ordinato di
falsare la detta moneta nuova e quattrini. Furonne presi due e arsi, e
confessaron per loro che, detti tre de' Bardi la facieno loro fare, citati e
non compariti, furono condannati al fuoco come falsari. Lasceremo alquanto de'
fatti di Firenze, ch'assai ne' detti tempi era in tranquillo e buono stato e
sanza guerra, con tutto fosse inn-assai bollore e tribulazioni per le compagnie
e singulari persone cittadini falliti, come inanzi faremo menzione, e torneremo
a dire d'altre novità delli strani che furono in questi tempi.
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