LV
Del
fallimento della grande e possente compagnia de' Bardi.
Nel detto
anno, del mese di gennaio, fallirono quelli della compagnia de' Bardi, i quali
erano stati i maggiori mercatanti d'Italia. E·lla cagione fu ch'ellino avieno
messo, come feciono i Peruzzi, il loro e l'altrui nel re Aduardo d'Inghilterra
e in quello di Cicilia; che·ssi trovarono i Bardi dal re d'Inghilterra dovere
avere, tra di capitale e di riguardi e doni impromessi per lui, DCCCCm di
fiorini d'oro, e per la sua guerra col re di Francia no·lli potea pagare; e da
quello di Cicilia da Cm di fiorini d'oro. E' Peruzzi da quello d'Inghilterra da
DCm di fiorini d'oro e da quello di Cicilia da Cm fiorini d'oro, e debito da
CCCm di fiorini d'oro; onde convenne che fallissono a' cittadini e forestieri,
a cui dovieno dare più di DLm di fiorini d'oro, solo i Bardi. Onde molte altre
compagnie minori, e singulari, ch'avieno il loro ne' Bardi e·nne' Peruzzi e
negli altri falliti, ne rimasono diserti, e tali per questa cagione ne
fallirono. Per lo quale fallimento di Bardi, e Peruzzi, Acciaiuoli, Bonaccorsi,
di Cocchi, d'Antellesi, Corsini, que' da Uzzano, Perondoli, e più altre piccole
compagnie e singulari artefici che falliro in questi tempi e prima, per
gl'incarichi del Comune e per le disordinate prestanze fatte a' signori, onde
adietro è fatta menzione, ma però non di tutti, che troppo sono a contare, fu
alla nostra città di Firenze maggiore rovina e sconfitta, che nulla che mai
avesse il nostro Comune, se considerrai, lettore, il dannaggio di tanta perdita
di tesoro e pecunia perduta per li nostri cittadini, e messa per avarizia ne'
signori. O maladetta e bramosa lupa, piena del vizio dell'avarizia regnante ne'
nostri ciechi e matti cittadini fiorentini, che per cuvidigia di guadagnare da'
signori mettere il loro e·ll'altrui pecunia i·lloro potenza e signoria, a
perdere, e disolare di potenza la nostra republica! che non rimase quasi
sustanzia di pecunia ne' nostri cittadini, se non inn alquanti artefici o
prestatori, i quali colla loro usura consumano e raunano a·lloro la sparta
povertà di nostri cittadini e distrettuali. Ma non sanza cagioni vengono a'
Comuni e a' cittadini gli occulti giudici di Dio per pulire i peccati commessi,
siccome Cristo di sua bocca vangelizzando disse: “In peccata vestra moriemini
etc.”. I Bardi renderono per patto i·lloro possessioni a' loro creditori soldi
VIIII danari III per libra, che non tornarono a giusto mercato soldi VI per
libra. E' Peruzzi patteggiarono a soldi IIII per libra in posessioni, e soldi
XVI per libra nelle dette di sopradetti signori; e se riavessono quello deono
avere dal re d'Inghilterra e da quello di Cicilia, o parte, rimarrebbono
signori di gran potenzia di ricchezza; e' miseri creditori diserti e poveri,
perché fallì credenze e·lle malvagie aguaglianze delli ordini e riformagioni
del nostro corrotto reggimento del Comune, che chi ha podere più ha a suo senno
i dicreti del Comune. E questo basti, e forse ch'è troppo avere detto sopra
questa vergognosa matera; ma non si dee tacere il vero per chi ha a·ffare
memoria delle cose notabili ch'ocorrono, per dare asempro a quelli che sono a
venire di migliore guardia. Con tutto noi ci scusiamo, che in parte per lo
detto caso tocchi a·nnoi autore, onde ci grava e pesa; ma tutto aviene per la
fallabile fortuna delle cose temporali di questo misero mondo.
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