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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro tredecimo
      • LXVII               D'una grande e sventurata sconfitta ch'ebbe il re Filippo di Francia con sua gente dal re Adoardo il terzo re d'Inghilterra a Crescì in Piccardia.
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LXVII

 

           

D'una grande e sventurata sconfitta ch'ebbe il re Filippo di Francia con sua gente dal re Adoardo il terzo re d'Inghilterra a Crescì in Piccardia.

           

Lo re Filippo di Valos re di Francia, il quale con suo esercito seguia il re Aduardo d'Inghilterra e sua gente, sentendo come s'era acampato presso di Crescì e aspettava la battaglia, si andò in verso lui francamente credendolo avere sopreso, come straccato e vinto per lo disagio e fame soferta in cammino. E sentendosi di tre tanti di buona gente d'arme a cavallo, però che 'l re di Francia avea bene da XIIm cavalieri, e sergenti a piè quasi innumerabili, ove il re d'Inghilterra non avea IIIIm cavalieri, e da XXXm arcieri inghilesi e gualesi, e alquanti con acce gualesi e lance corte; e venuto presso al campo dell'Inghilesi quanto un corso di cavallo potesse trarre, uno sabato dopo nona, a XXVI d'agosto, anni MCCCXLVI, il re di Francia fece fare alla sua gente III schierelloro guisa, dette battaglie; nella prima avea bene VIm balestrieri genovesi e altri italiani, la quale guidava meser Carlo Grimaldi e Anton Doria, e co' detti balestrieri era il re Giovanni di Buem, e meser Carlo suo figliuolo eletto re de' Romani, con più altri baroni e cavalieri in quantità di IIImccavallo. L'altra battaglia guidava Carlo conte di Lanzone fratello del re di Francia con più conti e baroni in quantità di IIIIm cavalieri e sergenti a piè assai. La terza battaglia guidava il re di Francia, in sua compagnia gli altri re nomati e conti e baroni, con tutto il rimanente del suo esercito, ch'erano innumerabile genteccavallo e a piè. Inanzi che·lla battaglia si cominciasse, aparvono sopra le dette osti due grandi corbi gridando e gracchiando; e poi piovve una piccola acqua; e ristata, si cominciò la battaglia. La prima schiera co' balestrieri genovesi si strinsono al carrino del re d'Inghilterra e cominciaro a saettare co·lloro verrettoni; ma furono ben tosto rimbeccati, che 'n su carri e sotto i carri alla coverta di sargane e di drappi che·lli guarentieno da' quadrelli, e nelle battaglie del re d'Inghilterra, ch'erano dentro al carrino nelle battaglie ordinate e schiere di cavalieri, avea XXXm arcieri, come detto è, tra Inghilesi e Gualesi, che quando i Genovesi saettavano uno quadrello di balestro, quelli saettavano III saette co·lloro archi, che parea inn aria uno nuvolo, e non cadieno invano sanza fedire genti e cavalli, sanza i colpi delle bombarde, che facienogrande timolto e romore, che parea che Iddio tonasse, con grande uccisione di gente e sfondamento di cavalli. Ma quello che peggio fece all'oste de' Franceschi sì fu, che essendo il luogo stretto da combattere quant'era l'aperta del carrino del re d'Inghilterra, e percotendo e pignendo la seconda battaglia del conte di Lanzone, strinsono sì i balestrieri genovesi a' carri, che non si potieno reggeresaettare co' loro balestri, essendo al continuo al di sopra da quelli ch'erano in sulle carrette fediti di saette degli arcieri e dalle bombarde, onde molti ne furono fediti e morti. Per la qual cagione i detti balestrieri non potendo sostenere, essendo affoltati e ristretti al carrino da' loro cavalieri medesimi per modo che si misono in volta, i cavalieri franceschilloro sergenti veggendoli fuggire, credettono gli avessono traditi; ellino medesimi gli uccidieno, che pochi ne scamparo. Veggendo Aduardo quarto figliuolo del re d'Inghilterra prenze di Gales che guidava la prima battaglia de' suoi cavalieri, ch'erano da M, e da VIm arcieri gualesi, mettere in volta la prima schiera di balestrieri del re di Francia, montaronoccavallo e uscirono del carrino, e assalirono la cavalleria del re di Francia, ov'era il re di Buem e 'l figliuolo colla prima schiera, e il conte di Lanzone fratello del re di Francia, il conte di Fiandra, il conte di Brois, il conte d'Iricorte, messer Gianni d'Analdo e più altri conti e gran signori. Quivi fu la battaglia aspra e dura, però che apresso lui il seguì la seconda battaglia del re d'Inghilterra, la quale guidava il conte di Rondello, e al tutto misono in volta la prima e seconda battaglia di Franceschi, e massimamente per la fuggita de' Genovesi. E in quello stormo rimasero morti il re di Buem e 'l conte di Lanzone, con più conti e baroni e cavalieri e sergenti molti. E·llo re di Francia veggendo volgere la sua gente, colla sua terza battaglia e con tutto il rimanente di sua gente percosse alle schiere dell'Inghilesi, e di sua persona fece maraviglie in arme, tanto fece ritrarre gl'Inghilesi al carrino; e sarebbono stati rotti, se non fosse il ritegno del re Aduardo colla sua terza battaglia, ch'uscì fuori del carrino per un'altra aperta che fece fare al suo carreggio per uscire adosso a' nimici al di dietro, e per essere al socorso di suoi, francamente asalendo i nimici, feggendo per costa, e co' suoi Gualesi e Inghilesi a piè coll'arcora e lance gualesi, e solo intendeano a sventrare i cavalli. Ma quello che più confuse i Franceschi fu che per la moltitudine della loro gente, ch'era tanta a·ccavallo e a piè, e non intendieno se non a pignere e a urtare co·lloro cavalli, credendo rompere gl'Inghilesi, ch'ellino medesimi s'afollarono l'uno sopra l'altro al modo che divenne loro a Coltrai co' Fiaminghi, e spezialmente gl'impediro i Genovesi morti, che·nn'era coperta la terra della prima rotta battaglia, e' cavalli afollati morti e caduti, che tutto il campo n'era coperto, e fediti delle bombarde e saette, che non v'ebbe cavallo di Franceschi, che non fosse fedito, e innumerabili morti. La dolorosa battaglia durò da anzi vespro a due ore infra·lla notte. Alla fine non potendo più durare i Franceschi si misero in fugga, e il re di Francia si fuggì la notte ad Amiensa fedito, coll'arcivescovo di Rens, e col vescovo d'Amiensa, e col conte d'Alzurro, e col figliuolo del cancelliere di Francia con da LX a cavallo sotto il pennone del Dalfino di Vienna; però che tutte le sue bandiere e insegne reali erano rimase al campo abattute. E fuggendo le brigate la notteccavallo e a piè, da' paesani di loro parte medesima erano rubati e morti; e per questo modo ne perirono assai sanz'altra caccia. La domenica mattina seguente, essendo della gente del re di Francia fuggiti la notte, e ridottisi ivi presso ov'era stata la battaglia in su uno poggetto presso al bosco in quantità di VIIIm a cavallo e a piè, intra gli altri v'era meser Carlo eletto imperadore scampato della prima rotta, e ivi afrontatisi, non sapiendo ove fuggire, il re d'Inghilterra vi mandò il conte di Vervich e quello di Norentona con gente a cavallo e a piè assai, e assalendo quelli, come gente sconfitta, poco ressono, e fuggendo, molti ne furono presi e morti, e 'l detto meser Carlo con tre fedite si fuggì alla badia da Riscampo, ov'erano i cardinali. E·lla domenica mattina medesima giunse il duca dello Renno nipote del re di Francia in sul campo, che venia suo aiuto con IIIm cavalieri e IIIIm pedoni di suo paese, essendo ignorante della battaglia e sconfitta della notte, chi·ss'avesse vinto; veggendo quella gente de·rre di Francia che detto avemo, che per paura tenieno schierati al poggetto, si diè e percosse tra l'Inghilesi; ma tosto fu rotto, e rimasevi morto con da C de' suoi cavalieri, ma·lla maggiore parte di quelli da piè rimasero morti, e·lli altri si fuggirono. Nella detta dolorosa e sventurata battaglia per lo re di Francia si disse per li più che scrissono che vi furono presenti, quasi inn-accordo, che bene XXm uomini tra piè e a·ccavallo vi rimasono morti, e cavalli innumerabile quantità, e più di MDC tra conti e baroni e banderesi e cavalieri di paraggio, sanza gli scudiericcavallo, che furono più di IIIIm, e presi altrettanti, e tutti i fuggiti fediti quasi di saette. Intra gli altri notabili signori vi rimasero morti il re Giovanni di Buem con V conti d'Alamagna ch'erano in sua compagnia, e quello di Maiolica, il conte di Lanzone fratello del re di Francia, il conte di Fiandra, il conte di Brois, il duca dello Renno, il conte di Sansurro, il conte d'Allicorte, il conte d'Albamala e 'l figliuolo, il conte di Salemmi d'Alamagna ch'era col re di Buem, messer Carlo Grimaldi e Anton Doria di Genova, e molti altri signori, che non si sa per noi i nomi di tutti. Il re Aduardo rimase in sul campo due , e fecevi cantare solennemente la messa del santo Spirito, ringraziando Iddio della sua vittoria, e quella di morti, e consagrare il luogo, e dare sepoltura a' morti, così a' nimici come agli amici, e' fediti trarre tra' morti e farli medicare, la minuta gente e fece dar loro danari, e mandolli via. I signori morti ritrovati fece più nobilmente sopellire ivi presso a una badia, e tra gli altri molto grande onore ed esequio fece al re di Buem, siccome a corpo di re, e per suo amore piagnendosi di sua morte elli con più suoi baroni si vestìnnero, e rimandò il suo corpo molto onorevolmente a mesere Carlo suo figliuolo ch'era alla badia da Riscampo, e di lo ne portò il figliuolo a Luzimborgo. E·cciò fatto, il detto re Aduardo colla sua bene aventurosa vittoria, che poca di sua gente vi morì a comparazione di Franceschi, si partì da Crescì il terzo , e andonne a Mosteruolo. O santus santus santus dominus deus Sabaot, cioè i·llatino, santo di santi, nostro signore, Iddio dell'oste; quant'è la potenza tua in cielo e in terra, e spezialmente nelle battaglie! Che talora e bene sovente fa che·lle meno genti e potenza vincono gli grandi eserciti, per mostrare la sua potenzia, e abattere le superbie e orgogli, e pulire le peccata de' re e de' signori e de' popoli. E in questa sconfitta bene si mostrò la sua potenzia, che' Franceschi erano tre cotanti che·ll'Inghilesi. Ma non fu sanza giusta cagione, e non avenne questo pericolo al re di Francia, che intra gli altri peccati, lasciamo stare il torto fatto al re d'Inghilterra e altri suoi baroni d'occupare il loro retaggio e signorie, ma più di X anni dinanzi a papa Giovanni giurato e presa la croce, promettendo infra due anni andare oltremare a raquistare la Terrasanta, e prese le decime e susidii di tutto suo reame, faccendone guerra contro i signori cristiani ingiustamente; per la cui cagione moriro e furono schiavi di Saracini d'oltramare Ermini e altri Cm Cristiani, che per la sua speranza avieno cominciata guerra a' Saracini di Soria: e questo basti a tanto.

 




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