LXXII
Di certi
ordini si feciono in Firenze, che niuno forestiere non potesse avere ufici di Comune,
e come si compié il ponte a Santa Trinita.
Nel detto
anno, a dì XVIIII d'ottobre, si fece ordine e dicreto in Firenze che nullo
forestiere fatto cittadino, il quale il padre e·ll'avolo ed elli non fossono
nati in Firenze o nel contado, non potesse essere uficiale o avere alcuno
uficio, nonistante che fosse eletto o insaccato, sotto certa grande pena. E
questo si fece per molti artefici minuti veniticci delle terre d'intorno, sotto
titolo di reggenti delle XXI capitudini dell'arti; erano insaccati priori e
altri assai ufici. Ed era il loro un gran fastidio, che con maggiore audacia e
prosunzione usavano il loro maestrato e signoria, che non facieno gli antichi
originali cittadini. Ben fu questa motiva opera di capitani di parte guelfa e di
loro consiglio, che parea loro vi si mischiassono di Ghibellini, e per
afiebolire il reggimento delle XXI capitudini dell'arti che reggevano la città;
e fu quasi uno cominciamento di rivolgimento di stato per le sequele che ne
seguirono apresso, come inanzi ne faremo menzione. Nel detto anno, a dì IIII
d'ottobre, si serrò l'arco di mezzo del ponte da Santa Trinita con III pile e
archi; molto bene fondato e ricco lavorio, e costò da XXm fiorini d'oro, e
fecevisi in su una pila una bella cappella di San Michele Agnolo.
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