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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro tredecimo
      • LXXXIII               Di certe novità e ordini che·ssi feciono in Firenze per lo caro ch'era, e mortalità.
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LXXXIII

 

           

Di certe novità e ordini che·ssi feciono in Firenze per lo caro ch'era, e mortalità.

           

Essendo in Firenze e d'intorno il caro grande di grano e d'ogni vittuaglia, come poco adietro avemo fatta menzione, essendone afritti i cittadini e contadini, spezialmente i poveri e impotenti, e ogni venia montando il caro ella difalta; e oltre a·cciò conseguente cominciata grande infermità e mortalità, il Comune provide e fece dicreto a XIII di marzo che niuno potesse esere preso per niuno debito di fiorini C d'oro, o da indi in giù, infino a calen di agosto vegnente, salvo all'uficiale della mercatantia da libre XXV in su, acciò che·ll'impotenti non fossono tribolati di loro debiti, avendo la passione della fame e mortalità. E oltre a·cciò feciono ordine che nessuno potesse vendere lo staio del grano più di soldi XL; e chi·nne recasse di fuori del contado di Firenze per vendere, avesse dal Comune fiorino uno d'oro del moggio; ma non si potéo osservare, che tanto montò la carestia e difalta, che·ssi vendea fiorino uno d'oro lo staio, e talora libre IIII; e se non fosse la provisione del Comune, come dicemmo adietro, il popolo moria di fame. E per la pasqua di Risoresso seguente, che·ffu in calen di aprile MCCCXLVII, il Comune fece offerta di tutti i prigioni ch'erano nelle carcere che riavessero pace da' loro nimici, e stati in prigione da calen di febraio adietro; e chiunque v'era per debito da libre C in giù, rimanendo obrigato al suo creditore; e·ffu gran bene e limosina, che per la 'nopia è·ggià cominciata la mortalità, ogni morivano nelle carcere due o tre prigioni; furono gli oferti in quello CLXXIII, che ve ne avea più di D in più in grande inopia e povertà. E poi a l'uscita di maggio per le sudette cagioni si fece riformagione per lo Comune di Firenze, che chiunque fosse nelle carcere o fosse in bando di pecunia da fiorini C d'oro in su, ne potesse uscire pagando al Comune in danari contanti soldi III per libra di quello fosse condannato o sbandito, e scontando ancora i soldi XVII per libra del debito del Comune che s'avea chi·llo volea comperare per XXVIII o XXX per C da coloro che doveano avere dal Comune, che venia la detta gabella di pagare da soldi VII e mezzo per libra. Certi gli pagaro e uscirono di bando e di prigione, ma non furo guari; tanto era povero il comune popolo di cittadini per lo caroll'altre aversità occorse.

 




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