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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro tredecimo
      • LXXXIX               Come l'Aquila e altre terre d'Abruzzi si rubellarono a' reali di Puglia a petizione del re d'Ungheria.
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LXXXIX

 

           

Come l'Aquila e altre terre d'Abruzzi si rubellarono a' reali di Puglia a petizione del re d'Ungheria.

           

Nel detto anno, essendo quasi rubellata l'Aquila alla reina di Puglia e agli altri reali rede del re Ruberto per uno ser Ralli dell'Aquila, che se n'era fatto signore, a pitizione del re d'Ungheria, giunsono nella città dell'Aquila del mese di maggio l'arcivescovo d'Ungheria e meser Niccola ungaro, il quale meser Niccola era stato nel Regno balio del re Andreas, ed eravi, quando fu morto, ambasciadore del re d'Ungheria, con grande quantità di moneta per mantenere que' dell'Aquila, e per soldare gente d'arme e cavallo e a piè, sì che tosto ebbono più di M cavalieri. Del mese di giugno e' corsono il paese; e più terre d'Abruzzi si rubellaro alla detta reina e reali, e·ssi tennero per lo re d'Ungheria. Ciò fu Civita di Tieti, e Civita di..., e Popoli, e Lanciano, e·lla Guardia, e altre terre e castella; e puosono oste alla città di Sermona. Sentendosi ciò a Napoli, i detti reali, tra di baroni del Regno e soldati, assai tosto feciono più di IImD cavalieri e gente d'arme a piè assai, e feciono capitano dell'oste il duca di Durazzo, figliuolo che fu di meser Gianni e nipote del re Ruberto, e vennero al soccorso di Sermona. Sentendo ciò quelli dell'Aquila, che v'erano a oste, se ne partirono con alcuno danno, e ridussonsi nell'Aquila a guardia della terra, e quella aforzaro e guerniro di vittuaglia. Il duca di Durazzo colla sua oste, ch'ogni gli crescea gente, si puose all'asedio della città dell'Aquila, e quivi stettono fino all'uscita d'agosto guastando intorno; ed ebbevi più scontrazzi e badalucchi, quando a danno dell'una parte, e quando dell'altra. In questa stanza arrivò in Italia il vescovo di Cinque Chiese, overo di V Vescovadi, fratello bastardo del re d'Ungheria (si dicea savio signore e valentre in arme) con da CC gentili uomini d'Ungheria e d'Alamagna a cavallo e in arme, e con danari assai, e sogiornò alquanto a Forlì e in Romagna, prima ricevuti graziosamente da meser Mastino al suo valicare, e poi da tutti i signori di Romagna, e ivi soldò quanta gente poté avere a cavallo, e arrivò a Fuligno; sicché con gente ch'era soldata a Fuligno, ch'al tutto si tenieno dalla parte del re d'Ungheria, ond'era capo mesere Ugolino de' Trinci, vi si trovò più di M cavalieri, e nell'Aquila e d'intorno al paese n'avea bene altri mille al soldo del re d'Ungheria. Sentendo ciò quelli ch'erano all'asedio dell'Aquila, ed essendo già fornito il servigio di tre mesi che' baroni deono servire la corona, e non avendo soldo dalla corte, si cominciarono a partire; e 'l primo si partisse fu il conte di Sanseverino, che per li più si disse ch'amava più la signoria del re d'Ungheria che degli altri reali; e partito lui, tutti gli altri si partirono sconciamente e sciarrati, ricevendo alcuno danno dalla gente ch'erano nell'Aquila. E giunti all'Aquila, la gente ch'era a Filigno de·rre d'Ungheria corsono il paese, e presono il castello della Leonessa, e quello arsono. Lasceremo alquanto di questa impresa del re d'Ungaria, ch'assai tosto di ciò ci crescerà matera, e diremo d'una grande novità che·ffu nella città di Roma di mutazione di popolo e di nuova signoria.

 




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