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Di novità
e battaglie che·ffu in Roma, ove i Colonnesi furono sconfitti e poi come il
tribuno fu cacciato della signoria.
Nel detto
anno, all'entrante d'ottobre, ambasciadori del re d'Ungheria vennero a Roma
profferendosi al tribuno e popolo di Roma, il quale a grido di popolo il detto
re d'Ungheria fu ricevuto a·llega e compagnia del popolo di Roma.
E a dì XX di
novembre del detto anno, essendo fatta una congiura e cospirazione per li
signori Colonnesi e parte degli Orsini dal Monte loro parenti, per abattere la
signoria del tribuno, per cagione che il tribuno con tradimento, essendo venuti
a' suoi comandamenti il prefetto e 'l conte Guido, e 'l fratello, e II
figliuoli di Currado, e altri baroni venuti i·lloro compagnia, e data loro
desinare, gli fece pigliare e incarcerare con onta e·lloro vergogna. E per
avere i detti presi, que' di Viterbo corsono la terra, e furono tagliate a XII
le teste, ch'erano pure de' maggiori, che a quello tradimento diedono opera col
tribuno. Gli amici loro di Roma, Colonnesi e altri, ragunarono molto di
segreto, coll'aiuto del legato del papa ch'era a Montefiascone, da DL cavalieri
e pedoni assai, ond'erano caporali meser Stefano e Stefanuccio e Gianni Colonna
e Giordano di Marino; e di notte giunsono a Roma, e ruppono la porta che va a
Santo Lorenzo fuori le mura, per entrare dentro. Sentendosi in Roma la detta
venuta, sonando la campana di Campidoglio, il tribuno col popolo furono in
arme, chi a cavallo e chi a piè, coll'aiuto di certi degli Orsini di Campo di
Fiore e da Ponte, e Giordano da Monte, asalirono vigorosamente i feditori di
quelli della Colonna, che·ggià per forza d'arme e con danno d'alquanti del
popolo di Roma s'erano pinti dentro alla porta, i quali erano CL a cavallo; ma
per lo soperchio de' Romani d'entro furono ripinti di fuori della porta in
isconfitta; e uscendo fuori della terra la gente del tribuno e del popolo,
ond'era capitano Cola Orsini e Giordano dal Monte, e per nimistà di suoi
consorti e di Colonnesi, cacciandogli, sconfitti quellino ch'erano rimasi di
fuori, non ressono, ma si missono in fuga; ove rimasono morti e presi assai.
Intra gli altri caporali furono morti VI di casa Colonnesi, ciò furono Stefanuccio
e Gianni Colonna suo figliuolo, e il proposto di Marsilia, e Gianni figliuolo
d'Agabito, e due altri loro bastardi valentri in arme; onde i Colonnesi
ricevettono gran danno e abassamento, e 'l tribuno ne montò in gran pompa e
superbia; e mandonne lettera co' messi e con ulivi significando la sua grande
vittoria al nostro Comune, e quello di Perugia e di Siena, e degli altri suoi
vicini confidenti. Il quale messo, che venne in Firenze, fu riccamente vestito.
E avuta il tribuno la detta vittoria, l'altro dì fece grande processione di
tutto il chericato di Roma a Santa Maria Maggiore. E poi a dì XXIIII di
novembre, fatta la mostra di sua cavalleria, fece cavaliere il suo figliuolo
andando a Sa·Lorenzo, e meser Lorenzo della Vittoria il nominò. In quelli dì,
poco apresso, venne in Roma uno vicario del papa. Il tribuno il ricevette per
compagno, faccendo un grande parlamento in Campidoglio, e ivi aringando
propuose l'autorità: “Legem pone michi, Domine in via giustificazione tuais”;
mostrando al popolo di volere ubidire al papa, istando in grande festa e
pomposa. Ma poco durò al tribuno la sua vana gloria e felicità, come diremo;
che per la sua audace e aspra giustizia avea fatto citare, e poi non vegnendo
a' suoi comandamenti, il conte Paladino d'Altemura di Puglia, il fece sbandire,
perché nelle parti di Terracina in Campagna usava, secondo si dicea, ruberie e
forze; venne a Roma con CL cavalieri coll'aiuto del capitano del Patrimonio,
per opera del legato. E nota che·lla Chiesa al cominciamento al tribuno diè
favore, e poi, cui fosse la colpa, fé il contradio. Il detto Paladino si
ridusse nella contrada di Colonnesi da Santo Apostolo, e con certi de'
Colonnesi rimasi e co·lloro vicini e amici fece sonare a martello le campane
della detta chiesa e dell'altre della forza de' Colonnesi, e in quelle contrade
levò la terra a romore, e ragunò gente assai a'ccavallo e a piè e amici di
Colonnesi, e·cciò fu a dì XV di dicembre del detto anno, gridando: “Viva la
Colonna, e muoia il tribuno e' suoi seguaci!”. A questo romore le contrade di
Roma s'abarraro, ciascuno colle sue forze e fortezze, guardando loro contrade.
Il detto Paladino e popolo di Colonnesi vennero a Campidoglio. Il tribuno non
fu seguito, come dovea, né dagli Orsini né dal popolo. Il tribuno veggendosi
così abandonato, sconosciuto uscì di Campidoglio, e vennesene in Castello
Sant'Agnolo, e là nascosamente si dimorò fino alla venuta del re d'Ungheria a
Napoli, a·ccui si dice andò per mare sconosciuto in su uno legno. Tale fu la
fine della signoria del tribuno di Roma. E nota, lettore, che·lle più volte,
quasi sempre, aviene a chi si fa signore o caporale di popoli d'avere sì fatta
uscita, però che di veri segni della fortuna è che' sùbiti avenimenti di
felicità e di vettoria e signoria mondana tosto vegnono meno. E bene acade al
tribuno il motto che disse in sua rima un savio:
Nessuna
signoria mondana dura,
E·lla vana
speranza t'ha scoperto
Il fine della
fallace ventura.
Lasceremo de'
fatti di Roma alquanto, la quale rimase in più pessimo stato in tutti i casi,
che no·lla trovò il tribuno quando prese di quella la signoria, credendola per
sua audacia correggerla, essendo in rovina; e diremo come morì il Bavero
che·ssi chiamava imperadore.
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