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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro tredecimo
      • CXI               Come il re d'Ungheria entrò nel Regno, ed ebbe la signoria a queto e sanza contasto.
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CXI

 

           

Come il re d'Ungheria entrò nel Regno, ed ebbe la signoria a queto e sanza contasto.

           

Sogiornando in Filigno il re d'Ungheria II con grande festa, e fatti cavalieri i detti di nostri ambasciadori, come detto avemo, e fatti cavalieri più altri e di Perugia e di Filigno e della Marca e del Ducato, e poi si partì di Filigno a XXII di dicembre, e giunse all'Aquila la vilia di Natale, e fece la festa, e vennevi all'Aquilarre il conte di Celano, e 'l conte di Loreto, e 'l conte di San Valentino, e Nepoleone d'Orso, e più altri conti e baroni d'Abruzzi, e feciono l'omaggio e fedaltà al detto re; poi si partì dall'Aquila, fatta la festa di Natale, e andonne col conte di Celano a Castello Vecchio sua terra. E a XXVII di dicembre entrò il re in Sermona, e da' Sermontini fu ricevuto onoratamente come loro signore; e partito di Sermona n'andò a Castello di Sanguine e poi a Sarno, e di n'andò a Bruzzano; e ivi presso a tre miglia avea due castelletta, dov'erano meser Niccola Caraccioli e meser Agnolo di Napoli, i quali feciono alcuna risistenza, onde furono combattuti dalla gente del re, e per forza vinti e tutti rubati, e poi arsi; e' detti II cavalieri napoletani presi con più altri.

E sappiendo il re che a Capova era messer Luigi e gli altri reali co·lloro sforzo di gente d'arme, non si volle mettere al contasto di quella gente né del passo del fiume del Voltorno, che·llà è molto grosso e profondo, e però fece la via che fece anticamente il re Carlo vecchio per la contea d'Alifi da Marcone, e poi arrivò a Benevento a XI di gennaio; e giugnendovi la sua gente, que' di Benevento per tema d'esere rubati, ch'assai danno avea sua gente di ratto fatto per cammino, e però serrarono le porte. Ma quando vidono la persona del re, s'asicurarono, e·ll'apersono. E venuto il re in Benevento, vi sogiornò da VI , e·llà venne tutta la sua gente dall'Aquila e ch'erano stati a Tiano; e in quello paese, e con suoi Ungari e con Lombardi e Romagnuoli, ch'erano venuti al suo servigio, si trovò in Benevento con più di VIm cavalieri e popolo infinito; e·llà vennero tutti i baroni del paese a farli reverenza e omaggio. E vennevi una grande ambasceria da Napoli, a profferelli la terra, come a·lloro signore. Sentendo i reali e gli altri baroni ch'erano a Capova con meser Luigi che il re era a Benevento, e prosperava felicemente e sanza contasto, si partirono co·lloro gente, e andarono a Napoli, abandonando meser Luigi, e lasciandolo con poca compagnia, e ordinaro di venire al re a farli reverenza, come s'apressasse a Napoli. Lo re si partì di Benevento a XVI di gennaio, e venne a Mattalona, e nella sua partita que' da Benevento s'armaro, e azzuffarsi co' malandrini che seguivano l'oste del re e rubavano dove poteano, ed ebbevi de' morti assai d'una parte e d'altra, e fu arso parte d'un borgo di Benevento.

La reina Giovanna, che·ss'era ridotta e aforzata nel castello di Napoli, sentendo che 'l re venia con tanta forza verso Napoli, nascostamente e di notte, a XV di gennaio, si partì del castello con sua privata famiglia e con quello tesoro che potéo trarre del castello, che poco ve n'era rimaso, si·nn'era fatta mala guardia dopo la morte del re Ruberto, e per la via di Piedigrotta si ricolse la reina in su tre galee armate di Provenzali, ch'ella avea fatte stare in concio, e fecesi porre a Nizza in Proenza a XX di gennaio; come fece in Proenza diremo poi assai tosto in altro capitolo. Messer Luigi sentendo come la reina s'era partita di Napoli, e 'l re d'Ungheria prosperava felicemente, di notte con meser Niccola Acciaiuoli suo fidato compagno e consigliere, parendo loro male stare, e veggendosi abandonato dagli altri reali e baroni, si partirono di Capova, e vennero a Napoli. E non trovandovi galea armata, con grande fretta e paura si ricolsono co·lloro privata famiglia su un panfilo, non potendo avere galea di cui si fidassono; e con quello, con grande pena e misagio, arrivarono a Porto Ercole in Maremma, e·llà scesono a XX di gennaio, e vennero a Siena a XXIIII di gennaio privatamente; e poi nel contado di Firenze vennero, e·llà sogiornarono alquanto, come in altro capitolo diremo più steso, tornando a dire de' processi del re d'Ungheria, e della morte del duca di Durazzo e della presa degli altri reali.

 




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