CXI
Come il re
d'Ungheria entrò nel Regno, ed ebbe la signoria a queto e sanza contasto.
Sogiornando
in Filigno il re d'Ungheria II dì con grande festa, e fatti cavalieri i detti
di nostri ambasciadori, come detto avemo, e fatti cavalieri più altri e di
Perugia e di Filigno e della Marca e del Ducato, e poi si partì di Filigno a dì
XXII di dicembre, e giunse all'Aquila la vilia di Natale, e là fece la festa, e
vennevi all'Aquila a·rre il conte di Celano, e 'l conte di Loreto, e 'l conte
di San Valentino, e Nepoleone d'Orso, e più altri conti e baroni d'Abruzzi, e
feciono l'omaggio e fedaltà al detto re; poi si partì dall'Aquila, fatta la
festa di Natale, e andonne col conte di Celano a Castello Vecchio sua terra. E
a dì XXVII di dicembre entrò il re in Sermona, e da' Sermontini fu ricevuto
onoratamente come loro signore; e partito di Sermona n'andò a Castello di
Sanguine e poi a Sarno, e di là n'andò a Bruzzano; e ivi presso a tre miglia
avea due castelletta, dov'erano meser Niccola Caraccioli e meser Agnolo di
Napoli, i quali feciono alcuna risistenza, onde furono combattuti dalla gente
del re, e per forza vinti e tutti rubati, e poi arsi; e' detti II cavalieri
napoletani presi con più altri.
E sappiendo
il re che a Capova era messer Luigi e gli altri reali co·lloro sforzo di gente
d'arme, non si volle mettere al contasto di quella gente né del passo del fiume
del Voltorno, che·llà è molto grosso e profondo, e però fece la via che fece
anticamente il re Carlo vecchio per la contea d'Alifi da Marcone, e poi arrivò
a Benevento a dì XI di gennaio; e giugnendovi la sua gente, que' di Benevento
per tema d'esere rubati, ch'assai danno avea sua gente di ratto fatto per
cammino, e però serrarono le porte. Ma quando vidono la persona del re,
s'asicurarono, e·ll'apersono. E venuto il re in Benevento, vi sogiornò da VI
dì, e·llà venne tutta la sua gente dall'Aquila e ch'erano stati a Tiano; e in
quello paese, e con suoi Ungari e con Lombardi e Romagnuoli, ch'erano venuti al
suo servigio, si trovò in Benevento con più di VIm cavalieri e popolo infinito;
e·llà vennero tutti i baroni del paese a farli reverenza e omaggio. E vennevi
una grande ambasceria da Napoli, a profferelli la terra, come a·lloro signore.
Sentendo i reali e gli altri baroni ch'erano a Capova con meser Luigi che il re
era a Benevento, e prosperava felicemente e sanza contasto, si partirono
co·lloro gente, e andarono a Napoli, abandonando meser Luigi, e lasciandolo con
poca compagnia, e ordinaro di venire al re a farli reverenza, come s'apressasse
a Napoli. Lo re si partì di Benevento a dì XVI di gennaio, e venne a Mattalona,
e nella sua partita que' da Benevento s'armaro, e azzuffarsi co' malandrini che
seguivano l'oste del re e rubavano dove poteano, ed ebbevi de' morti assai
d'una parte e d'altra, e fu arso parte d'un borgo di Benevento.
La reina
Giovanna, che·ss'era ridotta e aforzata nel castello di Napoli, sentendo che 'l
re venia con tanta forza verso Napoli, nascostamente e di notte, a dì XV di
gennaio, si partì del castello con sua privata famiglia e con quello tesoro che
potéo trarre del castello, che poco ve n'era rimaso, si·nn'era fatta mala
guardia dopo la morte del re Ruberto, e per la via di Piedigrotta si ricolse la
reina in su tre galee armate di Provenzali, ch'ella avea fatte stare in concio,
e fecesi porre a Nizza in Proenza a dì XX di gennaio; come fece in Proenza
diremo poi assai tosto in altro capitolo. Messer Luigi sentendo come la reina
s'era partita di Napoli, e 'l re d'Ungheria prosperava felicemente, di notte
con meser Niccola Acciaiuoli suo fidato compagno e consigliere, parendo loro
male stare, e veggendosi abandonato dagli altri reali e baroni, si partirono di
Capova, e vennero a Napoli. E non trovandovi galea armata, con grande fretta e
paura si ricolsono co·lloro privata famiglia su un panfilo, non potendo avere
galea di cui si fidassono; e con quello, con grande pena e misagio, arrivarono
a Porto Ercole in Maremma, e·llà scesono a dì XX di gennaio, e vennero a Siena
a dì XXIIII di gennaio privatamente; e poi nel contado di Firenze vennero,
e·llà sogiornarono alquanto, come in altro capitolo diremo più steso, tornando
a dire de' processi del re d'Ungheria, e della morte del duca di Durazzo e
della presa degli altri reali.
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