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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro tredecimo
      • CXIV               La lettera che mandò il re d'Ungheria al Comune di Firenze.
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CXIV

 

           

La lettera che mandò il re d'Ungheria al Comune di Firenze.

           

“A' nobili e potenti signori priori, e consiglio e Comune della città di Firenze, amici nostri carissimi e diletti, Lodovico per la Dio grazia re d'Ungheria, di Ierusalemme, e di Cicilia. Imperò che, favorandoci la divina potenza e grazia, noi tegniamo libero e intero tutto il regno di Cicilia di qua dal Faro, a noi già lungo tempo per debito di ragione conceduta, siccome la evidenza del fatto a tutto il mondo fa manifesto e dichiara, noi ad alcuni soldati a cavallo, del servigio de' quali noi al presente non abisognamo, con sodisfazione piena e intera prima a·lloro fatta, facemmo dare licenza, intra' quali il duca Guernieri con certi suoi seguaci fu l'uno, dal quale corporal giuramento alle sante Idio Vangele ricevemmo con lettere della sua promessione fatte alla nostra eccellenza, che contra alla maestà nostra, o contra alcuni diletti nostri o fedeli, e spezialmente e nominatamente contra a voi, overo la vostra comunità o città o distretto vostro, niuna cospirazione farà lega, overo compagnia, pel protesto, da casione, della quale noi o voi, o qualunque altri nostri diletti o fedeli, potessimo essere dannificati, molestati o perturbati inn-alcuno modo. Ma imperò che niuna fede e niuna pietà è in coloro che seguitano le battaglie, e il detto duca Guernieri hae altre volte molte pericolose cose, sotto protesto di compagnia, ausate di fare, e però alla dilezione e carissima amistà vostra con chiara effezione vi rechiamo a memoria, acciò che con diligente cura e sollecitudine veghiate, acciò che alcuna malvagia concezione o rea effezione di quelli soldati non potesse a voi generare alcuno nocimento. E se avenisse che per l'aversità di detti soldati o d'altri nostri invidiatori contra voi o·lla vostra città in alcuna nocevole cosa volesse mandare fuori suo veleno, infino ad ora siamo pronti con tutto il nostro podere a voi dare il nostro aiuto e consiglio opportuno, acciò che·lla sincerità dell'amore, il quale tra' generitori nostri e voi già lungo tempo fu ed è indisolubile, insieme con noi perseveri e continuamente s'acrescalli rei de' suoi malivoli propositi e innique operazioni confusione patiscano, e pene sempiterne. Data in Napoli nel nostro castello, VIIII del mese di febraio, prima indizione”.

E nota, lettore, come felicemente e prosperamente il re d'Ungheria passò inn-Italia sanza alcuno contasto, ma fattoli grande onore e reverenza, e datoli aiuto di cavalieri da tutti i signori e Comuni guelfi e ghibellini che trovò per camino; che·ffu tenuta gran cosa, e quasi maravigliosa, che in LXXX che si partì di suo paese, fece in gran parte la vendetta del suo fratello Andreas, ed ebbe a queto il regno di Puglia, per lo piacere di Dio, sanza contasto o battaglia; che per li più si stimò che se meser Luigi e gli altri baroni e reali del Regno ch'erano ragunati a Capova fossono stati d'accordo e messosi al contasto, mai non avea la signoria. Ma a·ccui Iddio vuole male per le peccata gli toglie il poderella concordia. E 'l Cresiastico dice: “Il regno si trasporta di gente in gente per le ingiustizie e ingiurie e contumelie e diversi inganni etc.”; e così pare manifestamente che per giudicio d'Iddio avenisse a' reali del regno di Puglia, e desse prosperità al re d'Ungheria. Ben si disse per alcuno astrolago che venne co·llui d'Ungheria ch'elli si partì di sua terra, come dicemmo adietro, a III di novembre la mattina, e prese l'ascendente di sua mossa onde fece la figura che disegneremo qui apresso e come si può vedere.

Il suo ascendente pare che fosse il segno dello Scorpione a gradi VIIIIllo suo signore pianeta, cioè Marti, il qual era nella X casa, che·ssi dice casa reale, e nella faccia di Giovi e termine di Venus fortunati, e nel segno del Leone sua tripicità, e atribuito al paese d'Italia, e con capud Dragonis fortunato e forte, ch'assai chiaro mostrò in parte quello che·lli avenne in suo avenimento. L'altre significazioni e suo fine giudichi chi è dell'arte d'astrologia maestro. Ma noti che quando il re entrò nel Regno, ciò fu a XXIIII di dicembre, il suo pianeto Marti cominciò a retrogradare; e quando entrò in Napoli ed ebbe la dominazione, XXIII di gennaio, era retrogradato. Lasceremo di questa matera, che non era di necessità al nostro trattato; ma per dare alcuno diletto a'cchi della scienzia s'intende il ci misi. Ancora lasceremo di processi del re d'Ungaria, e diremo come la reina Giovanna e meser Luigi ella prenzessa di Taranto arivarono in Proenza.

 




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