CXV
Come
mesere Luigi di Taranto e·lla reina Giovanna arrivarono in Proenza.
Come in breve
dicemmo adietro, quella che·ssi facea chiamare la reina Giovanna, moglie
che·ffu del re Andreas, arrivò a Nizza in Proenza a dì XX di gennaio con tre
galee, e in sua compagnia meser Maruccio Caraccioli di Napoli, cui ella avea
fatto conte camarlingo, e di sua compagnia colla reina si parlava infama di
male e di sospetto. Come presono porto a Nizza, se n'andaro ad Acchisi; e·lloro
giunti inn Acchisi, il conte d'Avellino de' signori del Balzo e il signore di
Salto con altri maggiori baroni di Provenza furono alla detta reina, e di
presente feciono pigliare il detto meser Maruccio con VI suoi compagni, e
mettere nella pregione di Nuva. La reina con cortese guardia menaro a Castello
Arnaldo, e nullo le potea parlare in segreto sanza la presenza de' detti baroni
di Provenza; però ch'erano entrati in sospetto e gelosia, ch'ella non facesse
scambio della contea di Provenza a un'altra contea di Francia con meser Gianni
figliuolo del re di Francia e suo cugino, il quale in quelli giorni era venuto
al papa a Vignone col conte d'Armignacca, e statone in trattato col papa, onde
i Provenzali s'erano molto iscandalezzati, non volendo esere sottoposti al re
di Francia, e quasi voluto fare rubellazione di Proenza col Dalfino di Vienna
per la detta cagione, e a petizione del re d'Ungheria; per la qual cosa il papa
temendone ne rimandò mesere Gianni in Francia, e contentollo di molti danari;
dissesi di fiorini CCm contanti e·lle decime del reame di Francia per V anni a
venire a pagare in due, che sono grandissimo tesoro. E così si dispensa il
tesoro della Chiesa per lo conquisto della Terrasanta, overo etc.
Messer Luigi
di Taranto co·mmeser Niccola Acciaiuoli di Firenze suo fidato compagno venuti a
Siena, messer Niccola volendolo menare in Firenze (e già l'avea condotto nel
nostro contado in Valdipesa), sentendosi ciò per li priori e gli altri rettori
di Firenze, dubitando che·lla sua venuta non generasse scandalo tra' cittadini
e indegnazione del re d'Ungheria, ritenendolo in Firenze, di presente mandarono
loro incontro due grandi popolari per ambasciadori, difendendo loro non
entrassono nella città, ma seguissono loro cammino; e stando co·lloro al
continovo, acciò che nullo altro cittadino andasse loro a parlare; e così
dimorarono in Valdipesa a' luoghi degli Acciaiuoli per X dì, che nullo
cittadino v'andò, se non il vescovo di Firenze, ch'era degli Acciaiuoli, e
volea, e andò co·lloro a corte di papa. Di questa venuta di meser Luigi ebbe
grande mormorio tra' cittadini, che parte di Guelfi ch'amavano i reali, e
ricordavansi de' servigi ricevuti dal prenze di Taranto suo padre, e come meser
Carlo suo fratello rimase morto in servigio del nostro Comune con meser Piero
suo zio insieme alla sconfitta di Montecatini, l'avessono volentieri ricevuto
in Firenze e fattogli grandissimo onore. Ma i rettori, temendo di non
dispiacere al re d'Ungheria, tennero il modo detto, e per li savi fu lodato per
lo migliore del Comune.
I detti non
potendo venire a Firenze, avendo mandato a Genova a·ffare conducere e armare
a·lloro amici due galee, e per la Via da Volterra n'andarono, e 'l vescovo
co·lloro a Porto Pisano; e·llà si ricolsono a dì XI di febraio; e giunti in
Proenza, e sentendo lo stato della reina Giovanna, non s'ardiro di porre né a
Nizza né a Marsilia, anzi arrivaro all'Agua Morta, e di là a Belcaro nelle
terre del re di Francia, e poi contro a Vignone di là dal Rodano. E 'l vescovo
e messer Niccola vennono in Vignone al papa e tanto adoperaro co·llui che la
reina Giovanna fu dilibera di Castello Arnaldo, e entrò in Vignone con palio sopra
capo, e tutti i cardinali le vennono incontro a cavallo, ricevendola a grande
onore, a dì XV di marzo. E meser Luigi venne al papa, e in quello dì riconfermò
il papa il disonesto matrimonio da meser Luigi alla detta reina Giovanna. E
ancora di questo fu il papa molto caloniato da più Cristiani che 'l seppono. E
poi a dì XXVII di marzo il papa diede la rosa dell'oro al detto meser Luigi,
essendo in Vignone il re di Maiolica; e poi cavalcò per Vignone con pennone
sopra capo a guisa di re, e·lla reina co·llui; si tornarono poi di là
da·rRodano, e 'l papa diè loro III cardinali a udire la quistione da·lloro al
re d'Ungheria, ch'erano in corte suoi ambasciadori. Lasceremo ora questa
matera, e diremo d'altri signori e donne che in questi dì passarono per Firenze.
A dì XXVII di
febraio meser Filippino da Gonzago di signori di Mantova, tornando con sua
gente d'arme dal re d'Ungheria, che·ll'avea acompagnato fino a Napoli, passò
per Firenze e·ffu ricevuto a grande onore, e acompagnato da' rettori e da più
cittadini. E di ciò fu ancora grande mormorio per li Guelfi di Firenze,
dicendo: “I nostri rettori ricevono in Firenze e fanno onore a' tiranni
ghibellini che·cci sono stati incontro co' nostri nimici, e non voluto ricevere
meser Luigi”, come detto è di sopra: ma pur fu preso il migliore e lodato per
li savi, e però n'avemo fatta memoria per asempro per l'avenire.
E a dì X di
marzo passò per Firenze la moglie del prenze di Taranto, che·ssi facea
sopranomare imperadrice di Gostantinopoli sanza lo 'mperio; era figliuola del
duca di Bolbona, figliuolo che·ffu di Chiermonte della casa di Francia; la
quale poi che 'l marito cogli altri reali era mandato preso inn-Ungheria, se
n'andava in Francia. Fulle in Firenze fatto grande onore d'acompagnarla di
cavalieri e di donne, e albergalla in casa Peruzzi, faccendole il Comune le
spese riccamente; due dì ci dimorò, e per lo cammino andando e vegnendo, per lo
contado e distretto di Firenze. E 'l Comune le fece lettere al papa,
pregandolo, e racomandandogliele, s'adoperasse col re d'Ungheria della
diliberazione del suo marito e degli altri innocenti reali. Lasceremo alquanto
delle sequele occorse per l'avenimento del re d'Ungheria, ch'assai n'avemo
detto, e torneremo a dire d'altre novità state in Firenze e altrove in questi tempi.
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