CXIX
Come la
città di Pisa mutò stato e reggimento.
Nel detto
anno, reggendosi la città di Pisa sotto il governo di messer Dino e di Tinuccio
della Rocca di Maremma loro distrettuale sotto titolo di loro conti, i quali
conti erano giovani di tempo, e morti i loro maggiori, e' detti della Rocca con
altri loro seguaci popolani l'avieno retta buono tempo a·lloro senno, e
chiamavasi la setta de' Raspanti; ma assai bene reggeano la terra, se non che
se n'erano signori liberi; l'altra setta, che non reggeano né avieno ufici in
Comune, e per dispetto gli chiamavano i Bergoli, i quali erano Gambacorti e
Agliati e altri ricchi mercatanti e popolani, e' nobili e' grandi v'erano poco
richesti e peggio trattati; e parendo a' detti noboli e popolari esere mal
trattati e schiusi degli ufici, segretamente s'acordarono insieme, e poi co'
conestaboli delle masnade con grandi impromesse, e·lla vilia di Natale, dì
XXIIII di dicembre, levaro la città a romore gridando: “Viva il popolo e
libertà!”, e corsono la terra, e cacciarne i conti e' detti della Rocca e' loro
seguaci, sanza altro mal fare in persone, se non di rubare e mettere fuoco
nelle case di quelli della Rocca. E mandarli a' confini i conti e·lloro in
diversi luoghi e paesi. E Andrea Gambacorti con suoi seguaci se ne feciono
signori.
|