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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro tredecimo
      • CXIX               Come la città di Pisa mutò stato e reggimento.
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CXIX

 

           

Come la città di Pisa mutò stato e reggimento.

           

Nel detto anno, reggendosi la città di Pisa sotto il governo di messer Dino e di Tinuccio della Rocca di Maremma loro distrettuale sotto titolo di loro conti, i quali conti erano giovani di tempo, e morti i loro maggiori, e' detti della Rocca con altri loro seguaci popolani l'avieno retta buono tempolloro senno, e chiamavasi la setta de' Raspanti; ma assai bene reggeano la terra, se non che se n'erano signori liberi; l'altra setta, che non reggeanoavieno ufici in Comune, e per dispetto gli chiamavano i Bergoli, i quali erano Gambacorti e Agliati e altri ricchi mercatanti e popolani, e' nobili e' grandi v'erano poco richesti e peggio trattati; e parendo a' detti noboli e popolari esere mal trattati e schiusi degli ufici, segretamente s'acordarono insieme, e poi co' conestaboli delle masnade con grandi impromesse, e·lla vilia di Natale, XXIIII di dicembre, levaro la città a romore gridando: “Viva il popolo e libertà!”, e corsono la terra, e cacciarne i conti e' detti della Rocca e' loro seguaci, sanza altro mal fare in persone, se non di rubare e mettere fuoco nelle case di quelli della Rocca. E mandarli a' confini i contilloro in diversi luoghi e paesi. E Andrea Gambacorti con suoi seguaci se ne feciono signori.

 




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