CXXI
Come i
Guelfi furono cacciati di Spuleto.
Nel detto
anno, a dì X di gennaio, mesere Piero di meser Cello di Spuleto, il quale n'era
fuori a' confini, a pitizione degli altri grandi Guelfi di Spuleto, perché
usava contro a·lloro e gli altri soperchia maggioranza cittadina, il detto
meser Piero con suoi seguaci e amici e aiuto del capitano del Patrimonio e del
duca di Spuleto venne alla terra con suo sforzo di genti a cavallo e a piè, e
datagli l'entrata d'una porta, entrò combattendo nella terra. I cittadini ciò
sentito, levaronsi a romore, e presono l'armi, onde si feciono caporali i
Guelfi della terra medesimi, e per forza combattendo ruppono mesere Piero e'
suoi con danno di loro, e cacciarli della terra. E pochi dì apresso i
Ghibellini della terra avendo sospetto de' Guelfi che v'erano, con tutto che
fossono stati co·lloro a cacciarne meser Piero e' suoi seguaci, come ingrati e
sconoscenti gli cacciarono di Spuleto; onde, tutto fosse loro fatta sconcia
cosa, fu giusta vendetta e presta, perché n'avieno cacciati i loro Guelfi
medesimi. E avenne loro la parola del Vangelo: “Regno in se medesimo diviso disolabitur”.
Lasceremo di queste matere per raccontare un grande giudicio e quasi
incredibile che a questi tempi avenne per tremuoti nella città di Pisa, di
Vinegia e di Padova, ma più in Frioli e in Baviera.
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