VIII
Del cominciamento della legge e setta de' Saracini fatta per Maometto.
E' ne pare convenevole, dapoi che in brieve corso di scrittura avemo
fatta menzione del venimento in Italia della gente de' Gotti e della loro fine,
di mettere in questo nostro trattato il cominciamento della setta de' Saracini,
la quale fu quasi in questi tempi che' Gotti vennono meno in Italia; e bene
ch'ella sia fuori della nostra principale materia de' fatti del nostro paese
d'Italia e molto di lungi, sì fu sì grande mutazione del mondo, e donde
seguirono poi grandissime persecuzioni a santa Chiesa e a tutti i Cristiani, e
eziandio ne sentì per certi tempi la nostra Italia, come si troverrà per
innanzi leggendo. E brieve diremo le storie, e la vita, e la fine di Maometto
cominciatore della detta malvagia setta de' Saracini, e in parte del cominciamento
degli articoli della sua Alcaram, cioè legge, acciò che ciascuno Cristiano che
questo leggerà, conosca e non sia ignorante della falsa legge e bestiale de'
Saracini, e stia a commendazione della nostra santa cattolica e vangelica fede,
ritornando poi a nostra materia.
Ne' detti tempi, quasi intorno di VIc anni di Cristo, nacque nel paese
d'Arabia, nato nella città di Lamech, uno falso profeta ch'ebbe nome Maomet,
figliuolo Aldimenech, il quale fu negromante. Questi fu disceso dalla schiatta
d'Ismalieni, cioè de' discendenti d'Ismael figliuolo d'Abram e d'Agar sua
ancella; e con tutto che' Saracini nati de' discendenti d'Ismael si dinominaro
da Sara la moglie d'Abram, più degnamente e di ragione dovrebbono essere
chiamati Agarini per Agar onde il loro cominciamento nacque. Questo Maomet fu
di piccola nazione, e di povero padre o madre; e rimaso piccolo fanciullo sanza
padre e madre, fu ricolto e nudrito in Salingia in Arabia con uno sacerdote
d'idoli, e co·llui imprese alquanto di negromanzia; e quando il detto Maomet fu
in età di sua giovanezza, venne a stare al servigio d'uno ricco mercatante
arabo, per menare suoi asini a vittura. E andando giovane garzone con
mercatanti in sua vottura, arivò per cammino in una badia di Cristiani, la qual
era in sul cammino e confini d'Asiria e Arabia di là dal monte Sinai, ove i
mercatanti facieno loro porto e ridotto. In quella avea uno santo eremita
cristiano, e avea nome Bahairà, al quale per revelazione divina gli fu mostrato
che tra gli mercatanti là venuti avea uno giovane di cui parlava la profezia
sopra Ismael nel XVI capitolo del Genesis, che dice: “Egli nascerà uno fiero
uomo, che·lla sua mano sarà contra tutti e la mano di tutti sarà contro a·llui,
e che sarebbe averso della fede di Cristo e persecutore grandissimo”. E
quand'egli venne co' mercatanti alla detta badia, dicono i Saracini che 'l
primo miracolo che Iddio mostrò per lui fu che crebbe una porta della chiesa,
ond'egli entrò maravigliosamente; e se vero fu, sì fu segno manifesto che dovea
isquarciare e aprire la porta della santa Chiesa di Roma. E conosciuto il
giovane per lo santo padre per gli segni a·llui rivelati, il ritenne seco con
pura fe' per ritrallo dell'idolatra, e insegnavagli la vera fe' di Cristo, la
quale Maomet molto bene imparava. Ma per lo distino, overo per la forza del
nimico dell'umana generazione, Maomet non poté continovare, ma si tornò al suo
primo servigio e del suo maestro; col quale apresso crescendo Maomet in bontà,
gli diede in guardia il suo maestro i suoi cammelli, e guidare sue mercatantie,
le quali bene avrosamente avanzò. E morto il suo signore, e per lo suo buono
servigio, a la donna piacque, e ebbe affare di lui; e poi morto il marito, il
si fece secondo loro costuma suo marito, e fecelo signore d'ogni sua sustanzia
e di molto grande avere. Maomet divenuto di povertà in ricchezza, si montò in
grande orgoglio e superbia e in alti intendimenti, e pensossi di potere essere
signore di tutti gli Arabi, però ch'erano grossi di senno e di costumi, e
nonn-aveano nullo signore, né re, né legge: e egli era savio, malizioso, e
ricco. E per fornire suo proponimento, prima si fece profeta, e predicava a
quello grosso popolo, i quali vivieno sanza legge. E per avere séguito e podere
s'acostò con uomini giovani, poveri e bisognosi, e ch'avieno debito, e con
rubatori e disperati, seguendo co·lloro ogni peccato, e vivendo co·lloro a
comune di ruberie e d'ogni male aquisto, spezialmente sopra i Giudei, cui molto
disamava; e per questo divenne e montò in istato e signoria, e fu molto dottato
e tenuto nel paese, e quasi come uno loro re fu temuto per lo podere e senno
ch'avea tra quella gente barbera e grossa, e per sua superbia più battaglie
ebbe co' signori vicini, e più volte vinse, e fu sconfitto, e in alcuna
battaglia perdé de' denti dinanzi. E perché si facea profeta, e nelle dette
battaglie in alcune fu sconfitto, onde per falso profeta fu rimprocciato, di
che si scusava dicendo che Dio non volea che combattesse, e però il facea
perdere, ma come suo messaggio voleva predicasse al popolo e amaestrasse. Il
quale predicando, dicea ch'era sopra tutti i profeti, e che dieci angioli per
comandamento d'Iddio il guardavano, ed era messo mandato da Dio per dichiarare
la legge a' Giudei e a' Cristiani data da Dio a Moises; e quale contradicesse
la sua legge fosse morto di spada, e i figliuoli o moglie di quello cotale
fossono suoi servi, e tutta loro sustanza in sua signoria: questo fu il primo
suo comandamento. Maomet fu di sua natura molto lussurioso, e in ogni villano
atto di lussuria grazioso era colle femmine. Dicea che per grazia di Dio e'
poteva più generare che XL altri uomini, e però tenea XV mogli e più altre
concubine, overo bagasce; e per gelosia le tenea nascose e velate il viso,
perché non fossono vedute e conosciute: e per suo essempro si reggono ancora i
Saracini di loro mogli. D'altre femmine usava quanto potea o gli piacea, e più
volentieri le maritate che l'altre; e di ciò essendo ripreso, e cominciando a
dispregiare la sua dottrina e predica, sì fu cacciato co' suoi seguaci della città
di Lamecche; per la qual cosa se n'andò ad abitare in un'altra città alquanto
diserta ove abitavano Giudei e pagani e idolatri, e dura e salvatica gente, per
meglio potere usare la sua falsa dottrina e predica, e commuovergli tutti alla
sua legge. E fece fare in quella terra un tempio ov'egli predicava; e per
iscusarsi della sua disordinata vita d'avolterio, si fece una legge seguendo la
giudaica del vecchio Testamento, che qual femmina fosse trovata in avolterio
fosse morta, salvo che co·llui, però ch'avea per comandamento da l'angiolo
Gabriello ch'usasse le maritate per potere generare profeti. Ed essendo Maomet
vago d'una moglie d'uno suo servo per sue bellezze, e toltala e giaciuto
co·llei, il marito la cacciò, e Maomet la si riprese e tenne coll'altre sue
femmine; e per conservare il suo avoltero, disse ch'ebbe lettera da·dDio per
l'angelo, che facesse legge che quale uomo caccerà la moglie, o apponendole
avoltero e no·llo provasse, ch'un altro la si possa prendere; e se 'l primo
marito mai la rivolesse, no·lla possa riavere, se prima in sua presenza un
altro uomo non giacesse co·llei carnalmente; e allora era purgato il peccato, e
ancora il tengono i Saracini. Ancora fece legge ch'a ciascuno fosse lecito
d'avere e usare tante mogli e concubine quante ne potesse fornire, per generare
figliuoli e crescere il suo popolo; e fece legge che ciascuno potesse usare la
sua propia cosa sanza peccato a·ssua volontà e disiderio, e questo trasse del
bestiale paganesimo; e fece legge che quale ancella, cioè serva, ingrossasse di
Saracino fosse franca; e così retasse il suo figliuolo come quello della
moglie; e se fosse Cristiana, o Giudea, o pagana, si potesse partire libera a
sua volontà, lasciando al padre di cui avesse aquistato il suo figliuolo.
Queste furono le prime leggi che fece Maomet da·ssé medesimo. E avea Maomet la
malatia di morbo caduco, che spesso cadea in terra e dibatteasi, e schiumava
colla bocca sanza sentimento; e quando il male gli era passato, per coprire il
suo difetto, e per fare meglio credere a quella grossa gente il suo errore e
falsa dottrina, dicea che ciò gli avenia quando Iddio volea parlare co·llui e
amaestrallo delle leggi che desse al popolo, però che nonn-era possibile di
vederlo corporalmente; sì i·rapia l'agnolo Gabriello e portavalo in ispirito, e
ne·rapire lo spirito avea il corpo suo quella passione. Istando Maomet nel
cominciamento di questa sua falsa dottrina, avenne per sudozione del diavolo,
volendo corompere la santa fede cattolica, che uno monaco cristiano ch'avea
nome Grosius, overo volgare Sergio, il quale era grande cherico in corte di
Roma e scienziato, ma per sue male opere e falso errore fu scomunicato e
condannato per eretico, il quale per paura del papa si partì di corte, e udendo
già la fama di Maomet, passò oltremare, e di là si rinegò la fede di Cristo, e
co·male talento, per vendicarsi del papa e de' veri Cristiani, si n'andò in
Arabia, e s'acozzò con Maomet, e trovollo al cominciamento ch'egli predicava la
sua falsa dottrina, ma ancora non gli era data troppa fede; sì gli mostrò il
detto Sergio come la sua legge volea esser meglio ordinata e fondata, acciò che
'l suo popolo gli credesse. E acostandosi con uno Giudeo, simile rinegato di
sua legge, famigliare di Maomet, molto savio e segace, i quali rinegati profertisi
per consiglieri di Maomet, il quale gli ricevette allegramente, e fecegli molto
grandi maestri appo lui, e eglino per loro astuzia feciono grande lui appo il
popolo, faccendolo signore e profeta sopra tutti quegli che mai furono, e messo
di Dio. E ordinarono insieme la falsa dottrina e mala legge de l'Arcaram,
traendo in parte quello ch'a·lloro piacque del vecchio Testamento e de' X
comandamenti di Moises, e così del nuovo e vangelico di Cristo, della fede de'
Cristiani, e parte della legge pagana idolatra; e raccomunandole insieme colle
leggi fatte in prima e poi per Maomet, ne feciono una quarta legge, la quale fu
ed è errore e confusione della fede cristiana, e eziandio della giudaica e
pagana, mescolando il veleno col mele, cioè con certe parti del buono delle
dette leggi che vi missono, mescolato molto del falso errore. La quale falsa
legge per lo vizio lascivo e largo della carnalità, e per forza d'arme,
corruppe non solamente i grossi Arabi di quello paese, ma il paese d'Asiria,
Persia, e Media, Mesoppontania, Soria, e Turchia, e molte altre province
d'oriente, e poi l'Egitto, e l'Africa tutta insino in Ispagna, e parte della
Proenza; e alcuna volta si distesono in Italia e nel nostro paese di Roma e di
Toscana, siccome per questa e altra cronica si potrà trovare. Lasceremo a dire
de' falsi articoli della sua legge, ché a questo trattato non ne pare di
nicessità, e sono disonesti e abominevoli a farne in questo memoria; ma chi·llo
vorrà sapere legga l'Arcam di Maometo, ove tutte le sue costituzioni e dicreti
vi sono per ordine. E quando Maometo fu nell'aggio di XL anni, fu per invidia
da' suoi medesimi avelenato; e veggendosi venire a morte, comandò che la sua
legge fosse oservata, e chi·lla contradicesse fosse morto colla spada; e lasciò
che, lui morto, nol dovessono soppellire infino a tre dì, però che di certo
avea da Dio che in capo de' tre dì, in anima e in corpo, ne sarebbe portato in
cielo dagli angeli. I suoi parenti il tennono XII dì, tanto che forte putire
facie il suo corpo, e non fu portato in cielo; ma lui poi imbalsimato, il
portarono alla sua città da la Mecca onde fu nato, e in quella nel tempio in
una arca messo; e per magistero di ferro con forza di calamita, la detta arca
col suo corpo sta sospesa in aria sanza nullo altro tenimento. Al cui corpo di
Saracini di diversi paesi vi vengono in pellegrinaggio con grandi oblazioni, e
dicono che per la sua santità, per miracolo divino sta così sospeso in aria.
Dopo la morte di Maomet molti savi uomini conobbono il falso errore e dottrina
di Maomet, ed essere erronica, e da quella si partiro, e molto popolo fu
scommosso e ritratto da quella legge. Ma i parenti di Maomet, i quali per la
sua signoria erano grandi e potenti, per non perdere loro stato sì ordinaro uno
successore di lui al modo del nostro papa, il quale tenesse e guardasse la
legge di Maomet, e chiamarlo per sopranome calif. Bene ebbe tra·lloro al
cominciamento, per la 'nvidia della signoria, grandissima scisma, e per gara
feciono due calif, e l'uno calif dispuose l'altro, e feciono adizioni e
correzzioni alla legge prima dell'Alcaram di Maomet; e per questa cagione
nacque tra·lloro errore, onde si partirono. I Saracini del levante ritennono la
propia legge di Maomet, e feciono loro calif dimorante alla nobile e grande
città di Baldacca, e quegli d'Egitto e d'Africa ne feciono un altro i·lloro
paese; e tra·lloro fu errore con diverse maniere di legge erroniche l'una
dall'altra. Ma nel genero la legge dell'uno calif e dell'altro si concordavano
insieme nella larghezza de' diletti carnali e d'altri vizii lascivi; per la
qual cosa, come detto è dinanzi, la maggiore parte del mondo n'è contaminata. E
nota che per certe profezie si truova, e per grandi astrolaghi s'aferma, che la
detta setta de' Saracini dee durare circa ad anni VIIc e allora dé finire e
venire meno. Non dichiarirò se cominciasse alla natività di Maomet o alla sua
morte, o quando egli diè la legge agli Arabi. Lasceremo dello incominciamento
della legge de' Saracini, e de' fatti di Maometto loro profeta, ch'assai in
brieve n'avemo detto, e torneremo a nostra matera de' fatti d'Italia, e diremo
d'un'altra perversa e barbera gente che nella detta Italia vennoro e
signoreggiaro un tempo, che furono chiamati Lungobardi, e di loro principio, e
di loro geste, e fine; però che furono grande cagione di non lasciare
redificare la nostra città di Firenze per lungo tempo.
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