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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo primo
    • Libro quarto
      • V     Come Otto primo di Sassogna passò in Italia a richesta della Chiesa, e abatté la signoria degl'imperadori italici.
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V

 

 

Come Otto primo di Sassogna passò in Italia a richesta della Chiesa, e abatté la signoria degl'imperadori italici.

 

Ma Otto re d'Alamagna a richiesta del papa e della Chiesa, per le discordie del detto Berlinghieri, e de' Romani, e de' tiranni d'Italia, si mosse d'Alamagna passando in Italia con grande potenza, e cacciò dello 'mperio Berlinghieri, e trasse di pregione la detta imperadrice, e isposolla a moglie nella città di Pavia, la quale donna fue di grande bellezze; ma poi il detto Berlinghieri tornò nella grazia d'Otto e rendégli la signoria di Lombardia, salvo la Marca Trivigiana, e Verona, e Aquilea che ritenne a sé, e tornossi in Alamagna. E di ebbe il detto Otto molte battaglie cogli Ungari e sconfissegli, e vinsegli e recò a sua signoria. Ma dimorando lui in Alamagna, poi il detto Alberto figliuolo di Berlinghieri per sua signoria e forza, col séguito de' nobili e possenti Romani, fece fare papa Ottaviano suo figliuolo, che fu nomato papa Giovanni duodecimo, il quale fu uomo di mala vita, tegnendo piuvicamente le femmine, e cacciava e uccellava come uomo laico, e più cose ree e furiose fece; per la qual cosa i cardinali e 'l chericato di Roma, e' prencipi d'Italia, per la vergogna che 'l detto papa Giovanni facea a santa Chiesa, e Berlinghieri dall'altra parte facea le ree opere in Lombardia, mandarono ambasciadori sagretamente per lo detto Otto re in Alamagna, che passasse ancora in Italia a correggere la Chiesa, e adirizzare lo 'mperio, che Berlinghieri e Alberto guastavano; il quale Otto con grande potenzia venne in Lombardia, e prese il detto Berlinghieri, e mandollo in pregione in Baviera, e quivi vilmente finì sua vita. E Alberto si fuggì d'Italia per paura d'Otto, e il suo figliuolo papa Giovanni fu disposto; e nel detto Berlinghieri e Alberto suo figliuolo finì lo 'mperio agl'Italici, il quale per VI imperadori era durato LIIII anni, poi che vacarono i Franceschi, e mai poi non fu nullo imperadore d'Italia; e tornò lo 'mperio agli Alamanni, come innanzi faremo menzione; e ciò fu negli anni di Cristo intorno di VIIIIcLV. In quello tempo che regnarono nello 'mperio i Franceschi, e poi gl'Italiani, apresso la morte del buono Carlo Magno, molte diverse mutazioni ebbe nella Chiesa, che talora furono due papi a un'ora, e talora tre; e cacciando l'uno l'altro, e faccendo morire, e talora accecare, per la forza ch'aveano l'uno più che·ll'altro, chi dallo 'mperadore che regnava, e chi da' possenti Romani e dagli altri tiranni d'Italia, onde grande tempo fu in tribolazione e in iscisma la Chiesa; e con questo molte guerre, disensioni e battaglie ebbe per tutta Italia in diversi tempi. Per la qual cosa lo stato e la signoria de' Romani venne ogni calando e diminuendo, onde la nostra città di Firenze, ch'era camera de' Romani e dello 'mperio, per le sopradette guerre e aflizzioni non potea spiraremostrare sue forze in tutto il detto tempo, però che i Fiesolani nemici di loro così vicini sempre teneano cogl'imperadori e cogli altri signori e tiranni ch'erano ribegli e nimici della Chiesa e de' Romani; e' Fiesolani la città di Firenze continuo faceano guerreggiare e guerreggiavano, acciò che Firenze non potesse né cresceresopramontarelloro. Ma come piacquedDio, con tutta la guerra de' Fiesolani, e degli altri imperadori, e ribelli de' Romani, la città di Firenze sempre cresceva a poco a poco e multiplicava, e Fiesole venia calando e diminuendo, e molta buona gente di Fiesole lasciaro l'abitare della città del poggio, e tornaro a l'agio del piano e del fiume ad abitare in Firenze, imparentandosi co' Fiorentini; e maggiormente quando cessò la signoria degli imperadori italiani e tornò agl'imperadori d'Alamagna, i quali erano fedeli e divoti di santa Chiesa, e abattero i tiranni di Toscana e di Lombardia; e in quegli tempi la città di Firenze crebbe e allargossi assai, e vinse per ingegno di guerra la città di Fiesole, e disfecela, come innanzi farà menzione. Lasceremo al presente a parlar di ciò, infino che tempo sarà, e cominceremo il quinto libro, come lo 'mperio di Roma tornò agli Alamanni, e quegli che regnaro per gli tempi, e quello che fecero, mischiandovi tuttora le storie e' fatti de' Fiorentini, come incorsono nella loro signoria, che ne fia di nicessità a volerle dirittamente ritrarre e raccontare.





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