V
Come Otto primo di Sassogna passò in Italia a richesta della Chiesa, e
abatté la signoria degl'imperadori italici.
Ma Otto re d'Alamagna a richiesta del papa e della Chiesa, per le
discordie del detto Berlinghieri, e de' Romani, e de' tiranni d'Italia, si
mosse d'Alamagna passando in Italia con grande potenza, e cacciò dello 'mperio
Berlinghieri, e trasse di pregione la detta imperadrice, e isposolla a moglie
nella città di Pavia, la quale donna fue di grande bellezze; ma poi il detto
Berlinghieri tornò nella grazia d'Otto e rendégli la signoria di Lombardia,
salvo la Marca Trivigiana, e Verona, e Aquilea che ritenne a sé, e tornossi in
Alamagna. E di là ebbe il detto Otto molte battaglie cogli Ungari e
sconfissegli, e vinsegli e recò a sua signoria. Ma dimorando lui in Alamagna,
poi il detto Alberto figliuolo di Berlinghieri per sua signoria e forza, col
séguito de' nobili e possenti Romani, fece fare papa Ottaviano suo figliuolo,
che fu nomato papa Giovanni duodecimo, il quale fu uomo di mala vita, tegnendo
piuvicamente le femmine, e cacciava e uccellava come uomo laico, e più cose ree
e furiose fece; per la qual cosa i cardinali e 'l chericato di Roma, e'
prencipi d'Italia, per la vergogna che 'l detto papa Giovanni facea a santa
Chiesa, e Berlinghieri dall'altra parte facea le ree opere in Lombardia,
mandarono ambasciadori sagretamente per lo detto Otto re in Alamagna, che
passasse ancora in Italia a correggere la Chiesa, e adirizzare lo 'mperio, che
Berlinghieri e Alberto guastavano; il quale Otto con grande potenzia venne in
Lombardia, e prese il detto Berlinghieri, e mandollo in pregione in Baviera, e
quivi vilmente finì sua vita. E Alberto si fuggì d'Italia per paura d'Otto, e
il suo figliuolo papa Giovanni fu disposto; e nel detto Berlinghieri e Alberto
suo figliuolo finì lo 'mperio agl'Italici, il quale per VI imperadori era
durato LIIII anni, poi che vacarono i Franceschi, e mai poi non fu nullo
imperadore d'Italia; e tornò lo 'mperio agli Alamanni, come innanzi faremo
menzione; e ciò fu negli anni di Cristo intorno di VIIIIcLV. In quello tempo
che regnarono nello 'mperio i Franceschi, e poi gl'Italiani, apresso la morte
del buono Carlo Magno, molte diverse mutazioni ebbe nella Chiesa, che talora
furono due papi a un'ora, e talora tre; e cacciando l'uno l'altro, e faccendo
morire, e talora accecare, per la forza ch'aveano l'uno più che·ll'altro, chi
dallo 'mperadore che regnava, e chi da' possenti Romani e dagli altri tiranni
d'Italia, onde grande tempo fu in tribolazione e in iscisma la Chiesa; e con
questo molte guerre, disensioni e battaglie ebbe per tutta Italia in diversi
tempi. Per la qual cosa lo stato e la signoria de' Romani venne ogni dì calando
e diminuendo, onde la nostra città di Firenze, ch'era camera de' Romani e dello
'mperio, per le sopradette guerre e aflizzioni non potea spirare né mostrare
sue forze in tutto il detto tempo, però che i Fiesolani nemici di loro così
vicini sempre teneano cogl'imperadori e cogli altri signori e tiranni ch'erano
ribegli e nimici della Chiesa e de' Romani; e' Fiesolani la città di Firenze
continuo faceano guerreggiare e guerreggiavano, acciò che Firenze non potesse
né crescere né sopramontare a·lloro. Ma come piacque a·dDio, con tutta la
guerra de' Fiesolani, e degli altri imperadori, e ribelli de' Romani, la città
di Firenze sempre cresceva a poco a poco e multiplicava, e Fiesole venia
calando e diminuendo, e molta buona gente di Fiesole lasciaro l'abitare della
città del poggio, e tornaro a l'agio del piano e del fiume ad abitare in
Firenze, imparentandosi co' Fiorentini; e maggiormente quando cessò la signoria
degli imperadori italiani e tornò agl'imperadori d'Alamagna, i quali erano
fedeli e divoti di santa Chiesa, e abattero i tiranni di Toscana e di
Lombardia; e in quegli tempi la città di Firenze crebbe e allargossi assai, e
vinse per ingegno di guerra la città di Fiesole, e disfecela, come innanzi farà
menzione. Lasceremo al presente a parlar di ciò, infino che tempo sarà, e
cominceremo il quinto libro, come lo 'mperio di Roma tornò agli Alamanni, e
quegli che regnaro per gli tempi, e quello che fecero, mischiandovi tuttora le
storie e' fatti de' Fiorentini, come incorsono nella loro signoria, che ne fia
di nicessità a volerle dirittamente ritrarre e raccontare.
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