Libro sesto
I
Qui comincia il VI libro: come il primo Federigo detto di Stuffo di
Soave fu imperadore di Roma, e de' suoi discendenti; conseguendo i fatti di
Firenze che furono a loro tempi e di tutta Italia.
Dopo la morte di Currado di Sassogna re de' Romani fue eletto imperadore
Federigo Barbarossa detto Federigo Grande, overo primo, della casa di Soave, e
chi il sopranomò di Stuffo. Questi, rimesse le boci degli elettori in lui, si
chiamò sé medesimo, e poi passò in Italia, e fu coronato a Roma per papa
Adriano quarto gli anni di Cristo MCLIIII, e regnò anni XXXVII che re de'
Romani e che imperadore. Questo Federigo fu largo e bontadoso, facondioso e
gentile, e in tutti suoi fatti glorioso. A la prima fue amico di santa Chiesa
al tempo del detto papa Adriano, e fece rifare Tiboli che era disfatto, ma il
dì medesimo che fu coronato da' Romani a la sua gente ebbe grande zuffa e
battaglia nel prato di Nerone, ove il detto imperadore era attendato, a grande
danno de' Romani, e dentro nel Portico di San Piero; e quello tutto arse e
disfece, cioè la parte di Roma ch'è intorno a San Piero. Questi poi tornando in
Lombardia il primo anno del suo imperiato, perché la città di Spuleto
no·ll'ubbidìo, imperciò ch'era della Chiesa, vi si puose ad oste, e vinsela, e
tutta la fece disfare; e per volere occupare le ragioni della Chiesa, tosto si
fece nimico; ché dopo la morte d'Adriano papa gli anni di Cristo MCLVIIII fu
fatto papa Allessandro terzo di Siena, che regnò XXII anni: questi, per
mantenere la giuridizione di santa Chiesa, ebbe grande guerra col detto
Federigo imperadore, e per più tempo; il quale imperadore gli fece fare
incontro IIII antipapi scismatici in diversi tempi, l'uno appresso l'altro, che
i tre furono cardinali. Il primo fu Attaviano che·ssi fece chiamare Vittorio;
il secondo Guido di Chermona che si fece chiamare Pasquale; il terzo fu
Giovanni Strumense che si fece chiamare Calisto; il quarto ebbe nome Landone il
quale si fece chiamare Innocenzo; onde nella Chiesa di Dio ebbe grande scisma e
afflizzione, imperciò che questi papi colla forza di Federigo imperadore
teneano tutto il Patrimonio San Piero e 'l ducato, che 'l detto papa
Allessandro non avea nulla signoria. Ma il detto papa Allessandro contro a
tutti valentemente pugnò, e gli scomunicò: i quali tutti l'uno appresso
l'altro, lui regnando, moriro di mala morte. Ma regnando eglino colla forza di
Federigo, il detto diritto papa Allessandro, non potendo stare in Roma, se
n'andò colla corte in Francia al re Luis il Pietoso, il quale il ricevette
graziosamente. E dicesi in Francia che vegnendo il detto papa Allessandro a
Parigi celatamente con poca compagnia a guisa d'uno picciolo prelato,
incontanente che fu a San Moro presso di Parigi, non avendo del papa novella
niuna, per divino miracolo si levò una boce: “Ecco il papa, ecco il papa!”; e
cominciaro a sonare le campane, e lo re col chericato e popolo di Parigi gli si
fece incontro, onde il papa si maravigliò forte, però che nullo sapea di sua
venuta; e ringraziò Idio, e palesossi al re e al popolo, e cominciò a segnare.
E poi in Francia fece il detto papa concilio generale a la città del Torso in
Torena, nel quale scomunicò il detto Federigo e dispuose dello 'mperio, e
assolvette tutti i suoi baroni di suo saramento, e dispuose quegli della casa
della Colonna di Roma, che mai né eglino né loro successori potessono avere
dignità in santa Chiesa, però ch'al tutto si tennero all'aiuto e favore del
detto Federigo contra la Chiesa. E in quello concilio tutti gli re e signori di
ponente si promisero e allegarono con Luis re di Francia a l'aiuto del detto
papa Allessandro e di Santa Chiesa contro a Federigo detto, e simile molte
città di Lombardia si rubellaro al detto Federigo: ciò fu Milano, e Chermona, e
Piagenza, e tennero col papa e colla Chiesa. Per la qual cosa il detto Federigo
passando per la Lombardia per andare in Francia contra Luis re che riteneva
papa Allessandro, trovando la città di Melano che gli s'era ribellata,
sì·ll'asediò e per lungo assedio l'ebbe l'anno di Cristo MCLXII del mese di
marzo, e fecele disfare le mura, e ardere tutta la città, e arare e seminare di
sale; e' corpi di tre re, overo magi, che vennoro ad adorare Cristo per lo
segno della stella, i quali erano nella città di Milano in tre tombe cavate di
profferito, gli fece trarre di Milano e mandargline a Cologna, onde tutti i
Lombardi furono molto crucciosi. E poi passando i monti per distruggere il
reame di Francia collo aiuto del re di Buem e con quello di Dazia, cioè
Dannesmarce, entrò in Borgogna; ma lo re Luis di Francia coll'aiuto d'Arrigo re
d'Inghilterra suo genero, e con più signori e baroni furono a contradiallo,
sicché per la grazia d'Iddio non ebbe nullo podere, né v'aquistò terra, ma per
difetto di vittuaglia si tornaro adietro quegli re in loro paesi, e Federigo in
Italia. E faccendo guerreggiare i Romani perché s'erano tornati dalla parte
della Chiesa e di papa Allessandro, essendo i detti Romani a oste a Toscolano,
per lo cancelliere del detto Federigo colle sue masnade de' Tedeschi furono
sconfitti ne·luogo detto Monte del Porco, e molti Romani presi, e morti sì
grande quantità che nelle carra tornarono morti a Roma per soppellirli; e questa
sconfitta si dice che fue per tradimento de' Colonnesi, i quali furono sempre
collo imperadore e contro alla Chiesa, onde furono per lo papa privati d'ogni
benificio temporale e spirituale; e per la detta sconfitta i Romani cacciarono
di Roma i Colonnesi, e disfeciono loro una antica e bellissima fortezza che si
chiamava l'Agosta, la quale si dice che fece fare Cesare Agusto; e ciò fu gli
anni di Cristo MCLXVII. E ciò fatto, lo 'mperadore venne all'assedio di Roma
per distruggerla, e aveala molto stretta. I Romani feciono al chericato di Roma
prendere la testa di santo Piero e quella di santo Paolo, e portarle a
processione per tutta Roma; per la qual cosa i Romani si crocciaro tutti contra
lo 'mperadore, e 'l primo che·lla prese fue messere Matteo Rosso il vecchio
degli Orsini, avolo che fu di papa Niccola terzo, e per vecchiezza avea
lasciate l'armi e preso abito di penitenzia; e per questa cagione lasciò
l'abito e riprese l'armi, onde molto fue commendato; e per questa cagione egli
e' suoi vennero in grazia della Chiesa, e agrandiro molto. Apresso il detto
messere Matteo prese la croce Gianni Buovo, grande cittadino di Roma, e poi
tutti gli altri con grande animo e volontà; per la qual cosa, sentendolo lo
'mperadore, o per paura, ma più per miracolo de' beati appostoli, subito si
partì dall'assedio di Roma con sua gente, e tornossi a Viterbo, e la città di
Roma fu liberata.
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