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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo primo
    • Libro settimo
      • XVII     Come lo 'mperadore Federigo passòe oltremare, e fece pace col soldano, e riebbe Ierusalem contra volontà della Chiesa.
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XVII

 

 

Come lo 'mperadore Federigo passòe oltremare, e fece pace col soldano, e riebbe Ierusalem contra volontà della Chiesa.

 

Poi gli anni di Cristo MCCXXXIIII lo 'mperadore Federigo fatta sua armata e grande apparecchiamento, sanza richiedere il papa o la Chiesa, o nullo altro signore de' Cristiani, si mosse di Puglia e andonne oltremare più per avere la signoria di Ierusalem, come gli avea promessa il soldano, che per altro benificio di Cristianità; e ciò apparve apertamente, ché giunto lui in Cipri, e mandato in Soria innanzi il suo maliscalco con parte di sua gente, non intese a guerreggiare i Saracini, ma i Cristiani; ché tornando i pellegrini d'una cavalcata fatta sopra i Saracini con grande preda e molti pregioni, il detto maliscalco combatté co·lloro, e molti n'uccise, e rubò loro tutta la preda. E questo si disse che fece per lo trattato che·llo 'mperadore tenea col soldano, stando lui in Cipri, che spesso si mandavano ambasciadori e ricchi presenti. E ciò fatto, lo 'mperadore n'andòe in Acri, e volle disfare il tempio d'Acri a' Tempieri, e fece torre loro castella, e mandòe suoi ambasciadori a papa Gregorio, che gli piacesse di ricomunicarlo, imperciò ch'avea fatta sua penitenza e saramento; dal quale papa non fu intesa sua petizione e richesta, imperciò che al papa e alla Chiesa era palese per lettere e per messaggi venuti di Soria dal legato del papa, e dal patriarca di Ierusalem, e dal mastro del Tempio, e da quello dello Spedale, e da più altri signori di , che·llo imperadore non facie in Soria nullo beneficio comune de' Cristiani, né co' signori ch'erano di non consigliava al racquisto della Terrasanta, ma istava in trattati col soldano e co' Saracini. E al detto trattato e accordo diede compimento abboccandosi a parlamento col soldano, nel quale il soldano gli fece molta reverenza, dicendogli: “Tu se' Cesare de' Romani, maggiore signore di me”. L'accordo fu tra·lloro in questo modo, che 'l soldano gli rendé a queto la città di Ierusalem, salvo il tempio Domini che volle rimanesse a la guardia de' Saracini, acciò che vi si gridasse la salà, e chiamasse Maometto; e lo 'mperadore l'asentì per dispetto e mala volontà ch'avea co' Tempieri, e lasciogli il soldano tutto il reame di Ierusalem, salvo il castello chiamato il Craito di Monreale, e più altre castella fortissime alle frontiere, e erano la chiave e l'entrata del reame. A la qual pace non fu consenziente il legato del papa cardinale, né 'l patriarca di Ierusalem, né Tempieri, né gli Spedalieri, né gli altri signori di Soria, né capitani de' pellegrini, imperciò che a·lloro parve falsa pace, e a danno e vergogna de' Cristiani, e a sconcio del racquisto della Terrasanta. Ma però lo 'mperadore Federigo non lasciò, ma co' suoi baroni e col mastro maggiore de la magione degli Alamanni andò in Ierusalem, e fecesi coronare in mezza quaresima, gli anni di Cristo MCCXXXV. E ciò fatto, sì mandò suoi ambasciatori in ponente a significarlo al papa, e al re di Francia, e a più altri re e signori, com'era coronato, e possedea il reame di Ierusalem; de la qual cosa il papa e tutta la Chiesa ne furono crucciosi a morte, conoscendo come ciò era falsa pace, e con inganno a piacere del soldano, acciò che' pellegrini ch'erano iti al passaggio nol potessono guerreggiare. E videsi apertamente, ché poco appresso che Federigo fu tornato in ponente i Saracini ripresono Ierusalem e quasi tutto il paese che 'l soldano gli avea renduto, a grande danno e vergogna de' Cristiani; e rimase la Terrasanta e la Soria in peggiore stato che no·lla trovò.

 




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