XXIV
Della sentenzia che papa Innocenzo diede al concilio a·lLeone sovra
Rodano sopra Federigo imperadore.
Come papa Innocenzo fue a Leone, ordinò concilio generale nel detto
luogo, e fece richiedere per l'universo mondo vescovi e arcivescovi e altri
prelati, i quali tutti vi vennero. E vennollo a vedere infino a la badia di
Crugnì in Borgogna il buono re Luis di Francia, e poi venne infino al concilio
a·lLeone, ove sé e 'l suo reame proferse al servigio del detto papa e di santa
Chiesa contra Federigo imperadore, e contra chi fosse nimico di santa Chiesa, e
crociossi per andare oltremare. E partito il re Luis, il papa fece nel detto
concilio più cose in bene della Cristianità, e canonizzò più santi, come fa
menzione la cronica martiniana nel suo trattato. E ciò fatto, il detto papa
fece citare il detto Federigo, che personalmente dovesse venire al detto
concilio, sì come in luogo comune, a scusarsi di XIII articoli provati contro
a·llui di cose fatte contra a la fede di Cristo e contra a santa Chiesa. Il
quale imperadore non vi volle comparire, ma mandovvi suoi ambasciadori e
proccuratori, il vescovo di Freneborgo d'Alamagna, e frate Ugo mastro della
magione di Santa Maria degli Alamanni, e il savio cherico e maestro Piero da le
Vigne del Regno, i quali scusando lo 'mperadore come nonn-era potuto venire per
malatia e disagio di sua persona, ma pregando il detto papa e' suoi frati che
gli dovessono perdonare, e ch'egli tornerebbe a misericordia, e renderebbe ciò
che occupava della Chiesa, e profersono, se 'l papa gli volesse perdonare,
s'obbligava che infra uno anno adoperrebbe sì che 'l soldano de' Saracini
renderebbe a' suoi comandamenti la Terrasanta d'oltremare. E 'l detto papa
udendo le 'nfinte scuse e vane proferte dello 'mperadore, domandò i detti
ambasciadori se di ciò fare aveano autentico mandato, li quali appresentaro
piena procura a tutto promettere e obbligare sotto bolla d'oro del detto
imperadore. E come il papa l'ebbe a·ssé, in pieno concilio e presenti i detti
ambasciadori, abbominò Federigo di tutti i detti XIII articoli colpevole, e per
ciò confermare disse: “Vedete, fedeli Cristiani, se Federigo tradisce santa
Chiesa e tutta Cristianità, che secondo il suo mandato egli proffera infra uno
anno di fare rendere la Terrasanta al soldano; assai chiaramente si mostra che
'l soldano la tiene per lui, a vergogna di tutti i Cristiani”. E ciò detto e
sermonato, fece piuvicare il processo incontro al detto impradore, e
condannollo e scomunicollo siccome eretico e persecutore di santa Chiesa,
agravandolo di più crimini disonesti contra lui provati, e privollo della
signoria dello 'mperio, e del reame di Cicilla, e di quello di Ierusalem,
assolvendo d'ogni fedeltà e saramento tutti i suoi baroni e sudditi,
iscomunicando chiunque l'ubbidisse, o gli desse aiuto o favore, o più il
chiamasse imperadore o re. E il detto processo fu fatto al detto concilio a
Leone sopra Rodano gli anni di Cristo MCCXLV, dì XVII di luglio. Le principali
ragioni perché Federigo fu condannato furono IIII: la prima imperciò che,
quando la Chiesa lo 'nvestì del reame di Cicilla e di Puglia, e poi dello
'mperio, giurò a la Chiesa dinanzi a' suoi baroni, e dinanzi allo 'mperatore
Baldovino di Costantinopoli, e a·ttutta la corte di Roma di difendere santa
Chiesa in tutti suoi onori e diritti contra tutte genti, e di dare il debito
censo, e ristituire tutte le possessioni e giuridizioni di santa Chiesa; delle
quali cose fece il contradio, e fu ispergiuro, e tradimento commise, e infamò
villanamente a torto papa Gregorio VIIII e' suoi cardinali per sue lettere per
l'universo mondo. La seconda cosa fu che ruppe la pace fatta da·llui alla
Chiesa, non ricordandosi della perdonanza a·llui fatta delle scomuniche e degli
altri misfatti per lui operati contra santa Chiesa; e quegli che furono colla
Chiesa contro a·llui in quella pace giurò e promise di mai non offendere, e
elli fece tutto il contradio; che tutti gli disperse, o per morte o per esilio,
loro e loro famiglie, levando loro possesioni, e non ristituì a' Tempieri né
agli Spedalieri le loro magioni per lui occupate, le quali per patti della pace
avea promessi di ristituire e rendere, e lasciò per forza vacanti XI
arcivescovadi, con molti vescovadi e badie nello imperio e nel reame, i quali
non lasciava a quegli che degnamente erano eletti per lo papa tenere né coltivare,
faccendo forze e torzioni alle sacre persone, recandoli a piati dinanzi a' suoi
balii e corti secolari. La terza causa fu per sacrilegio che fece, che per le
galee di Pisa e per lo figliuolo re Enzo fece pigliare i cardinali e molti
parlati in mare, come detto è in adietro, e di quegli mazzerare in mare, e
tenere morendo in diverse e aspre carcere. La quarta causa fu perch'egli fu
trovato e convinto in più articoli di resia di fede; e di certo egli non fu
cattolico Cristiano, vivendo sempre più a suo diletto e piacere, che a ragione,
o a giusta legge, e participando co' Saracini: sempre usò poco o niente la
Chiesa e 'l suo oficio, e non facie limosina; sì che non sanza grandi cagioni e
evidenti fue disposto e condannato; e con tutto che molta molestia e
persecuzione facesse a santa Chiesa, come fue condannato, ogni onore e stato e
potenzia e grandezza in poco di tempo Idio gli levò, e gli mostrò la sua ira,
sì come innanzi faremo menzione. E perché molti fecero questione chi avesse il
torto della discordia, o la Chiesa o lo 'mperadore, udendo le sue scuse per le
sue lettere, a·cciò rispondo e dico, manifestamente e per divino miracolo, ma
più miracoli si mostrarono, che 'l torto fu dello 'mperadore, imperciò che
aperti e visibili giudicii Idio mostrò per la sua ira a Federigo e a sua
progenia.
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