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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo primo
    • Libro settimo
      • XXXIV     Come l'oste di Federigo imperadore fu sconfitta da' Parmigiani e dal legato del papa.
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XXXIV

 

 

Come l'oste di Federigo imperadore fu sconfitta da' Parmigiani e dal legato del papa.

 

In questo tempo Federigo imperadore si puose ad assedio a la città di Parma in Lombardia, imperciò ch'erano rubellati dalla sua signoria e teneano colla Chiesa, e dentro in Parma era il legato del papa con gente d'arme a cavallo per la Chiesa in loro aiuto. Federigo con tutte le sue forze e quelle de' Lombardi v'era intorno, e stettevi per più mesi, e giurato aveva di non partirsi mai, se prima non l'avesse; e però avea fatto incontro a la detta città di Parma una bastita a modo d'un'altra cittade con fossi, e steccati, e torri, e case coperte e murate, a la quale puose nome Vittoria; e per lo detto assedio avea molto ristretta la città di Parma, e eraassottigliata di fornimento di vittuaglia, che poco tempo si poteano più tenere, e ciò sapea bene lo 'mperadore per sue spie; e per la detta cagione quasi gli tenea come gente vinta, e poco gli curava. Avenne, come piacque a Dio, che uno giorno lo 'mperadore, per prendere suo diletto, si andò in caccia con uccegli e con cani, con certi suoi baroni e famigliari, fuori di Vittoria; i cittadini di Parma avendo ciò saputo per loro spie, come gente avolontata, ma più come disperata, uscirono tutti fuori di Parma armati, popolo e cavalieri, a una ora, e vigorosamente da più parti assaliro la detta bastita di Vittoria. La gente dello 'mperadore improvisi, e non con ordine, e con poca guardia, come coloro che non curavano i nemici, veggendosi così sùbiti e aspramente assaliti, e non essendovi il loro signore, non ebbono nulla difesa, anzi si misono in fugga e inn-isconfitta; e sì erano tre cotanti cavalieri e genti a piè che quegli di Parma; ne la quale sconfitta molti ne furono presi e morti, e lo 'mperadore medesimo sappiendo la novella, con gran vergogna si fuggìo a Chermona; e' Parmigiani presono la detta bastita, ove trovarono molto guernimento e vittuaglia, e molte vasellamenta d'argento, e tutto il tesoro che·llo 'mperadore aveva in Lombardia, e la corona del detto imperadore, la quale i Parmigiani hanno ancora nella sagrestia del loro vescovado, onde furono tutti ricchi; e spogliato il detto luogo della preda, vi misero fuoco, e tutto l'abattero, acciò che mai non v'avesse segno di cittade, né di bastita; e ciò fu il primo martedì di febbraio, gli anni di Cristo MCCXLVIII.

 




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