XXXV
Come i Guelfi usciti di Firenze furono presi nel castello di Capraia.
Poco tempo appresso lo 'mperadore si partì di Lombardia, e lasciovvi suo
vicario generale Enzo re di Sardigna suo figliuolo naturale, con gente assai a
cavallo, sopra la taglia de' Lombardi, e venne in Toscana, e trovò che·lla
parte de' Ghibellini, che signoreggiavano la città di Firenze, del mese di
marzo s'erano posti ad assedio al castello di Capraia, nel quale erano i
caporali delle maggiori case de' nobili guelfi usciti di Firenze. Lo 'mperadore
vegnendo in Toscana, non volle entrare nella città di Firenze, né mai v'era
entrato, ma se ne guardava, che per suoi aguri, overo detto d'alcuno demonio,
overo profezia, trovava ch'egli dovea morire in Firenze, onde forte temea; ma
passò all'oste, e andossene a soggiornare nel castello di Fucecchio, e la
maggior parte di sua gente lasciò all'asedio di Capraia, il quale castello per
forte assedio e fallimento di vittuaglia non possendosi più tenere, feciono
quegli d'entro consiglio di patteggiare, e avrebbono avuto ogni largo patto
ch'avessono voluto; ma uno calzolaio uscito di Firenze, ch'era stato uno grande
anziano, non essendo richesto al detto consiglio, isdegnato si fece alla porta,
e gridò a quegli dell'oste che·lla terra non si potea più tenere; per la qual
cosa quegli dell'oste non vollono intendere a patteggiare, onde quegli d'entro,
come gente morta, s'arrendero a la mercé dello imperadore; e ciò fu del mese di
maggio, gli anni di Cristo MCCXLVIIII. E' capitani de' detti Guelfi era il
conte Ridolfo di Capraia e messer Rinieri Zingane de' Bondelmonti; e
rapresentati a Fucecchio allo 'mperadore, tutti gli ne menò seco pregioni in
Puglia, e poi per lettere a ambasciadori mandatigli per gli Ghibellini di
Firenze, a tutti quegli delle gran case nobili di Firenze fece trarre gli
occhi, e poi mazzerare in mare, salvo messer Rinieri Zingane: perché 'l trovò
savio e magnanimo no·llo volle fare morire, ma fecelo abacinare degli occhi, e
poi in su l'isola di Montecristo come religioso finì sua vita. E 'l sopradetto
calzolaio da quegli di fuori fu guarentito, il quale, tornati poi i Guelfi in
Firenze, egli vi ritornò, e riconosciuto in parlamento, a grido di popolo fu
lapidato, e vilmente per gli fanciulli strascinato per la terra, e gittato a'
fossi.
|