XLIII
Come al tempo del detto popolo i Fiorentini sconfissono i Pistolesi, e
poi cacciarono certe case di Ghibellini di Firenze.
Molto esultò la parte della Chiesa e parte guelfa per tutta Italia e per
la morte dello 'mperadore, e la parte d'imperio e ghibellina abassò, imperciò
che papa Innocenzo tornò d'oltre i monti colla corte a Roma, favorando i fedeli
della Chiesa. Avenne che del mese di luglio, gli anni di Cristo MCCLI, il
popolo e Comune di Firenze feciono oste a la città di Pistoia, ch'erano loro
ribelli, e combattero co' detti Pistolesi, e sconfissongli a Monte Robbolini
con grande danno de' morti e de' presi de' Pistolesi. E allora era podestà di
Firenze messer Uberto da Mandella di Milano. E per cagione che la maggiore
parte delle case de' Ghibellini di Firenze non piacea la signoria del popolo,
perché parea loro che favorassono più ch'a·lloro non piacea i Guelfi, e per lo
passato tempo erano usi di fare le forze e tiranneggiare per la baldanza dello
'mperadore, sì non vollono seguire il popolo né 'l Comune a la detta oste sopra
Pistoia; anzi in detto e in fatto la contradiaro per animosità di parte,
imperciò che Pistoia in quelli tempi si reggea a parte ghibellina; per la quale
cagione e sospetto, tornata l'oste da Pistoia vittoriosamente, le dette case de'
Ghibellini di Firenze furono cacciati e mandati fuori della città per lo popolo
di Firenze il detto mese di luglio MCCLI. E cacciati i caporali de' Ghibellini
di Firenze, il popolo e gli Guelfi che dimoraro a la signoria di Firenze si
mutaro l'arme del Comune di Firenze; e dove anticamente si portava il campo
rosso e 'l giglio bianco, si feciono per contradio il campo bianco e 'l giglio
rosso, e' Ghibellini si ritennero la prima insegna; ma·lla insegna antica del
Comune dimezzata bianca e rossa, cioè lo stendale ch'andava nell'osti in sul
carroccio, non si mutò mai. Lasceremo alquanto de' fatti de' Fiorentini, e
diremo alquanto della venuta del re Currado figliuolo dello 'mperadore
Federigo.
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