XLV
Come Manfredi figliuolo naturale di Federigo prese la signoria del
regno di Cicilia e di Puglia, e fecesi coronare re.
Morto Currado detto re della Magna, Manfredi rimase signore e balio di
Cicilia e del Regno, con tutto che per la morte di Currado alquante terre del
Regno si rubellassono, e papa Innocenzo quarto con grande oste della Chiesa si
mise nel Regno per racquistare la terra che tenea Manfredi contra volontà della
Chiesa, e sì come scomunicato. E come la detta oste della Chiesa fu entrata nel
Regno, tutte le città e castella infino a Napoli s'arendero al detto papa; ma
poco lui dimorato in Napoli, infermò e passò di questa vita gli anni di Cristo
MCCLII, e nella città di Napoli fue soppellito. E per la morte del detto papa,
e per la vacazione che dopo lui ebbe la Chiesa, che più di due anni stette
sanza pastori, Manfredi racquistò tutto il Regno, e crebbe molto la sua forza e
lungi e appresso; e con grande studio s'intendea con tutte le città d'Italia,
ch'erano Ghibellini e fedeli dello imperio, e aiutavagli co' suoi cavalieri
tedeschi, faccendo co·lloro taglia e compagnia in Toscana e in Lombardia. E
quando il detto Manfredi si vide in gloria e inn-istato, si pensò di farsi fare
re di Cicilia e di Puglia, e perché ciò gli venisse fatto, si recò ad amici con
ispendio, e doni, e promesse, e ufici, i maggiori baroni de·Regno. E sappiendo
come del re Currado suo fratello era rimaso uno suo figliuolo chiamato
Curradino, il quale per ragione era diritto erede del reame di Cicilia, e era
in Alamagna a la guardia della madre, sì si pensò una frodolente malizia per
esser re, ch'elli raunò tutti i baroni del Regno, e propuose loro quello
ch'avesse a·ffare della signoria, con ciò fosse cosa che elli avesse novelle
come il suo nipote Curradino era grave infermo, e da non potere mai reggere
reame; onde per gli suoi baroni fue consigliato che mandasse suoi ambasciadori
in Alamagna a sapere dello stato di Curradino, e se fosse morto o infermo.
Infino allora consigliavano che Manfredi fosse fatto re. A·cciò s'accordò
Manfredi, come colui che tutto avea ordinato fittiziamente, e mandati i detti
ambasciadori a Curradino e a la madre con ricchi presenti e grandi proferte. I
quali ambasciadori giunti in Soavia, trovarono il garzone che la madre ne facea
gran guardia, e co·llui tenea più altri fanciulli di gentili uomini vestiti di
sua roba: dimandando i detti ambasciadori Curradino, la madre temendo di
Manfredi, sì mostrò loro uno de' detti fanciulli. E quegli con ricchi presenti
gli feciono doni e reverenzia, intra' quali doni furono de' confetti di Puglia
avelenati, e quello garzone prendendone, tosto morìo. Eglino credendo Curradino
avere morto di veleno, si partirono d'Alamagna, e come furono tornati in
Vinegia, feciono fare alla loro galea vele di panno nero e tutti gli arredi
neri, e eglino si vestiro a nero; e sì come giunsono in Puglia feciono
sembiante di grande dolore, sì come da Manfredi erano amaestrati. E rapportato
a Manfredi e a' baroni tedeschi del Regno come Curradino era morto, e fatto per
Manfredi sembiante di grande corrotto, a grido de' suoi amici e di tutto il
popolo, sì come avea ordinato, fu eletto re di Cicilla e di Puglia, e a
Monreale in Cicilia si fece coronare gli anni di Cristo MCCLV.
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