LIII
Come di prima si feciono in Firenze i fiorini dell'oro.
Tornata e riposata l'oste de' Fiorentini colle vittorie dette dinanzi, la
cittade montò molto inn-istato e in ricchezze e signoria, e in gran tranquillo:
per la qual cosa i mercatanti di Firenze, per onore del Comune, ordinaro col
popolo e comune che·ssi battesse moneta d'oro in Firenze; e eglino promisono di
fornire la moneta d'oro, che in prima battea moneta d'ariento da danari XII
l'uno. E allora si cominciò la buona moneta d'oro fine di XXIIII carati, che si
chiamano fiorini d'oro, e contavasi l'uno soldi XX; e ciò fu al tempo del detto
messere Filippo degli Ugoni di Brescia, del mese di novembre gli anni di Cristo
MCCLII. I quali fiorini, gli otto pesavano una oncia, e dall'uno lato era la
'mpronta del giglio, e dall'altro il san Giovanni. Per cagione della detta
nuova moneta del fiorino d'oro, sì·cci acadde una bella novelletta, e da dovere
notare. Cominciati i detti nuovi fiorini a spargersi per lo mondo, ne furono
portati a Tunisi in Barberia; e recati dinanzi al re di Tunisi, ch'era valente
e savio signore, sì gli piacque molto, e fecene fare saggio, e trovata di fine
oro, molto la commendò, e fatta interpetrare a' suoi interpetri la 'mpronta e scritta
del fiorino, trovò dicea: “Santo Giovanni Batista”; e dal lato del giglio:
“Fiorenzia”. Veggendo era moneta di Cristiani, mandò per gli mercatanti pisani
che allora erano franchi e molto innanzi al re (e eziandio i Fiorentini si
spacciavano in Tunisi per Pisani), e domandogli che città era tra' Cristiani
quella Florenza che faceva i detti fiorini. Rispuosono i Pisani
dispettosamente e per invidia, dicendo: “Sono nostri Arabi fra terra”, che
tanto viene a dire come nostri montanari. Rispuose saviamente il re: “Non mi
pare moneta d'Arabi; o voi Pisani, quale moneta d'oro è la vostra?”. Allora
furono confusi e non seppono rispondere. Domandò se tra·lloro era alcuno di
Florenza; trovovisi uno mercatante d'Oltrarno ch'avea nome Pera Balducci,
discreto e savio. Lo re lo domandò dello stato e essere di Firenze, cui i
Pisani faceano loro Arabi; lo quale saviamente rispuose, mostrando la potenzia
e la magnificenzia di Fiorenza, e come Pisa a comparazione non era di podere né
di gente la metà di Firenze, e che non aveano moneta d'oro, e che il fiorino
era guadagnato per gli Fiorentini sopra loro per molte vittorie. Per la qual
cagione i detti Pisani furono vergognati, e lo re per cagione del fiorino, e
per le parole del nostro savio cittadino, fece franchi i Fiorentini, e che
avessono per loro fondaco d'abitazione e chiesa in Tunisi, e privilegiogli come
i Pisani. E questo sapemo di vero dal detto Pera, uomo degno di fede, che·cci
trovammo co·llui in compagnia all'uficio del priorato.
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