LXXVIII
Come i Fiorentini feciono oste per fornire Monte Alcino, e furono
sconfitti dal conte Giordano e da' Sanesi a Monte Aperti.
Preso il mal consiglio per lo popolo di Firenze che l'oste si facesse,
richiesono loro amistadi d'aiuto, i quali, i Lucchesi vennero per comune popolo
e cavalieri, e' Bolognesi, e' Pistolesi, e' Pratesi, e' Volterrani, e'
Saminiatesi, e San Gimignano, e Colle di Valdelsa ch'erano in taglia col Comune
e popolo di Firenze; e in Firenze aveva VIIIc cavallate de' cittadini, e più di
Vc soldati. E raunata la detta gente in Firenze, si partì l'oste all'uscita
d'agosto, e menarono per pompa e grandigia il carroccio, e una campana che si
chiamava Martinella in su uno carro con uno castello di legname a ruote, e
andarvi quasi tutto il popolo colle insegne delle compagnie, e non rimase casa
né famiglia di Firenze, che non v'andasse pedone a piè o a cavallo, il meno uno
per casa, e di tali due, e più, secondo ch'erano potenti. E quando si trovaro
in sul contado di Siena al luogo ordinato in sul fiume d'Arbia, nel luogo detto
Monte Aperti, con Perugini e Orbitani che là s'aggiunsono co' Fiorentini, si
ritrovaro più di IIIm cavalieri e più di XXXm pedoni. In questo apparecchio
dell'oste de' Fiorentini, i sopradetti maestri del trattato ch'erano in Siena,
acciò che pienamente venisse fornito, anche mandarono a Firenze altri frati a
trattare tradimento con certi grandi e popolani ghibellini ch'erano rimasi in
Firenze, e doveano venire per comune nell'oste, che come fossono assembiati, si
dovessono da più parti fuggire delle schiere, e tornare dalla loro parte, per
isbigottire l'oste de' Fiorentini, parendo a·lloro avere poca gente a
comparazione de' Fiorentini; e così fu fatto. Avenne che, essendo la detta oste
in su i colli di Monte Aperti, e' savi anziani guidatori dell'oste e del
trattato attendeano che per gli traditori d'entro fosse loro data la porta
promessa. Uno grande popolare di Firenze di porte San Piero, ch'era Ghibellino,
e avea nome il Razzante, avendo alcuna cosa spirato dell'attendere dell'oste
de' Fiorentini, con volontà de' Ghibellini del campo ch'erano al tradimento,
gli fu commesso ch'entrasse in Siena, ond'egli si fuggì a cavallo del campo per
fare assapere agli usciti di Firenze come si dovea tradire la città di Siena, e
come i Fiorentini erano bene in concio, e con molta potenza di cavalieri e di
popolo, e per dire a que' d'entro che non s'avisassono a battaglia. E giunto in
Siena, e scoperte queste cose a' detti messer Farinata e messer Gherardo
trattatori, sì gli dissono: “Tu ci uccideresti, se tu ispandessi queste novelle
per Siena, imperciò che ogni uomo faresti impaurire, ma vogliamo che dichi il
contrario; imperciò che se ora ch'avemo questi Tedeschi non si combatte, noi
siamo morti, e mai non ritorneremo in Firenze; e per noi farebbe meglio la
morte e d'essere isconfitti, ch'andare più tapinando per lo mondo”; e facea per
loro di mettersi a la fortuna della battaglia. Il Razzante assettato da' detti,
intese e promise di così dire; e con una ghirlanda in capo, co' detti a
cavallo, mostrando grande allegrezza, venne al parlamento al palagio ov'era
tutto il popolo di Siena, e' Tedeschi, e l'altre amistadi; e in quello con
lieta faccia disse le novelle larghe da parte de' Ghibellini e traditori del
campo, e come l'oste si reggea male, e erano male guidati, e peggio in
concordia, e che assalendogli francamente, di certo erano sconfitti. E fatto il
falso rapporto per Razzante, a grido di popolo si mossono tutti ad arme
dicendo: “Battaglia, battaglia!”. I Tedeschi vollono promessa di paga doppia, e
così fue fatto; e loro schiera misono innanzi all'asalto per la detta porta di
San Vito, che dove' a' Fiorentini essere data; e gli altri cavalieri e popolo
usciro appresso. Quando quegli dell'oste ch'attendeano che fosse loro data la
porta vidono uscire i Tedeschi e l'altra cavalleria e popolo fuori di Siena
inverso loro con vista di combattere, sì·ssi maravigliarono forte e non sanza
isbigottimento grande, veggendo il sùbito avenimento e assalto non proveduto; e
maggiormente gli fece isbigottire che più Ghibellini ch'erano nel campo a
cavallo e a piè, veggendo appressare le schiere de' nemici, com'era ordinato il
tradimento, si fuggirono da l'altra parte; e ciò furono di que' della Pressa, e
degli Abati, e più altri. E però non lasciarono i Fiorentini e l'altra loro
amistade di fare loro schiere, e attendere la battaglia. E come la schiera de'
Tedeschi rovinosamente percosse la schiera de' cavalieri de' Fiorentini ov'era
la 'nsegna della cavalleria del Comune, la quale portava messer Jacopo del Naca
della casa de' Pazzi di Firenze, uomo di grande valore, il traditore di messer
Bocca degli Abati, ch'era in sua schiera e presso di lui, colla spada fedì il
detto messer Jacopo e tagliogli la mano co la quale tenea la detta insegna, e
ivi fu morto di presente. E ciò fatto, la cavalleria e popolo veggendo abattuta
la 'nsegna, e così traditi da·lloro, e da' Tedeschi sì forte assaliti, in poco
d'ora si misono inn-isconfitta. Ma perché la cavalleria di Firenze prima
s'avidono del tradimento, non ne rimasono che XXXVI uomini di nome di cavallate
tra morti e presi. Ma la grande mortalità e presura fue del popolo di Firenze a
piè, e di Lucchesi, e Orbitani, però che si rinchiusono nel castello di Monte
Aperti, e tutti furono presi; ma più di MMD ne rimasono al campo morti, e più
di MD presi pur de' migliori del popolo di Firenze di ciascuna casa, e di
Lucca, e degli altri amici che furono a la detta battaglia. E così s'adonò la
rabbia dell'ingrato e superbio popolo di Firenze; e ciò fu uno martedì, a dì
IIII di settembre, gli anni di Cristo MCCLX; e rimasevi il carroccio, e la
campana detta Martinella, con innumerabile preda d'arnesi di Fiorentini e di
loro amistade. E allora fu rotto e annullato il popolo vecchio di Firenze,
ch'era durato in tante vittorie e grande signoria e stato per X anni.
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