LXXIX
Come i Guelfi di Firenze dopo la detta sconfitta si partirono di
Firenze, e andarsene a Lucca.
Venuta in Firenze la novella della dolorosa sconfitta, e tornando i
miseri fuggiti di quella, si levò il pianto d'uomini e di femmine in Firenze sì
grande, ch'andava infino a cielo; imperciò che non avea casa niuna in Firenze,
piccola o grande, che non vi rimanesse uomo morto o preso; e di Lucca e del
contado ve ne rimasono gran quantità, e degli Orbitani. Per la qual cosa i
caporali de' Guelfi, nobili e popolari, ch'erano tornati dalla sconfitta, e
quegli ch'erano in Firenze, isbigottiti e impauriti, e temendo degli usciti che
venieno da Siena colle masnade tedesche; e' Ghibellini ribelli e confinati
ch'erano fuori della cittade cominciarono a tornare nella terra; per la qual
cosa i Guelfi, sanz'altro commiato o cacciamento, colle loro famiglie piagnendo
uscirono di Firenze, e andarsene a Lucca, giuovedì a dì XIII di settembre, gli
anni di Cristo MCCLX. Queste furono le principali case guelfe ch'uscirono di
Firenze: del sesto d'Oltrarno, i Rossi, e' Nerli, e parte de' Mannelli, i
Bardi, e' Mozzi, e' Frescobaldi; gli popolani del detto sesto case notabili,
Canigiani, Magli, e Machiavelli, Belfredelli, e Orciolini, Aglioni, Rinucci,
Barbadori, e Battimammi, e Soderini, e Malduri, e Amirati. Di San Piero
Scheraggio, i nobili: Gherardini, Lucardesi, Cavalcanti, Bagnesi, Pulci,
Guidalotti, Malispini, Foraboschi, Manieri, quelli da Quona, Sacchetti,
Compiobbesi; i popolani: Magalotti, Mancini, Bucelli, e quelli della Vitella.
Del sesto di Borgo, i nobili: i Bondelmonti, Scali, Spini, Gianfigliazzi,
Giandonati, Bostichi, Altoviti, i Ciampali, Baldovinetti e altri. Del sesto di
San Brancazio, i nobili: Tornaquinci, Vecchietti, e' Pigli parte di loro,
Minerbetti, Becchenugi, e Bordoni e altri. Di porte del Duomo: i Tosinghi, Arrigucci,
Agli, Sizii, Marignolli, e ser Brunetto Latini e' suoi, e più altri. Di porte
San Piero: Adimari, Pazzi, Visdomini, e parte de' Donati; dal lato delli
Scolari rimasono que' della Bella, i Carri, i Ghiberti, i Guidalotti di Balla,
i Mazzocchi, gli Uccellini, Boccatonde; e oltre a questi molti confinati grandi
e popolani per ciascuno sesto. E della partita molto furono da riprendere i
Guelfi, imperciò che·lla città di Firenze era molto forte di mura e di fossi
pieni d'acqua, e da poterla bene difendere e tenere; ma il giudicio di Dio per
punire le peccata conviene che faccia suo corso sanza riparo; e a cui Idio
vuole male gli toglie il senno e l'accorgimento. E partiti i Guelfi il
giuovidì, la domenica vegnente a dì XVI di settembre, gli usciti di Firenze
ch'erano stati a la battaglia a Monte Aperti, col conte Giordano e colle sue
masnade de' Tedeschi, e cogli altri soldati de' Ghibellini di Toscana,
arricchiti delle prede de' Fiorentini e degli altri Guelfi di Toscana,
entrarono nella città di Firenze sanza contasto neuno. E incontanente feciono
podestà di Firenze per lo re Manfredi Guido Novello de' conti Guidi dal dì a
calen di gennaio vegnente a due anni; e tenea ragione nel palagio vecchio del
popolo da San Pulinari, ed era la scala di fuori. E poco tempo appresso fece
fare la porta Ghibellina, e aprire quella via di fuori, acciò che per quella
via che risponde al palagio potesse avere entrata e uscita al bisogno, per
mettere in Firenze i suoi fedeli di Casentino a guardia di lui e della terra; e
perché si fece al tempo de' Ghibellini, la porta e la via ebbe sopranome
Ghibellina. Questo conte Guido fece giurare tutti i cittadini che rimasono in
Firenze la fedeltà del re Manfredi, e per patti promessi a' Sanesi fece disfare
cinque castella del contado di Firenze ch'erano alle loro frontiere; e rimase
in Firenze per capitano di guerra, e vicario generale per lo re Manfredi, il
detto conte Giordano colle masnade de' tedeschi al soldo de' Fiorentini, i
quali molto perseguitarono i Guelfi in più parti in Toscana, come innanzi
faremo menzione; e tolsono tutti i loro beni, e disfeciono molti palagi e torri
de' Guelfi, e misono in comune i loro beni. Il detto conte Giordano fu gentile
uomo di Piemonte in Lombardia, e parente della madre del re Manfredi; e per la
sua prodezza, e perch'era molto fedele di Manfredi, e di vita e di costumi così
mondano com'egli, il fece conte e li diè terra in Puglia, e di piccolo stato il
mise in grande signoria.
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