LXXXVI
Come gli usciti guelfi di Firenze e gli altri usciti di Toscana
cacciarono i Ghibellini di Modona, e poi di Reggio.
Venuti nella città di Bologna i miseri Guelfi cacciati di Firenze e di tutte
le terre di Toscana, che niuna se ne tenea a parte guelfa, più tempo stettono
in Bologna con grande soffratta e povertà, chi a soldo a piè, e chi a cavallo,
e chi sanza soldo. Avenne in quegli tempi che quegli della città di Modona, la
parte guelfa co' Ghibellini, vennono a disensione e battaglia cittadinesca
tra·lloro, com'è usanza delle terre di Lombardia di raunarsi e di combattersi
in su la piazza del Comune: più dì stettono afrontati l'uno contra l'altro
sanza soprastare l'una parte l'altra. Avenne che' Guelfi mandarono per soccorso
a Bologna, e spezialmente agli usciti guelfi di Firenze, i quali incontanente,
come gente bisognosa e che per loro facie guerra, sì v'andarono a piè e a
cavallo, come meglio ciascuno potéo. E giunti a Modona, per gli Guelfi fu data
loro una porta, e messi dentro; e incontanente, venuti in su la piazza di
Modona, come gente virtudiosa, e disposta ad arme e a guerra, si misono a la
battaglia contro a' Ghibellini, i quali poco sostennero, che furono sconfitti,
e morti, e cacciati della terra, e rubate le loro case, e beni; delle quali
prede i detti usciti di Firenze guelfi e dell'altra Toscana molto ingrassaro, e
si forniro di cavagli e d'arme, che n'aveano grande bisogno; e ciò fu gli anni
di Cristo MCCLXIII. E stando in Modona, poco tempo appresso, per simile modo
come fece Modona, si cominciò battaglia nella città di Reggio in Lombardia tra'
Guelfi e' Ghibellini; e mandato per gli Guelfi di Reggio per soccorso agli
usciti guelfi di Firenze ch'erano in Modona, incontanente v'andarono, e feciono
capitano di loro messere Forese degli Adimari. E entrati in Reggio, furono in
su la piazza a la battaglia, la quale molto durò, imperciò che' Ghibellini di
Reggio erano molto possenti, e intra gli altri v'avea uno chiamato il Caca da
Reggio, e ancora per ischerne del nome di lui si fa menzione in motti. Questi
era grande quasi com'uno gigante, e di maravigliosa forza, e con una mazza di
ferro in mano, nullo gli s'ardiva ad appressare che non abbattesse in terra o
morto o guasto, e per lui era ritenuta quasi tutta la battaglia. Veggendo ciò i
gentili uomini di Firenze usciti, si elessono tra·lloro XII de' più valorosi, e
chiamaronsi gli XII paladini, i quali colle coltella in mano si strinsono
adosso al detto valente uomo, il quale dopo molto grande difesa, e molti de'
nimici abattuti, sì fu aterrato e morto in su la piazza; e sì tosto come i
Ghibellini vidono atterrato il loro campione, si misono in fuga e in sconfitta,
e furono cacciati di Reggio. E se gli usciti guelfi di Firenze e dell'altre
terre di Toscana arricchirono delle prede de' Ghibellini di Modona,
maggiormente aricchirono di quelle de' Ghibellini di Reggio; e tutti
s'incavallaro, sicché in poco tempo, standosi in Reggio e in Modona, furono più
di CCCC a cavallo di buona gente d'arme bene montati, e vennono a grande
bisogno e sussidio di Carlo conte d'Angiò e di Proenza, quando passò in Puglia
contra Manfredi, come innanzi faremo menzione.
Lasceremo alquanto de' fatti di Firenze e degli usciti guelfi, e
torneremo alle novitadi che ne' detti tempi furono tra la Chiesa di Roma e
Manfredi.
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