LXXXIX
Come Carlo conte d'Angiò e di Proenza accettò la elezione fattagli di
Puglia e di Cicilia per la Chiesa di Roma.
Come la detta elezione fu portata in Francia al detto Carlo per lo
cardinale Simone dal Torso, sì n'ebbe consiglio col re Luis di Francia, e col
conte d'Artese, e con quello di Lanzone suoi fratelli, e cogli altri grandi
baroni di Francia, e per tutti fu consigliato ch'al nome di Dio dovesse fare la
detta impresa in servigio di santa Chiesa, e per portare onore di corona e di
reame. E lo re Luis di Francia suo maggiore fratello gli proferse aiuto di
gente e di tesoro; e simigliante gli profersono tutti i baroni di Francia. E la
donna sua, ch'era figliuola minore del buono conte Ramondo Berlinghieri di
Proenza, per la quale ebbe in retaggio la detta contea di Proenza, come sentì
la elezione del conte Carlo suo marito, per esser reina si impegnò tutti i suoi
gioegli, e richiese tutti i baccellieri d'arme di Francia e di Proenza, che
fossono alla sua bandiera, e a farla reina. E ciò fece maggiormente per uno
dispetto e sdegno, che poco dinanzi le sue tre maggiori serocchie, che tutte
erano reine, l'aveano fatto, di farla sedere uno grado più bassa di loro, onde
con grande duolo se ne richiamò a Carlo suo marito, il quale le rispuose:
“Datti pace, ch'io ti farò tosto maggiore reina di loro”; per la qual cosa ella
procacciò e ebbe la migliore baronia di Francia al suo servigio, e quegli che
più adoperarono nella detta impresa. E così intese Carlo al suo
apparecchiamento con ogni sollecitudine e podere, e rispuose al papa e a'
cardinali per lo detto legato cardinale, come avea accettata la loro elezione,
che sanza guari d'indugio passerebbe in Italia con forte braccio e grande
potenzia alla difensione di santa Chiesa e contro a Manfredi, per cacciarlo
della terra di Cicilia e di Puglia; della quale novella la Chiesa e tutti suoi
fedeli, e chiunque era di parte guelfa, si confortarono assai e presono grande
vigore. Come Manfredi sentì la novella, si provide al riparo di gente e di
moneta, e colla forza della parte ghibellina di Lombardia e di Toscana,
ch'erano in sua lega e compagnia, ordinò taglia e guernimento di più gente
assai che prima nonn-aveano, e fecene venire della Magna per suo riparo, acciò
che 'l detto Carlo né sua gente di Francia non potessono entrare in Italia né
passare a Roma; e con moneta e con promesse si recò gran parte de' signori e
delle città d'Italia sotto sua signoria, e in Lombardia fece suo vicario il
marchese Palavigino di Piemonte suo parente, che molto il somigliava di persona
e di costumi. E simigliante fece apparecchiare grande guardia in mare di galee
armate de' suoi Ciciliani e Pugliesi, e de' Pisani ch'erano in lega con lui, e
poco dottava la venuta del detto Carlo, il quale chiamavano per dispetto
Carlotto. E imperciò che a Manfredi parea esser, e era, signore del mare e
della terra, e la sua parte ghibellina era al di sopra e signoreggiava Toscana
e Lombardia, la sua venuta avea per niente.
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