II
Come i Guelfi usciti di Firenze ebbono l'arme da papa Chimento, e come
seguirono la gente francesca del conte Carlo.
In questi tempi i Guelfi usciti di Firenze e dell'altre terre di Toscana,
i quali s'erano molto avanzati per la presura ch'aveano fatta della città di
Modona e di Reggio, come addietro facemmo menzione, sentendo come il conte
Carlo s'apparecchiava di passare in Italia, sì si misono con tutto loro podere
in arme e in cavagli, isforzandosi ciascuno giusta sua possa, e feciono più di
CCCC buoni uomini a cavallo gentili di lignaggio, e provati in arme, e
mandarono loro ambasciadori a papa Chimento, acciò che gli raccomandasse al
conte Carlo eletto re di Cicilia, e profferendosi al servigio di santa Chiesa;
i quali dal detto papa furono ricevuti graziosamente, e proveduti di moneta e
d'altri benifici; e volle il detto papa che per suo amore la parte guelfa di Firenze
portasse sempre la sua arme propia in bandiera e in suggello, la quale era, e
è, il campo bianco con una aguglia vermiglia in su uno serpente verde, la quale
portarono e tennero poi, e fanno insino a' nostri presenti tempi; bene v'hanno
poi agiunto i Guelfi uno giglietto vermiglio sopra il capo dell'aquila. E con
quella insegna si partirono di Lombardia in compagnia de' cavalieri franceschi
del conte Carlo quando passarono a Roma, come appresso faremo menzione; e fu
della migliore gente, e che più adoperarono d'arme ch'avesse del tanto il re
Carlo alla battaglia contro a Manfredi. Lasceremo alquanto degli usciti guelfi
di Firenze, e diremo della venuta del conte Carlo e di sua gente.
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