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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo primo
    • Libro ottavo
      • V     Come lo re Carlo fu coronato in Roma re di Cicilia, e come incontanente si partì con sua oste per andare incontro al re Manfredi.
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V

 

 

Come lo re Carlo fu coronato in Roma re di Cicilia, e come incontanente si partì con sua oste per andare incontro al re Manfredi.

 

Come la cavalleria del conte Carlo fu giunta a Roma, sì intese a prendere sua corona, e il della Befania, gli anni detti MCCLXV, per due cardinali legati e mandati dal papa fue consecrato in Roma e coronato del reame di Cicilia e di Puglia, egli e la donna sua, a grande onore; e sì tosto come fu finita la festa della sua coronazione, sanza alcuno soggiorno si mise al camino con sua oste per la via di Campagna inverso il regno di Puglia; e Campagna ebbe assai tosto grande parte sanza contasto al suo comandamento. Lo re Manfredi sentendo la loro venuta, del detto Carlo, e poi della sua gente, com'era passata per difalta della sua grande oste ch'era in Lombardia, fu molto cruccioso: incontanente mise tutto suo studio alla guardia de' passi del Regno, e al passo al ponte a Cepperano mise il conte Giordano e quello di Caserta, i quali erano della casa di quegli d'Aquino, e con genti assai a piè e a cavallo, e in San Germano mise grande parte di sua baronia, Tedeschi e Pugliesi, e tutti i Saracini di Nocera coll'arcora e balestra e con molto saettamento, confidandosi più in quello riparo che inn-altro, per lo forte luogo e per lo sito, che dall'una parte ha grandi montagne e dall'altra paduli e marosi, ed era fornito di vittuaglia e di tutte cose bisognevoli per più di due anni. Avendo fatto il re Manfredi di fornimento a' passi, come detto avemo, sì mandò suoi ambasciadori al re Carlo, per trattare co·llui triegue o pace; ed isposta loro ambasciata, il re Carlo di sua bocca volle fare la risposta, e disse in sua lingua in francesco: “Ales e dite moi a le sultam de Nocere: o gie metterai lui en enferne o il mettra moi em paradis”; ciò vuole dire: “Io non voglio altro che·lla battaglia, ove o io ucciderò lui, o egli me”; e ciò fatto, sanza soggiorno si mise al cammino. Avenne che giunto il re Carlo con sua oste a Fresolone in Campagna, iscendendo verso Cepperano, il detto conte Giordano che a quello passo era a guardia, veggendo venire la gente del re per passare, volle difendere il passo; il conte di Caserta disse ch'era meglio a lasciarne prima alquanti passare, sì gli avrebbono di dal passo sanza colpo di spada. Il conte Giordano credendo che consigliasse il migliore, aconsentì, ma quando vide ingrossare la gente, ancora volle assalirgli con battaglia; allora il conte di Caserta, il quale era nel trattato, disse che·lla battaglia era di gran rischio, imperciò che troppi n'erano passati. Allora il conte Giordano veggendopossente la gente del re, abandonarono la terra e 'l ponte, chi dice per paura, ma i più dissono per lo trattato fatto da·re al conte di Caserta, imperciò ch'egli nonn-amava Manfredi, però che per la sua disordinata lussuria per forza avea giaciuto colla moglie del conte di Caserta, onde da·llui si tenea forte ontato, e volle fare questa vendetta col detto tradimento. E a questo diamo fede, però che furono de' primi egli e' suoi che s'arrenderono al re Carlo, e lasciato Cepperano, non tornaro a l'oste del re Manfredi a San Germano, ma si tennero in loro castella.

 

 

 




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