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Giovanni Villani Nuova cronica IntraText CT - Lettura del testo |
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Come lo re Carlo ebbe la signoria de' Regno e di Cicilia, e come don Arrigo di Spagna venne a·llui.
Come il re Carlo ebbe sconfitto e morto Manfredi, la sua gente furono tutti ricchi delle spoglie del campo, e maggioremente de' signoraggi e de' baronaggi che teneano i baroni di Manfredi, che in poco tempo appresso tutte le terre del Regno, di Puglia e gran parte di quelle dell'isola di Cicilia feciono le comandamenta del re Carlo; delle quali baronie, e signoraggi, e fii de' cavalieri rinvestì a tutti coloro che·ll'aveano servito, Franceschi, e Provenzali, e Latini, ciascuno secondo il suo grado. E quando il re Carlo venne in Napoli, da' Napoletani fu ricevuto come signore a grande onore, e ismontò al castello di Capova, il quale avea fatto fare lo 'mperadore Federigo, nel quale trovò il tesoro di Manfredi quasi tutto in oro di terì spezzato, il quale si fece venire innanzi, e porre in su' tappeti ov'era egli e la reina e messer Beltram del Balzo; e fece venire bilance, e disse a messer Beltram che 'l partisse. Il magnanimo cavaliere disse: “Che a gie a fer de balance a departir vostre tesor?”, ma co' piedi vi salì suso, e co' piedi ne fece tre parti: “L'una parte”, disse, “sia di monsignor lo re, e l'altra di madama la reina, e l'altra sia de' vostri cavalieri”; e così fu fatto. Lo re veggendo la magnanimità di messere Beltram, incontanente gli diede la contea d'Avellino, e fecenelo conte. E poco appresso a·re non piacque d'abitare nel castello di Capova, perch'era abitato al modo tedesco; ordinò che si facesse castello nuovo al modo francesco, il quale è presso a San Piero in Castello da l'altra parte di Napoli. E poco tempo appresso tutti i baroni pugliesi, i quali lo re avea presi alla battaglia, fece scapolare, e a molti rendé loro terre e retaggi, per avere più l'amore di que' del paese; della qual cosa, di gran parte, fece il peggiore per la rea uscita che poco tempo appresso gli feciono certi de' detti baroni pugliesi, siccome innanzi faremo menzione. Avenne poco tempo appresso, il seguente anno che il re Carlo ebbe il reame e signoria di Cicilia e di Puglia, che don Arrigo figliuolo secondo del re di Spagna cugino del re Carlo, nato di serocchia e di fratello, il quale era stato in Africa a' soldi del re di Tunisi, udendo lo stato del re suo cugino, passò di Tunisi in Puglia con più di VIIIc cavalieri spagnuoli, molto bella e buona gente; il quale don Arrigo dal re Carlo fu ricevuto graziosamente, e ritenuto a' suoi soldi, e in luogo di lui il fece senatore di Roma, e guardia di tutte le terre di Campagna e dal Patrimonio. Ma il detto don Arrigo, il quale da Tunisi era tornato ricco di danari, per bisogno del re Carlo gli prestò, si dice, XLm dobble d'oro, le quali non riebbe mai, onde nacque poi grande scandalo tra·lloro, come innanzi faremo menzione. E intra l'altre cagioni della discordia da don Arrigo e lo re fu che don Arrigo procacciava colla Chiesa d'avere l'isola di Sardigna, e lo re Carlo la volea per sé; e per la discordia no·ll'ebbe né·ll'uno né·ll'altro; e per questo isdegno don Arrigo si fece nimico, e in parte nonn-ebbe il torto, che lo re Carlo avea bene tanta terra, che bene dovea volere che 'l suo cugino avesse quella poca, ma per l'avarizia e invidia nol volle a vicino; e don Arrigo disse: “Per lo cor Dio, o el mi matrà, o io il matrò”. Lasceremo ora alquanto de' fatti del re Carlo, e diremo d'altre cose che furono in quelli tempi, tornando a nostra materia de' fatti di Firenze,, che per la vittoria del re Carlo ebbe grandi mutazioni.
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