XXXVII
Come lo re Luis di Francia fece il passaggio a Tunisi nel quale morìo.
Negli anni di Cristo MCCLXX il buono Luis re di Francia, il quale era
cristianissimo e di santa vita e opere, non tanto quanto s'appartiene a secolare,
essendo re di sì grande reame e potenzia, ma come religioso, sempre operando in
favore di santa Chiesa e della Cristianitade, e nonn ispaventandosi delle
grandi fatiche e spendio, il quale fece al passaggio d'oltremare, quando egli
e' frategli furono presi alla Monsura de' Saracini, come addietro facemmo
menzione, come piacque a·dDio si puose in cuore d'andare ancora sopra i
Saracini e nimici de' Cristiani; e così con grande effetto e opera mise a
seguizione, prendendo la croce, e raunando tesoro, e sommovendo tutta la
baronia, e cavalieri, e buona gente di suo reame. E ciò fatto, si mosse di
Parigi, e andonne in Proenza, e di là con grande navilio si partì del suo porto
dell'Agua Morta in Proenza con tre suoi figliuoli, Filippo, Gianni, e Luis, e
col re di Navarra suo genero, e con tutti caporali suoi, conti, duchi, e baroni
del reame di Francia, e fuori del reame suoi amici. E per la sua andata il
seguì poi Adoardo figliuolo del re d'Inghilterra con molti Inghilesi, e Scotti,
e Fresoni, e Alamanni, di più di XVm cavalieri, il quale stuolo, e croceria fu
quasi d'inumerabile gente a cavallo e a piede, e stimarsi CCm d'uomini da
battaglia. E credendo prendere il migliore, si diliberarono d'andare sopra il
regno di Tunisi, avisandosi se quello si prendesse per gli Cristiani, era in
parte molto mediata da potere più leggermente prendere poi il regno d'Egitto, e
da tagliare, e al tutto impedire la forza de' Saracini del reame di Setta, e
eziandio quello di Granata. E passò il detto stuolo sani e salvi co·lloro navilio,
e arrivarono al porto dell'antica città di Cartagine, ch'è di lungi da Tunisi
da XV miglia, e quella Cartagine, ch'alcuna parte n'era rifatta e afforzata per
gli Saracini per la guardia del porto, per gli Cristiani fu assai tosto presa
per forza. E volendo andare la detta oste alla città di Tunisi, come piacque a
Dio, per le peccata de' Cristiani si cominciò una grande corruzzione d'aria in
quelle marine, e massimamente nell'oste de' Cristiani non costumati all'aria, e
per gli disagi, e per lo soperchio di gente, e delle bestie; per la qual cosa
prima vi morì Gianni figliuolo del detto re Luis, e poi il cardinale d'Albano,
che v'era per lo papa, e poi infermò e morì il detto buono re Luis con
grandissima quantità di conti e di baroni, e infinita gente di popolo vi
morirono. Onde la Cristianità ricevette grandissimo danno, e la detta oste fu
quasi tutta scerrata, e venuta quasi al niente, sanza colpo de' nimici. E come
il detto re Luis non bene aventurato fosse nelle dette imprese sopra i
Saracini, ma per la sua anima bene aventuroso morisse, lo re di Navarra ch'era
presente al cardinale Toscolano per sue lettere lo scrisse, che nella sua
infermità non cessava di lodare Idio, e ispesso dicendo questa orazione: “Fa'
noi, Signore, le cose prosperevoli del mondo avere in odio, e nessuna aversità
temere”. Ancora adorava per lo popolo il quale ave' menato seco, dicendo: “Sia,
Signore, del popolo tuo santificatore e guardiano”; e l'altre parole che
seguitano alla detta orazione. E alla fine quando venne a morte, levò gli occhi
a cielo, e disse: “Introibo in domum tuam, adorabo ad templum santum tuum, et
confitebor nomini tuo”; e ciò detto, morì in Cristo. E sentendo la sua morte la
sua oste fu molto turbata, e' Saracini molto rallegrati; ma in questo dolore fu
fatto Filippo suo figliuolo re di Francia; e lo re Carlo fratello del detto re
Luis, il quale egli vivendo ave' mandato per lui, venne di Cicilia, e arrivò a
Cartagine con grande navilio e con molta gente e rinfrescamento, onde l'oste
de' Cristiani riprese grande vigore, e' Saracini paura. E con tutto che·ll'oste
de' Saracini fosse cresciuta d'inumerabile gente, che di tutte parti erano
venuti gli Arabi a·lloro soccorso, e fossono troppi più che' Cristiani, mai non
s'ardirono di venire a battaglia affrontata co' Cristiani; ma con aguati e
ingegni venieno, e faceano loro molto molesto. Intra gli altri fu questo l'uno,
che la detta contrada è molto sabbionosa, e quando è secco fa molta polvere:
onde i Saracini quando traeva vento contra l'oste de' Cristiani, in grandissimo
numero di loro genti stavano in su' monti ov'era il detto sabbione,
calpitandolo co' cavalli e co' piedi il facevano muovere, onde facea all'oste
molta molestia e affanno; ma piovendo acqua da cielo cessò la detta
pestilenzia, e lo re Carlo co' Cristiani, apparecchiati difici di diverse
maniere per mare e per terra, si strinse per combattere la città di Tunisi; e
di certo si disse, s'avessono seguito, in brieve tempo avrebbono avuta la terra
per forza, o il re di Tunisi co' suoi Turchi e Arabi l'avrebbe abandonata.
|