XXXVIII
Come il re Carlo patteggio accordo col re di Tunisi e partissi lo
stuolo.
Lo re di Tunisi co' suoi Saracini veggendo in mal punto, e temendo di
perdere la città e 'l paese d'intorno, si feciono cercare pace col re Carlo, e
cogli altri signori con grandi e larghi patti, a la qual pace il re Carlo
intese e diede compimento per lo 'nfrascritto modo: prima, che tutti i
Cristiani ch'erano pregioni in Tunisi, o in tutto quello reame, fossono liberi,
e che monisteri e chiese per gli Cristiani si potessono edificare, e in quelle
l'oficio sacro si potesse celebrare; e che per gli frati minori e predicatori e
per altre persone eclesiastiche si potesse liberamente predicare il Vangelio di
Cristo; e qual Saracino si volesse battezzare e tornare alla fede di Cristo,
liberamente il potesse fare; e tutte le spese che i detti re avessono fatte
pienamente fossono loro rendute; e oltre a·cciò il re di Tunisi fosse
tributario di dare ogni anno a Carlo re di Cicilia XXm dobble d'oro, e molti
altri patti, che sarebbono lunghi a dire. Di questa pace alcuni dissono che 'l
re Carlo e gli altri signori la faceano per lo migliore, e considerando il loro
male stato della corruzzione dell'aria e mortalità de' Cristiani, che il re di
Navarra, morto il re Luis, si partì malato dell'oste e morì in Cicilia, e morì
il legato del papa cardinale, e la Chiesa di Roma in quelli tempi vacava di
pastore, che dovea provedere a tutto, e Filippo novello re di Francia si voleva
partire dell'oste e tornare in Francia col corpo del padre. Altri dierono colpa
al re Carlo, che 'l fece per avarizia, per avere innanzi per la detta pace
sempre a tributario il re di Tunisi in sua spezialtà; che 'l regno di Tunisi
fosse conquistato per lo stuolo de' Cristiani, ch'era poi a parte del re di
Francia, e di quello d'Inghilterra, e di quello di Navarra, e di quello di
Cicilia, e della Chiesa di Roma, e di più altri signori ch'erano al conquisto.
E potrebbe essere stata l'una cagione e l'altra; ma quale si fosse, compiuto il
detto accordo, si partì la detta oste da Tunisi, e arrivati col loro navilio
nel porto di Trapali in Cicilia, come piacque a·dDio, sì grande fortuna avenne,
essendo il navilio nel detto porto, che sanza nulla redenzione la maggiore parte
perirono, e ruppe l'uno legno l'altro, ove tutto l'arnese di quello oste si
perdé, ch'era d'inumerabile valuta, e molte genti vi perirono. E per molti si
disse che ciò avenne per gli peccati de' Cristiani, e perché aveano fatto
accordo co' Saracini per cuvidigia di moneta, potendo vincete e conquistare
Tunisi e 'l paese.
|