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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo primo
    • Libro ottavo
      • LIX     Come il re Piero d'Aragona giurò e promise al Paglialoco e a' Ciciliani di venire in Cicilia e prendere la signoria.
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LIX

 

 

Come il re Piero d'Aragona giurò e promise al Paglialoco e a' Ciciliani di venire in Cicilia e prendere la signoria.

 

Nel detto anno MCCLXXXI il sopradetto messer Gianni di Procita cogli ambasciadori di Paglialoco arrivati in Catalogna la seconda volta, si richiesono il re Piero d'Araona, ch'egli s'allegasse col Paglialoco, e prendesse la signoria dell'isola di Cicilia, e cominciasse la guerra contra lo re Carlo, recandogli grande quantità di moneta perché cominciasse l'armata e impresa promessa di fare; e apresentategli nuove lettere del Paglialoco e quelle de' baroni di Cicilia, i quali aveano promesso, come ordinato era, di rubellare l'isola, e di dargli la signoria; della qual cosa il detto re Piero stette assai, innanzi che·ssi volesse diliberare di seguire e fare la 'mpresa promessa che prima avea fatta, dubitando e temendo della potenza del re Carlo e della Chiesa di Roma, e maggiormente per la morte di papa Niccola degli Orsini, del quale vivendo si rendea molto sicuro, sappiendo ch'egli nonn-era amico del re Carlo, e quasi per la detta cagione era tutto ismosso di fare la 'mpresa la quale avea promessa. Alla fine per le savie parole e indottive di messer Gianni, e rimproverandogli come quegli della casa di Francia aveano morto il suo avolo, e lo re Carlo il suo suocero re Manfredi, e Curradino nipote del detto Manfredi, e come di ragione di retaggio gli succedea il reame di Cicilia per la reina Gostanza sua moglie, e reda e figliuola del detto re Manfredi, e mostrandogli ancora come i Ciciliani il disideravano a signore, e prometteano di rubellare l'isola al re Carlo, e veggendo la molta moneta che gli mandava Paglialoco, il detto re Piero covidoso d'aquistare signoria e terra, come ardito e franco signore, giurò da capo, e promise di seguire la detta impresa segretamente nelle mani degli ambasciadori del Paglialoco e di messere Gianni di Procita, comandando la credenza, e che tornassono in Cicilia a dare ordine alla rubellazione, quando fosse tempo e luogo, e egli avesse in mare la sua armata; e così fu fatto.

 




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