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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo primo
    • Libro ottavo
      • LX     Come il detto re d'Araona s'apparecchiò di fare sua armata, e come il papa gliele mandò difendendo.
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LX

 

 

Come il detto re d'Araona s'apparecchiò di fare sua armata, e come il papa gliele mandò difendendo.

 

Lo re Piero di Raona com'ebbe fatto il saramento della sopradetta impresa, e ricevuta la moneta, la quale fu XXXm once d'oro, sanza maggiore quantità che gli promise il Paglialoco, venuto lui in Cicilia, fece di presente apparecchiare galee e navilio, e dando soldo a' cavalieri e marinari largamente; e diede boce e levò stendale d'andare sopra i Saracini. Divolgata la boce e la fama di suo apparecchiamento, il re Filippo di Francia, il quale avea avuto per moglie la serocchia del detto re d'Araona, mandòllui suoi ambasciadori per sapere in che paese e sopra quali Saracini andasse, promettendoli aiuto di gente e di moneta; il quale re Piero non gli volle manifestare sua impresa, ma ch'egli di certo andava sopra i Saracini, il luogo e dove non volea manifestare, ma tosto si saprebbe per tutto il mondo; ma domandogli aiuto di libbre XLm di buoni tornesi, e lo re di Francia gliele mandò incontanente. E conoscendo il re di Francia che il re Piero d'Araona era ardito e di gran cuore, ma, come Catalano, di natura fellone, e per la coperta risposta, mandòddire incontanente, e per suoi ambasciadori il fece assapere al suo zio lo re Carlo in Puglia, ch'egli si prendesse guardia di sue terre. Lo re Carlo incontanente venne a corte a papa Martino, e fecegli assapere della 'mpresa del re d'Araona, e quello che il re Filippo di Francia gli aveva mandatoddire; per la qual cosa il papa incontanente mandò al re d'Araona suo ambasciadore uno savio uomo, frate Jacopo de' predicatori, per volere sapere in qual parte sopra i Saracini andasse, che volea pur sapere, però che·lla Chiesa gli volea dare aiuto e favore, e era impresa che molto toccava alla Chiesa; e oltre a·cciò mandandogli comandando che non andasse sopra niuno fedele Cristiano. Il quale ambasciadore giunto in Catalogna, e disposta sua ambasciata, lo re ringraziò molto il papa della larga proferta, raccomandandosillui; ma di sapere in qual parte andasse, al presente in nulla guisa il potea sapere; e sopra ciò disse uno motto molto sospetto, che se·ll'una delle sue mani il manifestasse all'altra, ch'egli la taglierebbe. Non potendo l'ambasciadore del papa avere altra risposta, si tornò in corte, e dispuose al papa e al re Carlo la risposta del re di Raona, la quale ispiacque assai a papa Martino. Lo re Carlo, ch'era di sì grande cuore e teneasipossente, poco o niente ne curò, ma per dispetto disse a papa Martino: “Non vi diss'io che Piero d'Araona era uno fellone briccone?”. Ma non si ricordò lo re Carlo del proverbio del comune popolo che dice: “Se t'è detto "Tu hai meno il naso', ponviti la mano”; anzi si diede a non calere, e non si mise a sentire i trattati e tradimenti che si faceano in Cicilia per messer Gianni di Procita, e per gli altri baroni ciciliani; ma cui Idio vuole giudicare, è apparecchiato chi fa tosto l'esecuzione.

 




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