LXII
Come lo re Carlo si compianse alla Chiesa e al re di Francia e a tutti
suoi amici e l'aiuto ch'ebbe da·lloro.
Nel detto tempo lo re Carlo era in corte col papa: com'ebbe la dolorosa
novella della rubellazione di Cicilia, cruccioso molto nell'animo e ne'
sembianti, e' disse: “Sire Iddio, dapoi t'è piaciuto di farmi aversa la mia
fortuna, piacciati che 'l mio calare sia a petitti passi”. E incontanente fu a
papa Martino e a' suoi cardinali, domandando loro aiuto e consiglio, i quali si
dolfono assai co·llui insieme, e confortarono lo re che sanza indugio
intendesse a raquisto, prima per via di pace, se potesse, e se non, per via di
guerra, promettendogli ogni aiuto che·lla Chiesa potesse fare, spirituale e
temporale, sì come a figliuolo e campione di santa Chiesa. E fece il papa
legato per andare in Cicilia a trattare l'accordo, e con molte lettere e
processi, messer Gherardo da Parma cardinale, uomo di gran senno e bontà, il
quale si partì di corte col re Carlo insieme, e andarne in Puglia. Per simile
modo si pianse lo re Carlo per lettere e ambasciadori al re di Francia suo
nipote, e mandò a Carlo suo figliuolo prenze di Salerno, ch'era in Proenza, che
'ncontanente dovesse andare in Francia al re, e al conte d'Artese, e agli altri
baroni a pregargli che 'l dovessono aiutare. Il quale prenze dal re di Francia
fu ricevuto graziosamente, dogliendosi lo re co·llui della perdita del re
Carlo, dicendo: “Io temo forte che questa ribellazione di Cicilia non sia fatta
a sommossa del re d'Araona, però che quand'egli facea sua armata, e ch'io gli
prestai libbre XLm di tornesi, e mandalo pregando mi facesse assapere ove e in
che parte dovesse andare, nol mi volle manifestare; ma non port'io mai corona, s'egli
avrà fatta questa tradigione alla casa di Francia, s'io non ne fo alta
vendetta”. E ciò attenne bene, ch'assai ne fece innanzi, sì ch'egli ne morì con
molta di sua baronia, come innanzi a·lluogo e a tempo ne faremo menzione. E di
presente disse lo re al prenze, che ne tornasse in Puglia, e appresso di lui
mandò il conte di Lanzone della casa di Francia con più altri conti e baroni e
grande cavalleria alle spese del re di Francia per aiuto del re Carlo.
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