LXXIV
Come il re d'Araona mandò il suo amiraglio per prendere il navilio del
re Carlo.
Come al re d'Aragona furono per gli suoi ambasciadori apresentate le dette
lettere, e disposta l'ambasciata e risposta del re Carlo, incontanente fu a
consiglio per prendere partito di quello ch'avesse a·ffare. Allora si levò
messer Gianni di Procita, e disse: “Signore nostro, com'io t'ho detto altra
volta, per Dio, manda l'amiraglio tosto colle tue galee a la bocca del Fare, e
fa' prendere il navilio che porta la vivanda all'oste, e avrai vinta la guerra;
e se il re Carlo si mette a stare, rimarrà preso e morto con tutta sua gente”.
Il consiglio di messer Gianni fu preso, e messer Ruggieri di Loria amiraglio,
uomo di grande ardire e valore, e il più bene aventuroso in battaglie in terra
e in mare che fosse mai di suo essere, come innanzi faremo menzione in più
parti, s'apparecchiò con LX galee sottili armate di Catalani e Ciciliani.
Queste cose sentì una spia di messer Aringhino da Mare di Genova amiraglio del
re Carlo, e incontanente con una saettia armata venne a Messina, e anunziò al
detto amiraglio la venuta dell'armata del re d'Araona. Incontanente messer
Aringhino fu al re Carlo e al suo consiglio, e disse: “Per Dio, sanza indugio
pensiamo di passare colla nostra gente in Calavra, ch'i' ho novelle vere come
l'amiraglio del re d'Araona viene qua di presente con sue galee armate; e io
nonn-ho galee armate da battaglia, ma legni di mestieri, e disarmati; se non ci
partiano, egli prenderà e arderà tutto nostro navilio sanza nullo riparo, e tu
re con tutta tua gente perirai per difalta di vittuaglia; e ciò fia intra tre
giorni, secondo m'aporta la mia vera spia: e però non si vuole punto di dimoro,
però che ancora ci viene adosso il verno, e in Calavra nonn-ha porti
vernerecci, tutti i legni con tua gente potrebbono perire a le piagge,
s'avessono uno tempo contrario”.
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