LXXIX
Come di prima si criò l'uficio de' priori in Firenze.
Negli anni di Cristo MCCLXXXII, essendo la città di Firenze al
governamento dell'ordine di XIIII buoni uomini, come avea lasciato il cardinale
Latino, ciò erano VIII Guelfi e VI Ghibellini, come addietro facemmo menzione,
parendo a' cittadini il detto uficio de' XIIII uno grande volume e confusione,
ad accordare tanti divisati animi a uno, e massimamente perché a' Guelfi non
piacea la consorteria nell'uficio co' Ghibellini per le novitadi ch'erano già
nate, siccome della perdita che 'l re Carlo avea già fatta dell'isola di
Cicilia, e della venuta in Toscana del vicario dello 'mperio, e sì per guerre
cominciate in Romagna per lo conte di Montefeltro per gli Ghibellini, per
iscampo e salute della città di Firenze sì annullarono il detto uficio de'
XIIII, e si creò e fece nuovo uficio e signoria al governo della detta città di
Firenze, il quale si chiamarono priori dell'arti; il quale nome priori
dell'arti viene a dire i primi eletti sopra gli altri; e fu tratto del santo
Vangelio, ove Cristo disse a' suoi discepoli: “Vos estis prior”. E questo
trovato e movimento si cominciò per li consoli e consiglio dell'arte di
Calimala, de la quale erano i più savi e possenti cittadini di Firenze, e del
maggiore séguito, grandi e popolani, i quali intendeano a procaccio di
mercatantia ispezialmente, che i più amavano parte guelfa e di santa Chiesa. E'
primi priori dell'arti furono tre, i nomi de' quali furono questi: Bartolo di
messer Jacopo de' Bardi per lo sesto d'Oltrarno e per l'arte di Calimala; Rosso
Bacherelli per lo sesto di San Piero Scheraggio per l'arte de' cambiatori;
Salvi del Chiaro Girolami per lo sesto di San Brancazio e per l'arte della
lana. E cominciarono il loro officio in mezzo giugno del detto anno, e durò per
due mesi infino a mezzo agosto, e così doveano seguire di due in due mesi per
le dette tre maggiori arti tre priori. E furono rinchiusi per dare audienza, e
a dormire e a mangiare alle spese del Comune nella casa della Badia, dove
anticamente, come avemo detto addietro, si raunavano gli anziani al tempo del
popolo vecchio, e poi i XIIII. E fu ordinato a' detti priori VI berrovieri e VI
messi per richiedere i cittadini; e questi priori col capitano del popolo
aveano a governare le grandi e gravi cose del Comune, e raunare e fare i
consigli e le provisioni. E stando i detti due mesi, a' cittadini piacque
l'uficio; e per gli altri due mesi seguenti ne chiamarono VI, uno per sesto, e
agiunsono alle dette tre maggiori arti l'arte de' medici e speziali, e l'arte
di porte Sante Marie, e quella de' vaiai e pillicciai. Poi di tempo in tempo vi
furono aggiunte tutte l'altre infino alle XII maggiori arti; ed eranvi de'
grandi come de' popolani uomini grandi di buona fama e opere, e che fossono
artefici o mercatanti. E così seguì infino che·ssi fece il secondo popolo in
Firenze, siccome innanzi al tempo debito fairemo menzione. D'allora innanzi non
vi fu niuno grande; ma fuvi arroto il gonfaloniere della giustizia, e talora
furono XII priori secondo le mutazioni dello stato della città e opportuni
bisogni che occorressono, e del numero di tutte e XXI arti, e di quegli che non
erano artefici, essendo stati artefici i loro anticessori. La lezione del detto
uficio si facea per gli priori vecchi colle capitudini delle XII arti maggiori,
e con certi arroti ch'alleggiano i priori per ciascuno sesto, andando a
squittino segreto, e quale più boci avea, quegli era fatto priore; e questa
elezione si facea nella chiesa di San Piero Scheraggio, e 'l capitano del
popolo stava allo 'ncontro della detta chiesa nelle case che furono de'
Tizzoni. Avenne tanto detto del cominciamento di questo officio de' priori,
perché molte e grandi mutazioni ne seguirono alla città di Firenze, come
innanzi per gli tempi faremo menzione. Lasceremo di dire al presente alquanto
de' fatti di Firenze, e diremo d'altre novitadi che furono in questi tempi.
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