LXXXI
Come messere Gianni d'Epa conte di Romagna fu sconfitto a Forlì dal
conte da Montefeltro.
Nel detto tempo, stando il detto messer Gianni d'Epa conte di Romagna in Faenza,
e facea guerra alla città di Forlì, cercò trattato d'avere per tradimento la
detta terra; il qual trattato il conte Guido da Montefeltro, che n'era signore,
fece muovere e cercare, come quegli che n'era mastro di guerra e de' trattati,
e conosceva la follia de' Franceschi. Alla fine, il dì di calen di maggio, gli
anni di Cristo MCCLXXXII, il detto messer Gianni con sua gente la mattina per
tempo anzi giorno venne alla città di Forlì, credendolasi avere; e come per lo
conte da Montefeltro era ordinato, gli fu data l'entrata d'una porta, il quale
v'entrò con parte di sua gente, e parte ne lasciò di fuori con ordine, che a
ogni bisogno soccorressono a que' d'entro, e se caso contrario avenisse, si
ramassassono tutta sua gente in uno campo sotto una grande quercia. I
Franceschi ch'entrarono in Forlì corsono la terra sanza contasto niuno; e 'l
conte da Montefeltro, che sapea tutto il trattato, con sue genti se n'uscì
fuori della terra; e dissesi per agurio e consiglio d'uno Guido Bonatti
ricopritore di tetti, che·ssi facea astrolago, overo per altra arte, il conte
da Montefeltro si reggea e davagli le mosse; e alla detta impresa gli diede il
gonfalone, e disse: “In tale punto l'hai che, mentre se ne terrà pezzo, ove il
porterai sarai vittorioso”; ma più tosto credo che·lle sue vittorie fossero per
lo suo senno e maestria di guerra; e come avea ordinato, e' percosse a quelli
di fuori ch'erano rimasi all'albero, e miseli in rotta. Quelli ch'entrarono
dentro, credendosi avere la terra, aveano fatta la ruberia e prese le case;
come ordinato fu per lo conte da Montefeltro, fu alla maggiore parte di loro
tolti i freni e·lle selle de' cavagli da' cittadini; e incontanente il detto
conte con parte di sua gente da una delle porte rientrò in Forlì e corse la
terra, e parte di sua cavalleria e genti a piè lasciò sotto la quercia
schierati, com'era l'ordine e postura de' Franceschi. Messer Gianni d'Epa e'
suoi veggendosi così guidati, credendosi avere vinta la terra, si tennero morti
e traditi, e chi potéo ricoverare a suo cavallo si fuggì della terra, e andonne
all'albero di fuori credendovi trovare la loro gente; e là andando, erano da'
loro nimici o presi o morti, e simile quegli ch'erano rimasi nella terra, onde
i Franceschi e la gente della Chiesa ricevettono grande sconfitta e dannaggio,
e morirvi molti buoni cavalieri franceschi e de' Latini caporali, intra gli
altri il conte Taddeo da Montefeltro cugino del conte Guido, il quale per
quistioni de' suoi eretaggi tenea colla Chiesa contro al detto conte Guido; e
morivvi Tribaldello de' Manfredi ch'avea tradita Faenza, e più altri; ma il
conte di Romagna, messer Gianni d'Epa, pure scampò con certi della detta
sconfitta, e tornossi in Faenza.
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