LXXXIV
Come si cominciò la guerra da' Genovesi a' Pisani.
In questi tempi la città di Pisa era in grande e nobile stato de' grandi
e possenti cittadini più d'Italia, e erano in accordo e unità, e manteneano
grande stato, che v'era cittadino il giudice di Gallura, il conte Ugolino, il
conte Fazio, il conte Nieri, il conte Anselmo; il giudice d'Alborea n'era
cittadino; e ciascuno per sé tenea gran corte. E con molti cittadini e
cavalieri affiati cavalcavano ciascuno per la terra; e per la loro grandezza
erano signori di Sardigna, e di Corsica, e d'Elba, onde aveano grandissime
rendite in propio e per lo Comune; e quasi dominavano il mare co·lloro legni e
mercatantie; e oltremare nella città d'Acri erano molto grandi, e con molti
parentadi con grandi borgesi d'Acri. Per la qual cosa avendo per più tempo
dinanzi avuta gara co·lloro vicini Genovesi per la signoria di Sardigna, e
quasi in mare gli aveano come femmine, e in ogni parte gli soperchiavano, e in
Acri gli oltraggiarono molto i Pisani, e colla forza de' loro parenti borgesi
d'Acri disfeciono per battaglia e per fuoco la ruga de' Genovesi d'Acri, e
cacciargli della terra. Per la qual cosa i Genovesi veggendosi soperchiati, e
di loro natura erano molto orgogliosi, per vendicarsi de' Pisani, feciono una
armata di LXX galee, e del mese d'agosto, gli anni di Cristo MCCLXXXII, vennero
sopra Porto Pisano a due miglia. I Pisani colla loro armata di LXXV galee
uscirono di Porto per combattere co' Genovesi, i quali veggendo ch'erano più di
loro, e la loro armata era il più de' Lombardi e Piemontani a soldo, non si
vollono mettere alla fortuna della battaglia, ma si tornarono a Genova. I
Pisani ne montarono in superbia, e del mese di settembre vegnente colla detta
armata andarono infino nel porto di Genova per la condotta di messer Natta
Grimaldi rubello di Genova, e saettarono nella città quadrella d'ariento, poi
tornarono a Portovenero, e puosonsi all'isola del Tiro, e guastarono intorno a
Portoveneri, e al golfo della Spezia; e partendosi di là per tornare a Pisa,
essendo in alto mare, come piacque a·dDio, si levò una fortuna con vento a gherbino
sì forte e impetuoso, che tutta isciarrò la detta armata, e parte di loro
galee, intorno di XXIII, percosse, e ruppono alla piaggia del Viereggio e alla
foce di Serchio, ma poche genti vi perirono, ma tornarono in Pisa chi ignudo e
chi in camicia, a modo di sconfitta. E per tema che s'ebbe in Pisa della detta
rotta, si commosse tutta la città, e le donne scapigliate a pianto e dolore, e
ciascuna si credea avere meno chi il marito, e chi il padre, o figliuolo, o
fratello. E questo fu grande segno del futuro danno de' Pisani, come innanzi
per gli tempi faremo menzione. I Genovesi per l'oltraggio ricevuto da' Pisani
si dispuosono di vendicarsi, e come valenti uomini feciono ordine di non
navicare in legni grossi né in navi, se non in galee sottili, e di non armarle
di niuno soldato forestiere, com'erano usati di fare, ma de' migliori e
maggiori cittadini che vi fossono compartite per soprasaglienti per galee, e
studiare alle balestra e galeotti di loro riviera; e per questo modo divennero
prodi e sperti in mare, e ricoverarono loro stato, e ebbono vittoria sopra i
Pisani, come innanzi al tempo faremo menzione. Lasceremo alquanto della
incominciata guerra de' Pisani e Genovesi, e torneremo a la materia cominciata
per lo re d'Araona al re Carlo, e parte delle seguenti di quella.
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