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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo primo
    • Libro ottavo
      • XCIV     Come il re Carlo arrivò a Napoli colla sua armata, e poi s'apparecchiò per passare in Cicilia.
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XCIV

 

 

Come il re Carlo arrivò a Napoli colla sua armata, e poi s'apparecchiò per passare in Cicilia.

 

Il giorno seguente che fu la detta sconfitta lo re Carlo arrivò a Gaeta con LV galee armate e con tre navi grosse cariche di baroni e cavalli e arnesi; e come intese la novella della sconfitta e presa del prenza suo figliuolo, fu molto cruccioso e disse: “Or fost il mort, por se qu'il a falli nostre mandamant!”. Ma sentendo la poca fede degli uomini del Regno, e che quegli di Napoli già ciancellavano, e certi corsa la terra e gridando: “Muoia il re Carlo, e viva Ruggieri di Loria!”, incontanente si partì da Gaeta e giunse in Napoli a VIII di giugno; e come fu sopra Napoli non volle ismontare nel porto, ma di sopra al Carmino, con intendimento di fare mettere fuoco nella città e arderla, per lo fallo che' Napoletani aveano fatto di levare a romore la terra contro al re. Ma messer Gherardo da Parma legato cardinale con certi buoni uomini di Napoli gli vennero incontro per domandargli perdono e misericordia, dicendo: “Furono folli”. Lo re riprese: “I savi come ciò aveano sofferto a' folli?”. Ma per gli prieghi del legato, fatta fare giustizia di farne impiccare più di CL, sì perdonò alla cittade, e riformata la terra, si fece lo re compiere d'armare colle galee, ch'egli avea menate infino in LXXV galee, e partissi di Napoli a XXIII di giugno; l'armata mandò verso Messina, e il re Carlo n'andò per terra a Brandizio per accozzare l'armata ch'avea fatta apparecchiare in Puglia con quella di Principato per andare in Cicilia. E di Brandizio si partì lo re coll'altra armata a VII di luglio del detto anno, e acozzossi coll'armata di Principato a Controne in Calavra, e furono CX tra galee e uscieri armati, e con cavalieri, con molti altri legni grossi e sottili di carico. In questa stanzia avea in Cicilia due legati cardinali, messer Gherardo da Parma e messer..., i quali aveva mandati il papa a trattare pace, e per riavere il prenze Carlo; e stando il detto stuolo in bistento in attendere novelle de' detti legati, come avessero adoperato, i quali maestrevolemente dal re d'Araona furono tenuti in parole sanza potere fare nullo accordo acciò che 'l detto stuolo non ponesse in Cicilia, sì·ssi trovò la detta armata del re Carlo male proveduta, e con difalta di vittuaglia. Per la qual cosa lo re fu consigliato che convenia di necessità che tornasse a Brandizio, perché s'appressava l'autunno, e gli tempi contrarii a sostenere in maregrande armata; e ch'egli facesse disarmare, e riposasse sé e sue genti infino al primo tempo; e così fu fatto, onde lo re Carlo si diede grande dolore sì per la presura del figliuolo, e che la fortuna gli era fatta così aversa e contraria, e per gli più si disse che ciò fu cagione dell'avacciamento di sua morte, come diremo appresso.

 




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