XCV
Come lo buono re Carlo passò di questa vita alla città di Foggia in
Puglia.
Lo re Carlo tornato con suo stuolo a Brandizio, sì 'l fece disarmare, e
tornossi a Napoli per dare ordine, e fornirsi di moneta e di gente per
ritornare in Cicilia al primo tempo. E come quegli che·lla sua sollecita mente
non posava, come fu passato il mezzo dicembre, ritornò in Puglia per essere a
Brandizio per fare avacciare il suo navilio. Com'egli fu a Foggia in Puglia, e
come piacque a·dDio, amalò di forte malatia, e passò di questa vita il seguente
giorno della Bifania, dì VII di gennaio, gli anni di Cristo MCCLXXXIIII. Ma
innanzi che morisse, con grande contrizione prendendo il corpo di Cristo, disse
con grande reverenza “Sire Idius, con ie croi vraimant che vos est mon salveur,
ensi vos pri que vos aies mersi de ma arme, ensi con ie fis l'amproise de
roiame de Sesilia plus por servir sante Egrise que per mon profit o altre
covidise, ensi me perdones mes pecces”; e passò poco appresso di questa vita; e
fu recato il suo corpo a Napoli, e dopo il grande lamento fatto di sua morte fu
soppellito all'arcivescovado di Napoli con grande onore. Di questa morte del re
Carlo fu grande maraviglia, che il dì medesimo ch'elli passò fu piuvicato in
Parigi per uno frate Arlotto ministro de' minori e per maestro Giandino da
Carmignanola maestro allo Studio, e vegnendo ciò in notizia del re di Francia,
mandò per loro per sapere onde l'aveano. Dissono che sapeano la sua natività,
ch'era sotto la signoria di Saturno, e per gli suoi effetti erano procedute le
sue esultazioni e le sue aversità: e alcuno disse che 'l sapeano per
revelazione di spirito, che ciascuno di loro erano grandi astrolagi e
negromanti. Quello Carlo fu il più temuto e ridottato signore, e il più valente
d'arme e con più alti intendimenti, che niuno re che fosse nella casa di
Francia da Carlo Magno infino a·llui, e quegli che più esaltò la Chiesa di
Roma; e più avrebbe fatto, se non che alla fine del suo tempo la fortuna gli
tornò contraria. Venne poi per guardiano e difenditore del Regno Ruberto conte
d'Artese cugino del detto re, con molti cavalieri franceschi, e colla prenzessa
e col figliuolo del prenze nipote del re Carlo, il quale per lui ebbe nome
Carlo Martello, e era d'età di XII in XIII anni. Del re Carlo non rimase altra
reda che Carlo secondo prenze di Salerno, di cui avemo fatta menzione. E questo
Carlo era bello uomo del corpo, e grazioso, e largo, e vivendo il re Carlo suo
padre, e poi, ebbe più figliuoli della prenzessa sua moglie figliuola e reda
del re d'Ungaria. Il primo fu il detto Carlo Martello, che poi fu re d'Ungaria;
il secondo fu Lois, che si rendé frate minore, e poi fu vescovo di Tolosa; il
terzo fu Ruberto duca di Calavra; il quarto fu Filippo prenze di Taranto; il
quinto fu Ramondo Berlinghieri conte (dovea essere) di Proenza; il sesto fu
messer Gianni prenze della Morea; il settimo fu messer Piero conte d'Eboli.
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