CII
Come il re Filippo di Francia andòe con grande esercito sopra lo re
Piero d'Araona.
Negli anni di Cristo MCCLXXXIIII, a mezza quaresima, vegnente
l'ottantacinque, lo re Filippo di Francia figliuolo di san Luis, avendo grande
animo contro a Piero d'Araona per la nimistà presa contro a·llui per lo re
Carlo, e a·ppetizione del papa e della Chiesa di Roma, abbiendo raunata grande
oste in tolosana di più di XXm cavalieri e più di LXXXm di pedoni di croce
segnati, che Franceschi, Provenzali, e della Magna, e altre genti, e raunato
infinito tesoro, si partì di Francia con Filippo e Carlo suoi figliuoli, e con
messer Cervagio, detto Gian Coletto, cardinale e legato del papa, e andonne a
Nerbona per passare in Catalogna per prendere il reame d'Araona, onde Carlo suo
secondo figliuolo era privileggiato dalla Chiesa di Roma, e per mare avea
armate in Proenza CXX tra galee e altri legni; e trovossi con Giacomo re di
Maiolica fratello e nimico del re Piero d'Araona, però ch'egli gli avea fatta
torre l'isola di Maiolica ad Anfus suo primogenito figliuolo, e coronatolne re
il detto Anfus; e del mese di maggio MCCLXXXV si partì il detto esercito di
nerbonese, e andarne a Perpignano per le terre del detto re di Maiolica; e
trovando nella contea di Rossiglione la città di Ianne, la qual s'era rubellata
al re di Maiolica e teneasi per lo re d'Araona, il re di Francia vi puose
l'assedio; e per forza combattendo l'ebbe, e uccisono uomini, femmine, e
fanciulli, che non ne rimase altro che 'l bastardo di Rossiglione con pochi, il
quale s'arrendé in uno campanile; e poi che 'l re l'ebbe presa, la fece tutta
distruggere; e ciò fatto, si partì del paese e andonne co l'oste infino a piè
delle montagne dette Pirre altissime molto, le quali sono alle confini della
Catalogna. Lo re Piero d'Araona sentendosi venire adosso sì fatto esercito, si
provide di non mettersi a battaglia campale, però che·lla sua forza era niente
apo quella del re di Francia; ma di stare alle difese, e guardare i passi; e
aveva fornito e afforzato il passo delle Schiuse, onde si valicavano le dette
montagne di gente d'arme; e egli in persona v'era alla guardia a tende e a
padiglioni per non lasciare passare l'oste del re di Francia. E a quella
contesa stette l'oste de' Franceschi più dì, che in nulla guisa poteano
passare; alla fine il re di Francia per consiglio del bastardo di Rossiglione
fece armare tutta la sua gente, e fece vista di combattere il detto passo. E
una mattina molto per tempo il detto re con parte di sua gente, alla guida del
detto bastardo, tennero per altro camino su per le montagne, lasciando il più
di sua oste e tutti i suoi arnesi incontro al passo delle Schiuse, e tennero
per aspre e diverse vie piene di spine e di pietre, le quali erano impossibili
a potersi fare per gente umana, e onde Piero d'Araona non si prendea guardia;
ma alla fine con grande affanno, e perdendo e guastando molti di loro cavagli,
furono di sopra alla detta montagna. Piero d'Araona veggendo che 'l re di
Francia gli era al di sopra del passo, abbandonò la speranza di quello, e
partissi con tutta sua gente, lasciando le tende e gli arnesi, e tornossi
adietro in sue terre, e lasciò il detto passo. Allora tutta la gente ch'era
rimasa a piè del passo nel campo del re di Francia con loro somieri e arnesi e
bestiame passarono per lo detto passo sanza contrario niuno, e vennero là
dov'era il re di Francia, la quale oste stette in su le montagne tre giorni con
grande difalta di vittuaglia. Poi lo re con tutta sua oste scese delle montagne
nel piano di Catalogna, e prese e ebbe al suo comandamento Pietralata, e
Fighiera, e molte terre del contado d'Ampuri; e 'l navilio e l'armata sua,
ch'era a l'Agua Morta in Proenza carichi di vittuaglia e d'arnesi da oste, fece
venire per mare al porto di Roses. E lo re con sua oste si puose ad assedio
alla città di Girona, la quale era molto forte e ben guernita, e eravi dentro
per guardia e capitano messer Ramondo signore di Cardona con buona compagnia. E
vegnendo l'oste de' Franceschi, misono fuoco nel borgo acciò che·lla terra
fosse più forte, e molto danneggiavano l'oste de' Franceschi e difendeano la
terra. Ma lo re di Francia giurò di mai non partirsi, ch'egli avrebbe la terra.
Ma stando al detto assedio, l'oste del re di Francia cominciò molto a scemare
per cagione del lungo dimoro del campo in uno luogo fermo; per la molta ordura
e carogna di bestie morte, per lo grande caldo v'apparìo diversa quantità di
mosche e di tafani, i quali pareano avelenati, e pugnendo, e uomini e bestie ne
morivano; e crebbe tanto la pestilenzia, che·ssi corruppe l'aria, e molta gente
morieno nell'oste, onde al re di Francia, e al suo consiglio, e a tutta l'oste
molto era grave, e volentieri vorrebbe lo re essere sofferto del suo saramento.
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