CXVII
Come l'armata di Carlo Martello presono la città d'Agosta in Cicilia,
e come la loro armata fu sconfitta in mare da Ruggieri di Loria.
Nel detto anno MCCLXXXVII, a dì XXII d'aprile, si partirono da Napoli L
tra galee e uscieri armate con Vc cavalieri, le quali avea fatte apparecchiare il
conte d'Artese, il quale era balio e governatore di Carlo Martello giovane
figliuolo di Carlo secondo, e di tutto il Regno, e di quelle fece amiraglio e
capitano messer Rinaldo da Velli. E passò in Cicilia, e prese per forza per lo
sùbito e improviso avenimento la città d'Agosta, e rimandò il navilio a
Brandizio in Puglia per guernigione, e quella Agosta afforzò molto per
difenderla e tenerla per l'erede del re Carlo, come valoroso e savio cavaliere.
Come don Giamo d'Araona signore di Cicilia seppe ciò, sì andò con tutto suo
isforzo all'assedio della detta città d'Agosta ribellata, e fece armare al suo
amiraglio messer Ruggieri di Loria XLV galee, acciò che guardasse le marine,
che vittuaglia non potesse venire alla guernigione dell'Agosta, e che se armata
si facesse a Napoli, non si potesse agiugnere con quella di Brandizio. Come il
conte Artese ebbe la novella della presa dell'Agosta, ordinò d'armare a
Brandizio il navilio e galee ch'erano tornate con molta vittuaglia e
guernigione, e a Napoli poi fece armare LX galee per soccorrere l'Agosta, e
passare in Cicilia con grande oste, e con molti baroni e cavalieri franceschi e
provenzali e italiani, e della detta armata era amiraglio messer Arrighino da
Mare di Genova. Come Ruggieri di Loria seppe la novella, incontanente, come
savio amiraglio e maestro di guerra, si diliberò di venire adosso all'armata di
Napoli, e per sottrarreli alla battaglia innanzi che s'accozzassero coll'armata
di Puglia che dovea partire da Brandizio; e così gli venne fatto, che il dì di
santo Giovanni, del mese di giugno del detto anno, Ruggieri di Loria colla sua
armata venne insino nel porto di Napoli, faccendo saettare nella terra, e con
grida e villane parole e a isvergognare il conte Artese e' suoi Franceschi, i
quali come gente poco savi di guerra di mare, vedendosi dispregiare a' Catalani
e a' Ciciliani, presono isdegno, e con furia e sanza ordine montarono in galee,
e ciò fu il conte Guido di Monforte, e il conte di Brenna, e messer Filippo
figliuolo del conte di Fiandra, e più altri baroni e cavalieri, e colle dette
LX galee armate di molta buona gente uscirono del porto di Napoli seguendo
l'armata de' Ciciliani. Ruggieri di Loria amiraglio di Cicilia, avendosi
dilungato da Napoli intorno di VI miglia, veggendo venire la detta armata
isparta e non ordinata, come valente amiraglio prese suo vantaggio, non
guardando perché fossono più galee che le sue: sì fece vogliere le sue galee e
fedire a la detta armata, spezialmente alle galee ov'erano i signori
franceschi, i quali conoscea per mali maestri di mare. La battaglia fu aspra e
dura, che con tutto che' baroni e' cavalieri franceschi e provenzali non
fossono usi di battaglia di mare, pure erano valenti e virtudiosi in arme; ma
alla fine abandonati dal loro amiraglio messer Arrighino da Mare (non
piaccendogli la battaglia non volle fedire colle sue galee genovesi), le galee
de' baroni furono sconfitte e prese gran parte, e menati in Cicilia; ma poi per
danari la maggiore parte de' baroni e cavalieri si ricomperarono, salvo il
conte di Monforte che morì in pregione. La detta sconfitta fu grande
abbassamento della parte di Carlo Martello e del conte d'Artese, che teneano il
Regno, e grande esultamento de' Ciciliani e de' Catalani; per la qual cosa, del
mese di luglio presente, s'arendé la città d'Agosta a don Giamo, salve le
persone, e fecesi triegua tra·lle dette parti dalla san Michele vegnente a uno
anno. Lasceremo alquanto della detta materia, e diremo d'altre novitadi di
Firenze e di Toscana ne' detti tempi.
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