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Della coronazione del re Carlo secondo, e come passò per Firenze, e lasciò
messer Amerigo di Nerbona per capitano di guerra de' Fiorentini.
Nel detto anno, a dì II di maggio, venne in Firenze il prenze Carlo
figliuolo del grande re Carlo, il quale tornava di Francia poi ch'era uscito di
pregione, e andavane a corte a Rieti dov'era il papa, e da' Fiorentini fu
ricevuto con grande festa, e fugli fatto grande onore e presenti da'
Fiorentini; e dimorato III giorni in Firenze, si partì per fare suo cammino
verso Siena. E lui partito, venne in Firenze novella che·lle masnade d'Arezzo
s'apparecchiavano d'andare in sul contado di Siena per impedire o fare vergogna
al detto prenze Carlo, il quale ave' piccola compagnia di gente d'arme.
Incontanente i Fiorentini feciono cavalcare i cavalieri delle cavallate, ove
furono tutto il fiore della buona gente di Firenze e' soldati ch'erano in
Firenze, e furono in quantità di VIIIc cavalieri e IIIm pedoni per accompagnare
il detto prenze; onde il prenze l'ebbe molto per bene di sì onorato servigio, e
sùbito e non richesto soccorso di tanta buona gente, e con tutto che non
facesse bisogno; ché sentito per gli Aretini la cavalcata de' Fiorentini, non
s'ardirono d'andarvi; ma però i Fiorentini accompagnarono il detto prenze
infino di là da la Bricola a' confini del contado di Siena e d'Orbivieto. E
adomandato per lo Comune di Firenze al prenze uno capitano di guerra, e che
confermasse loro di portare in oste la 'nsegna reale, dal prenze fu accettato,
e fece cavaliere Amerigo di Nerbona grande gentile uomo, e prode e savio in
guerra, e diello loro per capitano; il quale messer Amerigo con sua compagnia,
intorno di C uomini a cavallo, venne in Firenze colla detta cavalleria, e il
prenze n'andò a corte, e dal papa Niccola IIII e da' suoi cardinali
onorevolemente fu ricevuto; e il dì della Pentecosta vegnente, a dì XXVIIII di
maggio MCCLXXXVIIII, nella città di Roma fu dal detto papa coronato il detto
Carlo re di Cicilia e di Puglia con grande onore, solennità e festa, e dalla
Chiesa fattegli molte grazie e grandi presenti di gioielli e di moneta, e
susidii di decime per aiuto della guerra di Cicilia. E ciò fatto si partì lo re
Carlo di corte, e andonne nel Regno.
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