CXXXIV
Come don Giamo venne di Cicilia in Calavra con sua armata, e
ricevettevi alcuno danno, e poi si puose ad assedio a Gaeta.
Nel detto anno e mese di giugno, essendo il conte d'Artese maliscalco
della gente del re Carlo in Calavra ad oste al castello di Catarzano ch'era
rubellato al re Carlo, e s'era arrenduto a don Giamo d'Araona, il quale si
facea chiamare re di Cicilia, il detto don Giamo col suo amiraglio Ruggieri di
Loria, per soccorrere e levare l'assedio dal detto castello, vennero di Cicilia
con loro armata da L tra galee e uscieri, e con gente d'arme e cavagli puosono
in terra. E messer Ruggieri di Loria scese, e ne fu capitano di Vc cavalieri
catalani, ov'ebbe una battaglia tra' Franceschi e' Catalani, ma per la buona
cavalleria de' Franceschi ch'avea seco, il conte d'Artese ne fu vincitore, e
rimasorvi tra morti e presi intorno di CC Catalani a cavallo. Messer Ruggieri
si ricolse a galee col rimanente. E nota che 'l detto messer Ruggieri non fu
vinto mai né prima né poscia in battaglia di terra o di mare, se non in quella,
ma fue il più bene aventuroso che amiraglio che mai si ricordi, come le sue
memorie hanno fatto e faranno per innanzi menzione. Come don Giamo vide che non
potea niente avanzare in Calavra, si partì per mare con sua armata, lasciando
là l'oste e gente del re Carlo, e sì s'avvisò d'assalire e prendere la città di
Gaeta, e per fare levare l'oste di Catarzano in Calavra, e puosesi del mese di
luglio ad assedio della detta città di Gaeta in sul monte che v'è d'incontro,
assai forte luogo e sicuro, con VIc cavalieri e con popolo e balestrieri assai,
e rizzòvi difici, gittandovi dentro. I Gaetani si tennero francamente, e
mandarono per soccorso al re Carlo, il quale si mosse da Napoli con tutto suo
podere di gente d'arme a cavallo e a piè; il conte d'Artese vi venne di Calavra
colla cavalleria, lasciando fornito l'assedio, e di Campagna e di terra di Roma
vi venne molta gente a cavallo e a piè al soldo della Chiesa. Don Giamo
sentendo venire il re Carlo sopra lui con tanta potenzia, e temendo che per
fortuna di mare non gli fallisse vivanda, fece domandare triegue al re Carlo,
promettendo di partirsi da Gaeta; le quali il re accettò dal dì insino a la
Tusanti vegnente a due anni, salvo che in Calavra. La qual triegua al conte
d'Artese e agli altri baroni franceschi non piacque, però che per la loro
potenzia parea loro avere preso don Giamo e vinta la guerra; ma lo re Carlo
conoscendo che non si potea levare l'assedio sanza pericolo, non avendo armata
in mare, prese le triegue, e però fu cagione di tornarsi in Francia il conte
d'Artese e più baroni. E fatte le dette triegue, don Giamo con sua armata si
ricolse, e partissi a dì XXV d'agosto MCCLXXXVIIII, e tornarsi sani e salvi in
Cicilia. E perché i Gaetani si portarono all'assedio francamente, e come
franchi uomini, lo re gli fece franchi d'ogni gravezza X anni.
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