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Come i Fiorentini co·lloro amistà feciono la terza oste sopra la città
d'Arezzo.
Negli anni di Cristo MCCLXXXX i Fiorentini uscirono fuori il primo dì di
giugno, e feciono oste sopra la città d'Arezzo coll'aiuto della taglia e
dell'amistà delle terra guelfe di Toscana: furono MD cavalieri e VIm pedoni. E
al dare delle 'nsegne della detta oste si diede di prima il pennone de'
feditori, mezzo l'arme del re, e mezzo il campo d'argento e giglio rosso; e
stettono ad oste XXVIIII dì, e guastarlo da capo: intorno intorno ad Arezzo VI
miglia non vi rimase né vigna, né albero, né biada; e corsonvi il palio il dì
di santo Giovanni alle porte d'Arezzo. E era allora podestà di Firenze messer
Rosso Gabrielli d'Agobbio, e fu il primo che fosse per VI mesi, che innanzi
erano le podestadi per uno anno; per lo meglio del Comune si fece allora quello
decreto, che poi seguì sempre. E tornando la detta oste, feciono la via di
Casentino guastando le terre del conte Guido Novello, e disfeciongli la rocca,
e palazzi di Poppio, ch'erano forti e maravigliosi, e Castello Santo Angelo, e
quello di Ghiazzuolo, e Cetica, e Monte Aguto di Valdarno. E in questo venne
l'esecuzione della profezia che 'l conte Tegrimo il vecchio disse al conte
Guido Novello dopo la sconfitta de' Fiorentini a Monte Aperti, essendo in
grande stato e prosperità il detto conte Guido, e per proverbio si dicea in
Firenze: “Tu stai più ad agio che 'l conte in Poppi”; e mostrandogli il cassero
di Poppi, nella cui camera dell'arme avea tutte le buone balestra, e altri
arnesi d'arme e d'oste che' Fiorentini aveano perduti alla detta sconfitta, e
ancora quello che trovò in Firenze quando fu vicario; e domandando il conte
Guido il conte Tegrimo che gliene parea, il detto conte Tegrimo rispuose
improviso e sùbito al conte Guido uno bello motto e notabile, e disse: “Parmene
bene, se non ch'io intendo che' Fiorentini sono grandi prestatori ad usura”.
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