CXLV
Come il soldano di Babbillonia vinse per forza la città d'Acri con
grande danno de' Cristiani.
Negli anni di Cristo MCCLXXXXI, del mese d'aprile, il soldano di Babbillonia
d'Egitto, avendo prima fatto sua guernigione e fornimento in Soria, sì passò il
diserto, e venne nella detta Soria con sua oste, e puosesi ad assedio alla
città d'Acri, la quale anticamente la Scrittura chiamava Tolomadia, e oggi in
latino si chiama Acon, e fu con sì grande gente a piè e a cavallo il soldano,
che·lla sua oste tenea più di XII miglia. Ma inanzi che più diciamo della
perdita d'Acri, sì diremo la cagione perché il soldano vi venne ad assedio e la
prese, avutane relazione da uomini degni di fede nostri cittadini e mercatanti
che in quegli tempi erano in Acri. Egli è vero che, perché i Saracini aveano
ne' tempi dinanzi tolte a' Cristiani la città d'Antioccia, e quella di Tripoli,
e quella di Suri, e più altre terre che' Cristiani teneano alla marina, la
città d'Acri era molto cresciuta di genti e di podere, però ch'altra terra non
si tenea in Soria per gli Cristiani, sì che per lo re di Gerusalem, e per
quello di Cipri, e il prenze d'Antioccia, e quello di Suri, e di Tripoli, e la
magione del Tempio e dello Spedale, e l'altre magioni, e' legati del papa, e
quegli ch'erano oltremare per lo re di Francia e per quello d'Inghilterra,
tutti faceano capo in Acri e aveavi XVII signorie di sangue, la quale era una
grande confusione. E in quegli tempi triegue erano state prese tra' Cristiani
e' Saracini, e avevavi più di XVIIIm d'uomini pellegrini crociati; e falliti i
loro soldi, e non potendoli avere da' signori e Comuni per cui v'erano, parte
di loro, uomeni dileggiati e sanza ragione, si misero a rompere le triegue, e
rubare, e uccidere tutti i Saracini che veniano in Acri sotto la sicurtà della
triegua co·lloro mercatantie e vittuaglie; e corsono per simile modo rubando e
uccidendo i Saracini di più casali d'intorno ad Acri. Per la qual cosa il
soldano tegnendosi molto gravato, mandò suoi ambasciadori in Acri a que'
signori, richeggendo l'amenda de' danni dati e per suo onore e soddisfacimento
di sue genti, gli fossono mandati alquanti de' cominciatori e caporali di
quelli ch'aveano rotte le triegue per farne giustizia: le quali richeste gli
furono dinegate; per la qual cosa vi venne ad oste, come detto avemo, e per
moltitudine di gente ch'avea, per forza riempié parte de' fossi ch'erano dalla
faccia di terra molto profondi, e presono il primo giro delle mura, e l'altro
girone con cave e difici feciono in parte cadere; e presono la grande torre
che·ssi chiamava la Maladetta, che per alcuna profezia si dicie che per quella
si dovea perdere Acri. Ma per tutto questo non si potea perdere la città, che
perché i Saracini rompessono le mura il dì, la notte erano riparate e stoppate
o con tavole o con sacca di lana e di cotono, e difese il dì appresso
vigorosamente per lo valente e savio uomo frate Guiglielmo di Belgiù maestro
del Tempio, il quale era capitano generale della guerra, e della guardia della
terra, e con molta prodezza e provedenza e sollecitudine avea vigorosamente
guardata la terra. Ma come piacque a·dDio, e per pulire le peccata degli
abitanti d'Acri, il detto maestro del Tempio levando il braccio ritto
combattendo, gli fu per alcuno Saracino saettata una saetta avelenata, la quale
gli entrò nella giuntura delle corazze, per la qual fedita poco appresso morìo,
per la cui morte tutta la terra fu iscommossa e impaurita, e per la loro confusione
delle tante signorie e capitani, come dicemmo dinanzi, si disordinò, e furono
in discordia della guardia e difensione della terra; e ciascuno, chi potéo,
intese a sua salvazione, e ricogliendosi in navi e altri legni ch'erano nel
porto. Per la qual cagione i Saracini continuando di dì e di notte le
battaglie, entrarono per forza nella terra, e quella corsono e rubarono tutta,
e uccisono chiunque si parò loro innanzi, e giovani uomini e femmine menarono
in servaggio per ischiavi, i quali furono tra morti e presi, uomini e femmine e
fanciugli, più di LXm; e 'l dammaggio d'avere e di preda fu infinito. E
raccolte le prede e' tesori, e tratte le genti prese della terra, si
abbatterono le mura e le fortezze della terra, e misorvi fuoco, e guastarla
tutta, onde la Cristianità ricevette uno grandissimo dammaggio, che per la
perdita d'Acri non rimase nella Terrasanta neuna terra per gli Cristiani; e
tutte le buone terre di mercatantia che sono alle nostre marine e frontiere mai
poi non valsono la metà a profitto di mercatantia e d'arti per lo buono sito
dov'era la città d'Acri, però ch'ell'era nella fronte del nostro mare e in
mezzo di Soria, e quasi nel mezzo del mondo abitato, presso a Gerusalem LXX
miglia, e fontana e porto d'ogni mercatantia sì del levante come del ponente; e
di tutte le generazioni delle genti del mondo v'usavano per fare mercatantia, e
turcimanni v'avea di tutte le lingue del mondo sì ch'ell'era quasi com'uno
alimento al mondo. E questo pericolo non fu sanza grande e giusto giudizio
d'Iddio, che quella città era piena di più peccatori, uomini e femmine, d'ogni
dissoluto peccato, che terra che fosse tra' Cristiani. Venuta la dolorosa
novella in ponente, e il papa ordinò grandi indulgenzie e perdoni a chi facesse
aiuto e soccorso alla Terrasanta, mandando a tutti i signori de' Cristiani che
volea ordinare passaggio generale, e difese con grandi processi e scomuniche
quale Cristiano andasse in Allessandria o in terra d'Egitto con mercatantia, o
vittuaglia, o legname, o ferro, o desse per alcuno modo aiuto o favore.
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