II
Come il popolo di Firenze feciono pace co' Pisani, e molte altre
notabili cose.
L'anno seguente MCCLXXXXIII quegli che reggeano il popolo di Firenze per
fortificare loro stato di popolo e affiebolire il podere de' grandi e de'
possenti, i quali molte volte acrescono e vivono delle guerre, richesti da'
Pisani di pace, i quali per le guerre erano molto affieboliti e abbassati, il
popolo di Firenze non guardando a·cciò, alla detta pace assentirono, mandandone
i Pisani il conte Guido da Montefeltro loro capitano, e disfaccendo il castello
del Ponte ad Era, e avendo i Fiorentini libera franchigia in Pisa sanza pagare
niente di loro mercatantie. E alla detta pace furono i Lucchesi, e' Sanesi, e
tutte le terre della lega di parte guelfa di Toscana. E nota che infino a
questo tempo, e più addietro, era tanto il tranquillo stato di Firenze, che di
notte non si serravano porte alla città, né avea gabelle in Firenze; e per
bisogno di moneta, per non fare libbra, si venderono le mura vecchie, e'
terreni d'entro e di fuori a chi v'era acostato. E per l'ordine del popolo
molte giuridizioni si raquistarono per lo Comune, che Poggibonizzi si recò
tutto all'obedienza del Comune, ch'avea giuridizione per sé, e Certaldo, e
Gambassi, e Catignano; e tolsesi a' Conti la giuridizione di Viesca e del
Terraio, e Ganghereta, e Moncione, e Barbischio, e 'l castello di Lori, e casa
Guicciardi; e in Mugello molte possesioni le quali aveano occupate i Conti, e
gli Ubaldini, e altri gentili uomini; e raquistossi lo spedale di San Sebbio,
ch'era del Comune, occupato per grandi uomini. E sopra queste cose fu caporale
uno valente e leale popolano d'Oltrarno chiamato Caruccio del Verre. Sì che nel
cominciamento del popolo si fece molto di bene comune, e a ciascuno a cui fosse
per addietro occupata possesione per gli potenti, di fatto fu renduta. In
questo tempo che 'l popolo di Firenze era fiero e in caldo e signoria, essendo
fatto in Firenze uno eccesso e malificio, e quello cotale che 'l fece si fuggì
e stava nella terra di Prato, per lo Comune di Firenze fu mandato a quello
Comune che rimandasse lo sbandito. Eglino per mantenere loro libertà nol
vollono fare; per la quale cosa il Comune di Prato fu condannato per lo Comune
di Firenze in libbre Xm, e rendessono il malifattore, mandandovi uno messo
solamente con una lettera. I Pratesi disubbidienti, si bandì l'oste per
guastare Prato; e già mossa la camera dell'arme del Comune, e le masnade a
cavallo e a piè, i Pratesi recarono i danari, e menarono il malfattore, e
pagarono la condannagione; e così di fatto facea le cose l'acceso popolo di Firenze.
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