XII
Come i grandi di Firenze misono la città a romore per rompere il
popolo.
A dì VI del mese di luglio, l'anno MCCLXXXXV, i grandi e possenti della
città di Firenze veggendosi forte gravati di nuovi ordini de la giustizia fatti
per lo popolo, e massimamente di quello ordine che dice che l'uno consorto sia
tenuto per l'altro, e che·lla pruova della piuvica fama fosse per due
testimoni; e avendo in sul priorato di loro amici, sì procacciarono di rompere
gli ordini del popolo. E prima sì·ssi pacificarono insieme de' grandi nimistà
tra·lloro, spezialmente tra gli Adimari e' Tosinghi, e tra' Bardi e' Mozzi; e
ciò fatto, feciono a certo dì ordinato raunata di gente, e richiesono i priori
che' detti capitoli fossono corretti; onde della città di Firenze fu tutta
gente a romore e a l'arme, i grandi per sé a cavalli coverti, e co·lloro
séguito di contadini e d'altri masnadieri a piè in grande quantità; e
schierarsi parte di loro nella piazza di Santo Giovanni, ond'ebbe la 'nsegna
reale messer Forese degli Adimari; parte di loro a la piazza a Ponte, ond'ebbe
la 'nsegna messer Vanni Mozzi; e parte in Mercato Nuovo, ond'ebbe la 'nsegna
messer Geri Spini, per volere correre la terra. I popolani s'armarono tutti co'
loro ordini e insegne e bandiere, e furono in grande numero, e asserragliarono
le vie della città in più parti, perché i cavalieri non potessono correre la
terra, e raunarsi al palagio della podestà e a casa de' priori, che stavano
allora nella casa de' Cerchi dietro a San Brocolo; e trovossi il popolo sì
possente, e ordinati di forza e d'arme e di gente, e diedono compagnia a'
priori, perch'erano sospetti, de' maggiori e de' più possenti e savi popolani
di Firenze, uno per sesto. Per la qual cosa i grandi non ebbono niuna forza né
podere contra loro, ma il popolo avrebbe potuto vincere i grandi, ma per lo
migliore e per non fare battaglia cittadinesca, avendo alcuno mezzo di frati di
buona gente dall'una parte a l'altra, ciascuna parte si disarmò, e la cittade
si racquetò sanza altra novità, rimagnendo il popolo in suo stato e signoria,
salvo che, dove la pruova de la piuvica fama era per II testimoni, si mise
fossono per III; e ciò feciono i priori contra volontà de' popolani, ma poco
appresso si rivocò e tornò al primo stato. Ma pur questa novitate fue la radice
e cominciamento dello sconcio e male istato della città di Firenze che ne seguì
apresso, che da indi innanzi i grandi mai non finarono di cercare modo
d'abattere il popolo a·lloro podere; e' caporali del popolo cercarono ogni via
di fortificare il popolo e d'abassare i grandi, fortificando gli ordini della
giustizia; e feciono torre a' grandi le loro balestra grosse, e comperate per
lo Comune; e molti casati che nonn erano tiranni e di non grande podere
trassono del numero de' grandi e misono nel popolo, per iscemare il podere de'
grandi e crescere quello del popolo. E quando i detti priori uscirono
dell'uficio, fu loro picchiate le caviglie dietro, e gittati de' sassi,
perch'erano stati consenzienti a favorare i grandi; e per questo romore e
novitadi si mutò nuovo stato di popolo in Firenze, onde furono capo Mancini, e
Magalotti, Altoviti, Peruzzi, Acciaiuoli, e Cerretani, e più altri.
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