XIII
Come lo re Carlo fece pace col re Giamo d'Araona.
Negli anni di Cristo MCCLXXXXV morì il re Anfus d'Araona, per la cui
morte don Giamo suo fratello, il quale s'avea fatto coronare e tenea l'isola di
Cicilia, cercò sua pace colla Chiesa e col re Carlo, e per mano di papa
Bonifazio si fece in questo modo; che 'l detto don Giamo togliesse per moglie
la figliuola del re Carlo, e rifiutasse la signoria di Cicilia, e lasciasse gli
stadichi che 'l re Carlo avea lasciati in Aragona, ciò erano Ruberto e Ramondo
e Giovanni suoi figliuoli con altri baroni e cavalieri provenzali; e 'l papa
col re Carlo promise di fare rinunziare Carlo di Valos, fratello del re di
Francia, il privilegio che papa Martino quarto gli avea fatto del reame
d'Araona; e perché a·cciò consentisse, gli diè il re Carlo la contea d'Angiò e
la figliuola per moglie. E per ciò fornire andò il re Carlo in Francia in
persona, e lui tornando coll'accordo fatto e co' suoi figliuoli, i quali avea
diliberi di pregione, sì passò per la città di Firenze, ne la quale era già
venuto da Napoli per farglisi incontro Carlo Martello re d'Ungheria suo
figliuolo, e con sua compagnia CC cavalieri a sproni d'oro, Franceschi, e
Provenzali, e del Regno, tutti giovani, vestiti col re d'una partita di
scarlatto e verde bruno, e tutti con selle d'una assisa a palafreno rilevate
d'ariento e d'oro, co l'arme a quartieri a gigli ad oro, e acerchiata rosso e
d'argento, cioè l'arme d'Ungaria, che parea la più nobile e ricca compagnia che
anche avesse uno giovane re con seco. E in Firenze stette più di XX dì,
attendendo il re suo padre e' frategli, e da' Fiorentini gli fu fatto grande
onore, e egli mostrò grande amore a' Fiorentini, onde ebbe molto la grazia di
tutti. E venuto il re Carlo, e Ruberto, e Ramondo, e Giovanni suoi figliuoli in
Firenze col marchese di Monferrato, che dovea avere per moglie la figliuola del
re, fatti in Firenze più cavalieri, e ricevuto molto onore e presenti da'
Fiorentini, il re con tutti i figliuoli si tornò a corte di papa e poi a
Napoli. E ciò fatto, e messo a seguizione per lo papa e per lo re Carlo tutto
il contratto della pace, don Giamo si partì di Cicilia e andossene in Araona, e
del reame si fece coronare; ma di cui si fosse la colpa, o del papa o di don
Giamo, il re Carlo si trovò ingannato, che dove lo re Carlo si credette riavere
l'isola di Cicilia a queto, partitosene don Giamo, Federigo sequente suo
fratello vi rimase signore, e a' Ciciliani se ne fece coronare contra volontà
della Chiesa dal vescovo di Cefalona, onde il papa mostrò grande turbazione
contro al re d'Araona e Federigo suo fratello, e fecelo citare a corte, il
quale re Giamo vi venne l'anno appresso, come innanzi faremo menzione.
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